“La Gioconda” di Ponchielli chiude fastosamente la stagione lirica al Teatro Massimo Bellini di Catania
@Anna Di Mauro, 19 dicembre 2024
…come la Prima che andò in scena alla Scala di Milano nel 1876 a chiusura del cartellone, a causa della ritardata consegna dell’opera, data la complessità della composizione musicale. Il musicista Amilcare Ponchielli si mostrò infatti alquanto dubbioso sul soggetto proposto da Arrigo Boito, ispirato a un dramma di Victor Hugo Angelo, Tyran de Padoue. La forte drammaticità del libretto lo avrebbe costretto a ridefinire il suo stile, più incline al lirismo. Nonostante il travaglio della gestazione il melodramma tardo romantico venne accolto subito con vivo successo, anche se subì ulteriori rimaneggiamenti nelle successive rappresentazioni. “La Gioconda” appartiene al genere grand opéra su modello francese, anche se per certi versi il libretto di Boito si discosta dall’originale. Ricca di danze, colpi di scena, melodie raffinate, l’abbiamo gustata nel suggestivo e accattivante allestimento di Francesco Esposito, che ha saputo coniugare la tradizione con l’innovazione, sia nelle scene che nei costumi, riecheggiando la foggia e le architetture veneziane culminanti nella statuaria e imponente decorazione del superbo Leone alato di Venezia.
Nella complessa tessitura narrativa dell’opera si intrecciano amore e morte, tensioni politiche, passioni smodate, odi sfrenati, crudeltà e pietà, gelosia e sacrificio. Al centro della vicenda, ambientata nella misteriosa Venezia del XVII secolo, ruotano sei protagonisti: Barnaba, Alvise e Gioconda che rappresentano simbolicamente il traditore, il persecutore, la salvatrice; la Cieca, Laura, Enzo, le vittime. Barnaba, spia tenebrosa, trama nell’ombra, innamorato respinto della cantante chiamata la Gioconda, a sua volta innamorata del principe Enzo, proscritto per infami accuse al Collegio dei Dieci per opera del malvagio, che sceglie di vendicarsi sulla pia Cieca, la madre di lei, accusandola pubblicamente di stregoneria. Il popolo accoglie e fa propria la calunnia, circondando minacciosamente la poveretta. Giungono in suo soccorso Enzo, da sempre innamorato e ricambiato prima che fosse allontanato da Venezia dalla nobildonna Laura, che successivamente fu costretta ad andare sposa all’Inquisitore, e (colpo di scena) Laura con il marito Alvise, a cui la donna impietosita si rivolge supplice, implorando di salvare la Cieca dalla folla e dalla morte. Alvise acconsente. Barnaba non si arrende e continua a ordire trame a danno di Gioconda, fingendosi ora amico del principe, che si confida rivelandogli che Laura fuggirà con lui quella notte. Il traditore denuncia invece i due amanti al Consiglio con uno scritto imbucato presso il Leone di pietra. Enzo, ignaro di tutto ciò, in attesa di Laura sale su un brigantino, su cui si imbarcherà di nascosto anche Gioconda. L’amante giunge scortata da Barnaba travestito da pescatore, che la impaurisce con un sinistro presagio. I due innamorati ti si incontrano felici, ma Laura intimorita e infine terrorizzata dall’arrivo del marito che la cerca, è costretta a fuggire e ritornare a casa, aiutata da Gioconda che ha riconosciuto in lei la donna che salvò la vita alla madre. Alvise però è a conoscenza del tradimento della moglie e giura di vendicarsi.
La costringerà a bere un veleno che però Gioconda sostituisce con un sonnifero che dà apparenza di morte. L’inquisitore, esultante davanti al cadavere della sposa infedele, ordina una festa per suggellare l’evento. Gioconda porta via il corpo della finta morta, mentre fervono canti e danze nel palazzo dell’inquisitore, che crede di avere riscattato con la morte dell’infedele sposa l’onore perduto. La morte di Laura trae in inganno anche Enzo che disperato accorre al palazzo alla terribile notizia, ma viene arrestato, ignaro del tranello dell’infelice Gioconda che, dilaniata tra i tormenti dell’amore e il debito di riconoscenza, si sacrifica, promettendo il suo corpo a Barnaba, per salvare Enzo. Nel rifugio della cantatrice nell’isola della Giudecca ritroviamo Laura ancora esanime e Gioconda in preda a conflitti insanabili, angosciosamente oscillante tra pensieri suicidi e omicidi. Intanto sopraggiunge Enzo finalmente libero che infierisce su Gioconda credendola infame traditrice. Intanto Laura si sveglia volando tra le braccia dell’incredulo e felicissimo Enzo, che ha compreso la verità dell’agire di Gioconda, benedicendola. I due innamorati fuggiranno su una barca con l’aiuto della povera infelice che distrutta dal dolore afferra la boccetta di veleno e poi la spada pensando di uccidersi, mentre giunge Barnaba a reclamare il suo premio. Disperata la donna si lascia cadere sulla spada davanti al malvagio carnefice che infierisce dicendole che ha appena ucciso la madre. Inutilmente. La misera Gioconda (mai nome fu meno appropriato), è morta. Barnaba fugge ululando di dolore per le calli.
Quattro atti sontuosamente abbelliti da pregevoli soluzioni scenografiche, un’orchestrazione e un coro imponenti, una qualità di voci ineccepibile, in primis quella della prestigiosa Anna Pirozzi, culminanti in a solo squisiti come Cielo e mar e Suicidio, in duetti e concertati raffinati, insieme alla forza di una interpretazione intensa e alla bellezza di musiche come la celeberrima Danza delle ore, hanno reso pienamente la preziosa architettura di un’opera che valse a Ponchielli fama imperitura.
LA GIOCONDA
Melodramma in quattro atti
di Tobia Gorrio [Arrigo Boito]
dal dramma Angelo, tyran de Padoue di Victor Hugo
Opera in quattro atti su libretto di Arrigo Boito
Musica di Amilcare Ponchielli
Personaggi e interpreti
La Gioconda Anna Pirozzi/Francesca Tiburzi
Laura Adorno Anastasia Boldyreva/Chiara Mogini
Alvise Badoero George Andguladze/Christian Saitta
La Cieca Agostina Smimmero/Kamelia Kader
Enzo Grimaldo Ivan Momirov/Otar Jorijkia
Bernaba Franco Vassallo/Anooshah Golesorkhi
Zuane Ettore Lee
Un cantore Giovanni Palminteri
Isèpo Nicola Pamio
Un pilota Ettore Lee
Un barnabotto Giovanni Palminteri
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia e scene Francesco Esposito
Costumi Francesco Esposito e Giovanna Adelaide Giorgianni
Luci Antonio Alario
Corpo di ballo AltraDanza
Coreografie Domenico Iannone
Coro di voci bianche “InCanto”
Maestra del coro di voci bianche Alessandra Lussi
Direttore degli allestimenti scenici Arcangelo Mazza
Assistente alla regia Elena Gaiani
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Con sopratitoli in italiano e in inglese
a cura di Prescott Studio, Firenze,
con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA
Durata 3 ore e 30 minuti (con due intervalli)
AL TEATRO MASSIMO BELLINI DI CATANIA
Da Venerdì 13 Dicembre a Sabato 21 Dicembre.