Motti tra le note

@ Antonio Castronuovo, 20 ottobre 2024

Adorabili quei compositori che non solo tracciano note sul pentagramma, anche pensieri nei taccuini: mi sembrano artisti compiuti, come se la musica moltiplicasse la propria bellezza se adagiata sul pensiero. Tra loro prediligo il Robert Schumann che compone le Regole di vita musicale, come sono dette in Italia, secondo un titolo semplificato rispetto all’originale Musikalische Haus-und Lebensregeln, che tradotto alla lettera sta per Regole musicali per la casa e per la vita. Sembra titolo ridondante, ma rispecchia bene l’essenza di un compositore dai cui diari si eleva, appunto, il tepore della casa e della vita.
In origine le regole dovevano essere inserite fra i pezzi pianistici dell’opera 68, l’Album für die Jugend del 1848, ma Schumann rinunciò al progetto, ampliò la collezione di pensieri e la pubblicò nel 1850 come supplemento al fascicolo n. 36 della «Neue Zeitschrift für Musik», rivista che aveva fondato lui stesso anni prima. Dopo, le Regole furono riunite in appendice a nuove edizioni dell’Album: Schumann non riuscì mai a farle apparire come opuscolo autonomo, pur considerandole di valore. E tali sono se si coglie il principio su cui si fondano: la necessità per il musicista di conquistare, oltre alla perfezione musicale, anche una compiuta maturazione culturale.
Composto per le tre figlie, l’Album è di trasparente semplicità e bellezza: una raccolta di una quarantina di facili brani. E poiché le ragazze avevano età diseguali, l’album si compone di diciotto pezzi «per i più piccoli» e venticinque «per i più grandi». Vale ascoltarli con la collezione delle regole spalancata sulle ginocchia e fantasticare di trovarle là, sopra il rigo musicale, a monito di quel che si sta per ascoltare, ma senza esserne illustrazione: una guida di vita semplice come ciò che si sta per ascoltare o suonare. Semplice come i cinque esempi che amo di più e che ho selezionato, quelli la cui concisione dissimula l’immensa profondità:

Sfòrzati di suonare bene e con cura i pezzi facili: è meglio che eseguire in modo mediocre pezzi difficili.

Suona sempre come se un maestro ti stesse ascoltando.

Fra i tuoi compagni frequenta maggiormente quelli che sanno più di te.

Senza entusiasmo nulla di giusto si compie nell’arte.

Solo quando la forma ti sarà veramente chiara anche il tuo spirito diventerà chiaro.