Furori argentini per non soccombere

Il mestiere del critico

 

FURORI ARGENTINI PER NON SOCCOMBERE

 

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L’indignazione  e la passione attraverso un uomo che racconta la rovina dell’Argentina, esplodendo qua e là, piangendo lacrime vere per il proprio paese che sta  finalmente trovando nell’unione la sua forza. Uno sguardo da lontano e vicinissimo al tempo stesso: questi  sono gli ingredienti  drammaturgici di “Gente come uno. C’era un paese ricco e ora non c’è più” un monologo di e con Manuel Ferreira, nativo argentino trapiantato a Milano. Lo spettacolo è un sanguigno e coinvolgente grido di rabbia  per il suo paese alla deriva. Uno sguardo lucido e al tempo stesso profondamente coinvolto e  sconvolto.

Manuel Ferreira percorre letteralmente il palco tra l’amarezza e la  denuncia, velati di ironia, stringendo il cappio della parola aperta  intorno alle gole corrotte di politici impenitenti, esplorando la cecità di chi avrebbe dovuto “vedere”, per evitare il disastro, trascinandoci in questo gorgo ineludibile, complici di un pathos condiviso non senza guizzi umoristici.

La forza interpretativa dell’aut-attore  tocca livelli inattesi, solca il fiume della realtà dolorosa di una crisi economica che piega destini e affossa le grandi risorse di un’Argentina qui svelata dagli accenti pieni di un dolore impotente, pervaso da pennellate  di vigore nostalgico.

Un canto d’amore che accoglie le ombre di una storia difficile tra governi ballerini, dittature, desaparecidos, disastrose  crisi economiche, una voce sincera  che si dispiega davanti all’ennesimo sfacelo: L’Argentina muore di fame. E’ qui che finalmente si scuote  l’indifferenza della gente. Davanti  a questa realtà estrema pian piano emerge la volontà di incontro, autorganizzazione, denuncia. La classe media impaurita e vigile  batte le pentole della rivoluzione. Non è più possibile chiudere gli occhi.

Un monito e un esempio anche per l’Italia, il nostro “belpaese”, malato di megalomanie e di silenzi omertosi, diventati connivenza. Occorre vigilare.

E’ questo il compito del teatro civile, peraltro una linea percorsa da tutta la drammaturgia contemporanea. Svegliare le coscienze, mostrare le piaghe, indicare percorsi possibili.

C’è in questo robusto  monologo, ritornato su Palco Off a richiesta dei suoi estimatori, la sincera espressione di una competenza drammaturgica rinsaldata dalla consapevolezza di chi si fa interprete di  un’umanità dolente, ma pronta a combattere insieme.   

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GENTE COME UNO

C’era una volta un bel paese ricco e ora non c’è più

Di e con MANUEL FERREIRA

Regia di Elena Lolli

Produzione Alma Rosè ( Milano)

PALCO OFF

AL TEATRO “ SALA CHAPLIN” – Catania

Fino al 3 Dicembre