Melodramma al luna park. “La ruota delle meraviglie” di Woody Allen
Con questo nuovo La ruota delle meraviglie sono mezza dozzina i film di Woody Allen ispirati da vicende drammatiche. Infatti, se per il passato (e anche di recente) il cineasta newyorkese ha disseminato (dissemina) i suoi lungometraggi di bons mots, di battute a profusione sui massimi e sui minimi sistemi, già dal 1978 col suo tetro Interiors, mutuando suggestioni, sindromi affettive arieggianti Ingmar Bergman, prospetta personaggi e situazioni decisamente dolenti. Cosa, questa, che, nel più dei casi, ha prodotto risultati se non proprio minori rispetto alle abituali attese, certo incompleti nella loro inconsueta ambiguità.
La ruota delle meraviglie si presenta subito come una storia essenziale nel gioco di rapporti che prendono forma e senso nell’ambiente colorato, strepitante del luna park della newyorkese Coney Island abitata da gente piccola con piccoli crucci e desolanti fatti quotidiani. In particolare, Ginny, ex attricetta di scarsa fortuna è ora accasata con il bonario Humpty, manovratore di giostre, ma non rinuncia a coltivare qualche tenera attenzione per l’aitante bagnino Mickey, pur se questi prende tale rapporto con scarso interesse. Ginny, sempre disamorata di tutto ha, per di più, il problema di un figlioletto incline a certe rischiose manie incendiarie e, inoltre, di una figlia già adulta, Carolina, in perenne fuga da un marito gangster che la perseguita accanitamente.
La dinamica che governa una simile accolta di personaggi macchiati da una persistente mediocrità disegna tutt’intorno scontento, malessere generale. Tanto che, mentre ogni figura tenta di rompere la gabbia di contingenti problemi pratici e sentimentali, i condizionamenti di una esistenza sempre più frustrante spingono l’intiera vicenda in una prospettiva desolante.
Prende così corpo tra Ginny e Humpty, la stessa Ginny e Mickey e la sfortunata Carolina una ruota che – ben altrimenti da quella imponente “delle meraviglie” – gira ormai in folle dissipando via via residue speranze e improbabili sogni.
Un armamentario, questo, che sulle tracce morbose del “patologico” teatro di Tennessee Williams, si srotola gradualmente in una pantomima fallimentare.
Tutto ciò a dispetto anche di ogni superstite miraggio di riscatto. Humpty, Mickey, Ginny, Carolina naufragano inavvertitamente in una rassegnazione fatta di ostinate velleità e di impossibili mutamenti di una vita, di un modo di essere triste, eternamente inappagato.
Soltanto le fiammeggianti rifrangenze delle luci di Vittorio Storaro contribuiscono, di quando in quando, a dare efficace smalto a scorci drammatici autentici. Inoltre, punto di forza della Ruota delle meraviglie è dato per l’occasione dal quartetto di interpreti magistralmente in forma nei rispettivi ruoli: Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi, Juno Temple.