Una festa letale. “The Party”
Scritto e diretto da Sally Potter
con Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cillian Murphy, Emily Mortimer, Cherry Jones
Berlinale 2017, Concorso
Durata: 71 MINUTI
Paese: Regno Unito
Uscita: 8 FEBBRAIO 2018
Distribuzione italiana: ACADEMY TWO
Sede operativa – via Monte Zebio 9 – 00195 Roma
SINOSSI
Janet è appena stata nominata Ministro del Governo Ombra, il coronamento della sua carriera politica. Lei e suo marito Bill decidono quindi di festeggiare con gli amici più vicini. Gli ospiti arrivano nella loro casa di Londra, ma la festa volge inaspettatamente al peggio quando Bill all’improvviso fa due rivelazioni esplosive che sconvolgono sia Janet che i presenti. Amore, amicizia, convinzioni politiche e un intero stile di vita vengono messi in discussione. Sotto la superficie elegantemente liberal degli ospiti freme la rabbia. Lo scontro li spingerà a sfoderare l’artiglieria pesante, anche in senso letterale.
NOTE DI REGIA
The Party è una commedia che vira in tragedia, in cui una festa tra amici volge al peggio nell’arco di pochissimo tempo. Sotto pressione, in un ambiente circoscritto, tutto ciò che è nascosto emerge in superficie e la nostra casa, che consideravamo come un rifugio, può rapidamente trasformarsi in prigione. Volevo che si ridesse ma sul filo del rasoio, osservando questo gruppetto di persone che fallisce nel disperato tentativo di mantenersi coerente con la linea di partito su cosa è moralmente giusto e politicamente di sinistra.
The Party è stato concepito come un film estremamente essenziale, che trasforma l’isolamento (e tutti i vincoli del tempo reale) in una virtù. In un bianco e nero privo di elaborati effetti speciali o di innaturali cambi di location, elementi all’apparenza semplici assumono funzione narrativa. Ogni cosa è esposta. Non c’è un luogo dove nascondersi durante lo svolgersi della storia. La macchina da presa spia tra le ombre e guarda dritto in faccia questi personaggi nel loro momento di crisi, una crisi che si sviluppa via via che ognuno inizia a dire la verità. È stata una vera e propria benedizione lavorare con un gruppo di grandi attori che si sono assunti il rischio di lanciarsi in questa sfida, con piacere e disciplina, al servizio del potere benefico della risata dolceamara in un momento storico in cui gli eventi del mondo, invece, ci fanno venir voglia di piangere.
UNA STORIA PROFETICA
Una storia profetica che parla di persone e relazioni, politica e ideologia. The Party nasce da una prima sceneggiatura di Sally Potter sviluppata contemporaneamente ad altre. La Potter ha sviluppato questa tecnica durante gli anni come “terapia per combattere il blocco dello scrittore e se si blocca su una sceneggiatura passa ad un’altra” spiega Christopher Sheppard, che produce i suoi film da molto tempo. “Penso sia un modo di lavorare molto fluido e interessante” dice la Potter “spesso lavoro su più di due sceneggiature contemporaneamente. In quel periodo stavo lavorando su sei o sette idee, due di queste sono diventate concretamente sceneggiature”.
Con un accordo di produzione stipulato con la BBC e BFI, la Potter ha concretizzato due sceneggiature diversissime utilizzando questo flusso di scrittura: Molly e The Party.
Il primo si svolge in un arco di tempo di 24 ore, le vicende di The Party invece si sviluppano tutte in una sola sera. Per entrambe era già stata pianificata la produzione e scelto il cast.
L’ultimo film a cui la Potter aveva lavorato era Ginger e Rosa nel 2012. Nel film tutte le storie e i personaggi, che durante il film avevano ognuno la propria storia e il proprio percorso, in seguito ad un colpo di scena si ritrovano tutti coinvolti nella stessa sequenza. “È stata una scena molto difficile da girare, tutti gli attori erano molto tesi ma il risultato mi ha esaltato. Mi ha fatto venire voglia di scrivere un intero film, una forma di confronto, un grande caos in cui le illusioni dei personaggi si disintegrano contemporaneamente.”
Ma Ginger & Rosa non è stata la sola fonte di ispirazione. La Potter voleva scrivere una sceneggiatura che parlasse, in qualche modo, anche del proprio paese. “Ho iniziato a scrivere il film prima delle ultime elezioni nazionali in Gran Bretagna. Era anche una riflessione sui partiti politici e sul linguaggio usato in politica; sul rapporto con la verità che è sottomessa all’ideologia che cambia continuamente. Certe idee diventano di moda perché i politici pensano che sono quello che le persone vogliono sentire e che sostenerle li aiuterà a vincere. È una riflessione su cosa succede nella nostra vita e in quella dei politici quando la verità viene distorta.
Sally Potter era determinata ad ambientare l’intero film in tempo reale, la storia inizia a casa di una coppia sposata: Bill e Janet. “Capiamo immediatamente che lei si occupa di politica ed è stata promossa Ministro Ombra della Salute per il partito di opposizione, di cui non viene mai fatto il nome” dice la Potter “lui è un accademico che ha rinunciato alle opportunità di carriera per sostenere la moglie. E questa decisione è stata accompagnata da un grande senso di frustazione”.
La presenza di altri cinque ospiti (e la significativa assenza di un ospite), è uno schema che riporta alla mente classici come Chi ha paura di Virginia Woolf? adattamento di Mike Nichols da un testo teatrale di Edward Albee e Il fascino discreto della borghesia di Luis Bunuel. “Ognuna di queste persone custodisce un segreto. Le cose che sono state nascoste vengono fuori in una sequenza di rivelazioni che si delineano come qualcosa di catastrofico” racconta la Potter, “qualcosa di sinistro e pesante ma che in realtà è una commedia, avvolta da elementi tragici”.
La Potter decide di girare il film in bianco e nero, d’accordo con il suo direttore della fotografia Alexey Rodionov, con cui lavora dal 1992 dal film Orlando. Nella sua mente, era una scelta formale che richiamava un stagione precisa della cinematografia inglese degli anni ‘60: film come Saturday Night and Sunday Morning, The L-Shaped Room e This Sporting Life.
Radionov ha sostenuto subito la scelta di girare in bianco e nero. “Sono molti i vantaggi di girare in bianco e nero” spiega “quando si gira a colori in digitale l’immagine risulta essere troppo realistica. Il bianco e nero invece aiuta perché eliminando i colori rende più facile concentrarsi sull’azione e sulle interpretazioni degli attori e sui loro volti”.
Scritta con quella che la Potter chiama “una consapevolezza dell’assurdità della sofferenza umana” “volevo raccontare qualcosa che arrivasse a parlare di politica attraverso il filtro della vita privata; relazioni, spostamento di placche tettoniche di potere, amore, desiderio, tradimento, ambizione, delusioni e così via. Le esperienze umane con cui abitualmente le persone sono obbligate a confrontarsi durante l’arco della loro vita, ma condensate in meno di un’ora e mezza”.