Adolescenti coraggiosi. “Un sacchetto di biglie” di Christian Dugay
In questo primo scorcio del 2018 compare tempestivamente sugli schermi il film francese di Christian Dugay Un sacchetto di biglie, storia edificante di due adolescenti ebrei, in fuga dai tedeschi invasori, chiamati loro malgrado ad affrontare, con fantasia e coraggio, le prove di un’esistenza di frodo, animati dall’irriducibile volontà di approdare al porto sicuro della famiglia. Si tratta di un racconto desunto dall’omonimo libro di Joseph Joffo (già edito da Rizzoli, nel 1973) ove le gesta, gli espedienti dei due ragazzi – impersonati per l’occasione da Batyste Fleurial e Dorian Le Clech – si incalzano in un continuo sfrigolare di trovate, di avventure riproposte e destinate a sublimarsi in una rappresentazione sapida, allettante.
Che un film del genere, radicato al tema della persecuzione degli ebrei e al periodo fosco della prevaricazione nazista risulti sempre di viva attualità, poiché la malata reviviscenza di rigurgiti fascisti e nazisti in ogni dove dell’Europa d’oggi impone che vicende e drammi indiscutibili dell’Olocausto costituiscano una memoria vibrante. Un sacchetto di biglie costituisce per sé solo un momento forse anche svagato su simili questioni e problemi. In sostanza il film di Dugay si prospetta più come una favola morale sciorinata anche con dolce semplicità che non un apporto permeato di riflessione critica. Tutto ciò senza nulla togliere al garbato approccio di un apologo dolceamaro.
Per affrontare davvero e con precisa intensità tematica simili argomenti occorre fare riferimento, da un lato, ad un classico della perorazione antinazista qual è da sempre Il silenzio del mare, il capolavoro di Jean Pierre Melville tratto dall’omonimo racconto di Vercors e, dall’altro, al più recente (e meno riuscito) Suite francese che Saul Dibb ha riscritto per lo schermo con mano piuttosto convenzionale dall’omonimo libro di Irene Nemirowsky.
Oltre a questi contrastanti approcci alla questione dell’occupazione nazista della Francia, da citare altresì di rigore risulta il film autobiografico del grande Louis Malle Arrivederci ragazzi che nel 1987 diede esatta misura di quanta passione e quanto civile impegno fu sostanziata la Resistenza in Francia.
In particolare è il film di Melville che, nella misura aurea di un prezioso kammerspiel scandito in dodici quadri, fornisce la dimostrazione pressoché perfetta del dramma chiuso di una piccola famiglia alle prese forzatamente con un ufficiale nazista in vena di ricredimenti impossibili. Ciò che, invece, è totalmente assente dal film di Dibb Suite francese, una sorta di sceneggiatura tra il sentimentale e il risaputo di uno squarcio dell’occupazione nazista di un centro provinciale e di una posticcia love story tra una giovane sposa e un ufficiale tedesco (in aperto contrasto anche con l’originario romanzo della Nemirowsky).
Pareggiare i conti, dunque, tra il superbo Silenzio del mare e il modesto Suite francese si staglia, impeccabile, Arrivederci ragazzi. E Un sacchetto di biglie? Quasi niente. Soltanto due adolescenti coraggiosi.