Cari amici
“Todo cambia” – cantava qualcuno – ma serve che sia vero e non alla maniera (italica, patologica) dei Gattopardi senza più araldica. Cosa dirvi, senza solennizzare e tirarla per le lunghe? Matura a poco a poco nella vita di tutti la necessità di una vacanza della mente, di lasciar scorrere via le noie di troppo, le discussioni, l’eccesso di responsabilità, il dover sempre trovare la quadratura del cerchio. Dopo tanti anni di direzione questa fisiologica necessità è arrivata anche per me.
Unita – lo dico a chiare lettere – ad un allontanamento, anche geografico, da certi ambienti, cerimoniali, ‘feste galanti’ venutemi a noia grazie a quella che (anagraficamente tardiva?) mi piace definire e dandole il benvenuto “età della ragione e delle passioni stemperate” – mai rinnegate, anzi da diversificare.
Nel mio caso, ad esempio, tornare all’impegno civile, alla cultura geopolitica che affluiscono al comune presente, non proprio esaltante anzi defaticante e scarno di gratificazioni se non simboliche. Se poi servissero (da supplemento), pure sane razioni di ozio latino, poichè-diversamente da come consigliavano i pragmatici di scuola andreottiana- non è “meglio tirare a campare… che tirare le cuoia”. Semmai, da quanto ho dedotto in questi anni, tutto l’inverso.
Se “carmina non dant panem” – penso mentre scrivo – figurati il destino (materiale) di chi a quei “carmina” (ed altre arti) vuole apportare quell’ “intendimento” e “discernimento” che tanto premeva ad un maestro come Emilio Cecchi. Sia come sia, di questi “limiti” del mestiere (comunque giornalistico e tranne pervenuti privilegi), ero consapevole sin da quando, giovanissimo, lo intrapresi. A mio rischio e pericolo.
Vada come ‘andrà’, e comunque la pensiate, nessun commiato e nessun congedo: non scelgo l’abbandono e men che mai “i giorni dell’abbandono”; continuerò la mia collaborazione con InScena in via prioritaria rispetto ad altre testate alle quali pur mi legano decenni di ‘militanza’ sul campo.
Mi sostituirà un giovane giornalista molto preparato, Sandro Gerbini (designato dai componenti della cooperativa che diede vita al giornale), con cui sono certo vi troverete altrettanto bene e che saprà tracciare una linea editoriale coerente con la storia della testata.
Saluti e abbracci mi sembrano superflui, visto che rimango, un po’ “sdraiato” ma sempre allertato e potenzialmente InScena.