Dispaccio dal fronte del Salone. Qualche considerazione e un’intervista
@ Lucia Tempestini, 18 maggio 2024
In molti hanno già criticato l’impostazione del Salone 2024, ovvero l’accentuarsi della tendenza a considerare il libro un prodotto legato a un Evento, alla prolusione di un divo delle lettere (o di altro) davanti ai suoi estatici devoti; in pratica un gadget il cui acquisto è fondamentale al nutrimento di un sistema editoriale pletorico e di dubbia qualità. Fa eccezione Adelphi, per la raffinatezza delle proposte, la cura grafica dei volumi e la competenza cortese del personale preposto ad accogliere i lettori nello stand della casa editrice.
A titolo personale aggiungo che, scioccamente, mi aspettavo dal primo Salone curato da Annalena Benini un’inversione di tendenza rispetto alla gestione Lagioia. Ho invece dovuto constatare un netto peggioramento dell’impianto complessivo – escludendo la sezione Editoria, curata da Teresa Cremisi -, una sterzata brusca quanto inattesa verso la (non) cultura televisiva, blaterata e ligia ai canoni della correttezza politica più anodina. Fra parcheggi da incubo e dal costo esorbitante, cantanti provenienti dal Pleistocene, rapper fatui e tatuatissimi, fumettari invasati, cabarettiste garrule come beccofrusoni, stand simili a gnommeri gaddici di fantasy e romance, libri satanici, salottini intellettuali e adunate oceaniche, abbiamo rimpianto molto gli anni di Ernesto Ferrero, quando il pensiero non era ancora così comune.
Qui però ci interessa soprattutto analizzare l’aspetto puramente organizzativo di questo Salone, rivolgendo poche domande a Valentina Veratrini, titolare della piccola e originale casa editrice Voce in capitolo (www.voceincapitolo.com), del cui stand abbiamo apprezzato la freschezza parigina.
Dunque Valentina, raccontaci la tua storia professionale e com’è nata Voce in capitolo:
Voce in capitolo è nata nel 2016. Avevo in testa da tanto tempo questa idea degli audiolibri e stavo cercando il modo per realizzarla e nel 2016 ho incontrato Rossana [Rossana Silvia Pecorara ndr] che era interessata al progetto di creare una casa editrice e quindi abbiamo messo insieme le forze dando vita a Voce in capitolo. I nostri primi titoli sono stati Il piccolo principe e Favolè, una raccolta di favole per i più piccoli. È poi arrivato il progetto fortunatissimo del Carnet Torinese, illustrato da Ilaria Urbinati, che è diventato uno dei nostri long seller e a distanza ormai di otto anni continua a vendere in tutte le forme e continua a piacere tantissimo al pubblico. Dopo il progetto del Carnet ci siamo rese conto che anche l’illustrazione d’autore era una cosa che ci piaceva molto, quindi i due binari su cui adesso viaggia il treno di Voce in Capitolo sono gli audiolibri da una parte e le illustrazioni d’autore dall’altra. All’inizio abbiamo anche realizzato dei libri in forma cartacea per poi scegliere i due binari che ho appena citato, ma non escludiamo che, in futuro, possano esserci progetti che ritornino al cartaceo in altra forma, proprio per cercare di assecondare sempre di più un bisogno del mercato di cose nuove all’interno di una nicchia, visto che aprire una piccola casa editrice e continuare a tenerla in vita, oggi come oggi, è una forma quasi di utopia e per farlo e per non per non soccombere davanti a gruppi editoriali giganteschi bisogna trovare una propria chiave, che sia una chiave fatta di originalità, di passione, di idee nuove e di professionalità vera perché altrimenti si affoga in un mare di proposte generiche non meglio identificate.
Da quanti anni partecipi al Salone del Libro di Torino?
Partecipiamo al Salone del Libro dal 2017, e il primo anno eravamo all’interno dell’incubatore (spazio dedicato alle case editrici con meno di due anni di vita). Avevamo il nostro microscopico stand con pochissimi prodotti. L’anno dopo abbiamo partecipato con un stand collettivo attraverso il nostro distributore, e in seguito abbiamo deciso di fare il salto e di essere presenti con un nostro stand, scelta che ci ha sempre ripagate.
Nel 2024 quali servizi sono stati messi a disposizione dei piccoli espositori e come hanno funzionato? Hai notato differenze di trattamento fra grandi gruppi editoriali e piccoli editori?
