La doppia natura dei ricordi. “Il tango delle capinere” al Teatro di Rifredi
@ Mattia Aloi, 19 febbraio 2024
Firenze, Teatro di Rifredi – Emma Dante torna al Teatro di Rifredi con lo spettacolo Il tango delle capinere, chiamando all’appello i suoi tratti stilistici distintivi fatti di carnalità, trasformazioni e dialetto siciliano.
Le note di un carillon accompagnano un’anziana signora in una Danse Macabre a ritroso nel tempo; evocando il marito chiuso nel grembo di Thanatos grazie a due valige piene di ricordi, realizza il sogno di rappresentare con lui la loro storia d’amore attraverso il ballo, e così riacquistare mobilità e brio assieme alle fattezze giovanili.
La regista siciliana non smentisce la sua originalità confezionando uno spettacolo in grado di mostrare la palette di emozioni che possono comporre la relazione di una vita: noia, battibecchi, stereotipie ma anche passione, estro e gioie si intrecciano come i fili tessuti dalla Moira Lachesi; i due filati diventano ordito e trama e formano l’arazzo di una storia d’amore talmente intima da provocare nello spettatore un sentimento di eccitazione voyeuristica.
I due bauli ricolmi di memorie rappresentano ciò che l’anziana ha ormai perso per sempre oppure il bagaglio di una vita vissuta a pieno e accettata anche nella sua naturale conclusione? Il tango, coinvolgente e malinconico, mette in scena la disperazione del lutto avvinta al compimento della vita; quando ci resta solo il conforto di guardare i tesori che abitano il tempo perduto sappiamo di doverci limitare all’osservazione – ironica, distaccata, amara o appassionata -, ma se ci è impossibile circoscrivere lo struggimento che proviamo e osiamo cercare di riafferrare questa materia ricca e strana, allora un’ emozione scomposta e impotente ci ghermisce con gli artigli della nostalgia trascinandoci nelle tenebre come Euridice sfiorata dall’ultimo sguardo di Orfeo.
Le parole sono note a margine in uno spettacolo composto di emozione e impressioni; i due attori e i loro corpi non si muovono attraverso la scena, piuttosto si adattano al fluire del racconto nello stesso modo in cui i sogni mutano per adattarsi al momento; gli oggetti di scena diventano filatteri che custodiscono l’anima dei ricordi, dalla quale la scena si origina e alla quale rimane legata, diventando la chiave per accedere a un altro tempo, sospeso eternamente nella memoria della persona.
Ringrazio Emma Dante per averci regalato di nuovo uno spettacolo che colpisce nel segno l’obiettivo di ogni opera d’arte: mostrare uno spaccato di cosa significhi essere vivi.
IL TANGO DELLE CAPINERE
regia Emma Dante
con Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco
luci Cristian Zucaro
assistente alla regia Daniela Mangiacavallo
produzione Atto Unico
in coproduzione con Teatro Biondo Palermo / Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro di Roma / Carnezzeria / Théâtre des 13 vents, Centre dramatique national Montpellier / MA scène nationale – Pays de Montbéliard
in collaborazione con Sud Costa Occidentale
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
foto Rosellina Garbo