Lettera aperta di Enzo Natta al caro amico e collega Mino Argentieri, scomparso un mese fa
CARO MINO
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Per evitare che l’emozione prenda il sopravvento preferisco scrivere una lettera. Una lettera che parte da lontano, una storia d’altri tempi, quando il mondo era diviso in blocchi e non solo non ci si frequentava, ma neppure ci si parlava.
Era il 1964 e anche il centro-sinistra era ancora di là da venire. Si viveva da separati in casa, ognuno aveva i suoi spazi e ci si ignorava reciprocamente. Ma la politica del disgelo e la volontàdel dialogo non erano parole senza senso.
Nel 1964, appunto, la Rivista del Cinematografo mi mandò a Porretta Terme, alla Mostra del Cinema Libero, in una “missione esplorativa”. Che cosa significava “missione esplorativa”? Significa saper ascoltare, non esporsi, non compromettersi e riferire. Attraverso le pagine della Rivista del cinematografo, naturalmente.
Fui all’altezza del compito? Onestamente no, perché mi lasciai trascinare, compiaciuto, da una furiosa litigata fra Guido Aristarco da una parte e Pio Baldelli e Lino Miccichè dall’altra. Si discuteva, in un apposito convegno, del ruolo e delle funzioni per la critica, e due visioni contrapposte (la priorità della cultura da un lato e dell’ideologia dall’altro) finirono per scontrarsi.
Il mio errore fu quello di compiacermi della spaccatura nella sinistra (l’effetto) anziché l’opportunità di una più ampia visione della politica culturale (la causa). Tu non me lo rimproverasti mai direttamente, ma me lo facesti capire. Con eleganza e fair-play. Rare virtù.
Tornati a Roma, ci incontravamo frequentemente alle proiezioni per la critica e le occasioni per intrattenerci a discutere non mancavano. In quelle circostanze scoprivo la saggezza del fratello maggiore che avevo sempre desiderato; imparavo a dominare i facili impulsi; imparavo ad apprezzare come tu sapevi smussare le asperità senza per questo rinunciare ai tuoi principi.
Il ’68, la contestazione, la protesta nei confronti della Biennale della Mostra di Venezia, le giornate degli autori, ci avvicinarono sempre più dimostrando che le convergenze erano più numerosi dei contrasti. E lo dimostra la “svolta” della Rivista del Cinematografo fine anni ’60 che tu stesso sottolineasti in un incontro sulle riviste di cinema di quel periodo.
Quando diventai presidente dei Circoli cinematografici dell’ANCCI, non c’era convegno, tavola rotonda, libro, catalogo che non vedesse la tua presenzao la tua firma. Eri l’uomo squadra. Come possono dimostrare la rassegna dedicata a un autore ingiustamente dimenticato, Gianni Puccini, e il volume “Parole d’autore”, a lui dedicato.
Una chicca editoriale, nata dalla consultazione di archivi dimenticati, accompagnata da una tavolarotonda alla Sapienza alla quale (sempre grazie a te) presero parte Pietro Ingrao e Giuseppe De Santis.
Caro Mino, chi potrà restituirmi tuttoquesto? Mi mancherai. Lasciati abbracciare un’ultima volta.
Il tuo fratello minore.
Enzo