Ecco, nel 2024 purtroppo devo dire che abbiamo notato tutta una serie di malfunzionamenti e di aspetti tecnici sfavorevoli. Diciamo che, è vero, noi siamo piccoli, però siamo tanti piccoli editori e forse, a volte, non si tiene abbastanza in considerazione il fatto che se tanti piccoli decidessero di non partecipare al Salone, anche a livello economico per il Salone ci sarebbe una grossa differenza. Purtroppo sempre di più si avverte la presenza di questi grandi gruppi editoriali che sovrastano tutto il resto e attorno ai quali girano gli eventi e, ovviamente, i grandi flussi di denaro, a scapito delle piccole case editrici che a volte fanno fatica anche essere rintracciate dai visitatori perché magari relegate in posizioni poco felici e comunque non messe in risalto. Una delle cose che quest’anno sicuramente è andata a scapito di questa visibilità è stata a mio avviso la mancanza di una mappa cartacea da distribuire a tutto il pubblico con l’elenco delle case editrici. Sì, c’era una mappa ma, attraverso un QR code si accedeva dal proprio smartphone all’elenco case editrici. L’unico problema è stato che, come succede tutti gli anni, le connessioni sono andate in tilt e quindi tantissima gente vagava per il salone senza riuscire a trovare gli stand che avrebbe voluto visitare e questo ha causato grossi disagi. Bisognerebbe anche tenere in considerazione che non tutte le persone hanno dimestichezza con queste nuove tecnologie e quindi bisognerebbe dare la possibilità a tutti di accedere allo stesso modo alle proposte del Salone.
Sistema di aerazione e pulizia degli ambienti ti sono sembrate idonee?
Diciamo che in fase di allestimento abbiamo trovato una situazione che non si era veramente mai verificata: gli arredi degli stand preallestiti, le mensole, le scrivanie, le pareti erano veramente sporche, ricoperte di polvere, con macchie di caffè, segni di bicchieri ecc.; quindi prima di allestire siamo state costrette a fare una pulizia accurata, altrimenti c’era il rischio che i materiali applicati sui pannelli restassero attaccati per la quantità di polvere che c’era, e in più che lo sporco danneggiasse libri, stampe e quant’altro.
I punti di ristoro, per espositori e visitatori, erano sufficienti? Che prezzi praticavano?
Punti di ristoro assolutamente insufficienti: è stata dimezzata l’area dello Street Food situata all’esterno, nella zona dove quest’anno era stato sistemato anche il nuovo IV padiglione Bookstock. Da quello che ho saputo da vari visitatori c’erano pochissimi posti a sedere per mangiare, per cui nella giornata di sabato la gente è rimasta a bollire sotto un sole cocente mangiando qualche cosa direttamente sull’asfalto. La piccola area coperta con il caldo di quel giorno si è trasformata in una serra Poi abbiamo avuto anche il maltempo che non ha permesso alle persone di mangiare all’esterno, accentuando i problemi di spazio. I prezzi sono proibitivi sia nel primo che nel secondo caso, e davvero ci si chiede come una famiglia possa affrontare la visita al Salone del libro con una normale capacità di spesa, visto che tra il prezzo del biglietto di ingresso e la necessità gioco forza di mangiare o bere qualcosa (considerando è vietato introdurre bottiglie e thermos) il costo di una visita al Salone assume dimensioni ragguardevoli.
L’organizzazione ha provveduto a garantire un’adeguata igiene dei bagni?
Per quello che riguarda l’igiene dei bagni devo dire che quest’anno abbiamo avuto una piacevolissima sorpresa come espositori: in fondo al Padiglione 2 c’erano dei bagni riservati esclusivamente agli espositori, innovazione veramente lodevole, visto che gli altri anni si facevano delle code infinite insieme ai visitatori e spesso dovendo stare lontani dallo stand 20-30 minuti nei momenti di massimo afflusso di pubblico.
La sera di lunedì 13 su Torino si è abbattuto un temporale monsonico, cos’ha fatto l’organizzazione per limitare i disagi degli espositori che stavano lasciando i padiglioni con scatole e scatoloni di materiali cartacei?
E’ stata veramente una situazione delirante perché si è creata proprio nel momento in cui abbiamo cominciato a uscire tutti quanti con i nostri carrelli per caricare le macchine. È venuta giù una bomba d’acqua spaventosa che non accennava a diminuire. Quindi a un certo punto abbiamo deciso di procedere lo stesso al caricamento delle macchine, ed è chiaro che questa operazione è andata a impattare sui piccoli, poiché i grandi hanno i loro pallet confezionati con cura, incellofanati, che il giorno dopo il corriere passa a ritirare. Invece tutti i piccoli editori si sono trovati a spingere i carrellini sotto cascate d’acqua, io sono andata a casa bagnata dalla testa ai piedi. Tra l’altro il pezzo di tendone che in qualche modo avrebbe dovuto ripararci dall’uscita del Padiglione al cancello di accesso al parcheggio ha cominciato a imbarcare acqua, per cui dopo qualche minuto la pioggia grondava da tutte le parti. Per inciso, l’area parcheggio quest’anno è stata dimezzata per poter creare il famoso quarto padiglione, quindi le macchine erano lontane. Ma a quel punto, considerata la pioggia, si sarebbero potute tranquillamente spostare le transenne visto che erano in servizio. Questo avrebbe permesso a 10/15 macchine per volta di avvicinarsi il più possibile ed evitare una doccia gelida.
È stata infatti avanzata la richiesta da parte di alcuni editori, però è arrivata una risposta negativa. Ho visto con i miei occhi editori imbestialiti riprendere la scena disdicevole con il cellulare: siamo stati costretti a percorrere metri e metri avanti e indietro per caricare le scatole; ci sono state persone a cui sono caduti tutti gli scatoloni dai carrelli perché scivolavano a causa dell’acqua, si è sentito anche il rumore di cose che si rompevano – negli allestimenti si abbellisce lo stand usando i materiali più vari. È stato triste vedere gente arrabbiata che non sapeva da che parte girarsi. Va precisato che i piccoli editori non hanno un team a disposizione, si è in massimo due persone, quando va proprio di lusso tre, quindi ciò che è accaduto ha avuto un impatto pesantissimo.
Ringrazio di essermi procurata già lo scorso anno, proprio in vista della partecipazione a fiere ed eventi all’aperto, tutta una serie di scatole in plastica munite di coperchio che utilizzo per il trasporto dei materiali. Se avessi avuto delle scatole di cartone probabilmente avrei buttato via gran parte dei prodotti.
Descrivici, un po’ sul serio e un po’ per celia, alcune tipologie di visitatori.
E’ sempre molto interessante osservare il passaggio dei visitatori. Devo dire la verità, noi siamo molto fortunate perché abbiamo un pubblico delizioso, nel senso che sono persone che davvero vanno in cerca delle chicche ed è gratificante vedere i loro occhi illuminarsi quando ci incontrano; forse l’ideale che cerchiamo di realizzare nella nostra casa editrice dà vita a uno stand che diventa una specie di Paese del Colore, con tanti stimoli e tanti livelli di fruizione. Abbiamo una serie di clienti fidelizzati negli anni che tornano ogni volta e ci chiedono “cosa avete da offrirci quest’anno?”; segno che qualche semino è germogliato.
Poi, si sa, ci sono le persone bislacche. Qualcuno arriva allo stand dicendo “mi hanno sempre detto che ho una bella voce, vi serve per caso la mia voce per fare gli audiolibri?”. Quindi, con calma e pazienza, bisogna spiegare al postulante che non basta avere una bella voce – soprattutto se te l’hanno detto gli amici – per fare gli audiolibri, ma bisogna essere degli attori professionisti. E i poeti? Come possono mancare i poeti in Italia? Spesso in età da pensione, o anche più giovani.
Non dobbiamo dimenticare i visitatori che toccano tutto e non riescono a capire che prodotti hanno davanti. Questi Ostrogoti, anziché chiedere, cercano di scassarti gli oggetti. Noi, avendo gli audiolibri, esponiamo le copertine degli Mp3 che mettiamo poi su chiavetta per la vendita, perciò, incapaci di comprendere la natura di tale involucro, per prima cosa cercano di aprirla spaccandola in due per vedere se ci sono delle pagine. L’esito deludente dell’atto vandalico fa scaturire domande surreali, come “ma queste sono delle piastrelle?” Oppure “dei sottobicchieri?” Quest’anno si è inserita una new entry: “sono calamite?”.
La categoria più temuta è quella dei Logorroici malati di solitudine (assimilabili all’ing. Vicini di “A che punto è la notte” di Fruttero & Lucentini). Approfittano del Salone per inscenare monologhi fiume autobiografici, durante i quali l’espositore, assunto il ruolo di psicanalista freudiano munito di taccuino e matita, si trova a dover sollevare il bordo dell’abito o dei pantaloni affinché non si bagni nelle profonde pozze di autocommiserazione create dal visitatore. Bisognerebbe suggerire all’Organizzazione di sistemare dei divanetti nei corridoi, proprio davanti agli stand, in modo che i Logorroici possano accomodarsi e raccontare tormenti e aspirazioni con più agio.
Dobbiamo constatare ogni volta quanto l’audiolibro sia ancora poco conosciuto in Italia e considerato con un certo disprezzo dal lettore di libri cartacei. Ce ne rendiamo conto quando arriva un lettore tradizionale, osserva lo stand, intuisce che si tratta di audiolibri e pronuncia la frase di rito: Ah no, io devo sentire il profumo della carta. Si presenta quindi la necessità di precisare cortesemente che la lettura del libro cartaceo e l’ascolto dell’audiolibro sono del tutto diversi, che nessuno dei due toglie qualcosa all’altro, che in definitiva si tratta di due modi complementari di fruire un testo. E con un sorriso lo si invita all’ascolto.
Grazie Valentina.