Violetta e Alfredo in scena tra specchi risplendenti e miserie umane. “La traviata” al Teatro Massimo Bellini di Catania
@ Anna Di Mauro, 12 dicembre 2023
Una grande superficie specchiante si innalza dal pavimento riflettendo magicamente una grande tela dipinta che si ritirerà per far posto al quadro successivo fino al sorprendente finale. Questo semplice ma suggestivo assetto scenografico dà l’incipit a una dinamica ed essenziale mise en scène dell’opera-simbolo del mielismo romantico: La Traviata.
Il titolo di una delle opere più celebrate di Giuseppe Verdi chiarisce in nuce la prospettiva miope di una società borghese ottocentesca che bollava con disprezzo l’infamia di una giovane donna sola in balìa di sé, nella gaudente vita parigina, bella e ammirata, con tanto di nobile protettore, redenta dall’amore, che minerà la sua già malferma salute quando sarà costretta dal padre dell’amato a rinunciare al suo sogno. La storia de “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio, diventa un’opera lirica, musicata da Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave, inizialmente accolta con indignazione al suo debutto nel 1853 per la scabrosità del soggetto, per poi divenire una delle opere più acclamate di tutti i tempi. L’allegria scoppiettante del primo atto cede il passo alla storia d’amore di Alfredo e Violetta nel secondo atto, uniti da un amore illecito per la cattiva fama della giovine fino alla inevitabile rottura con conseguenze nefaste nel terzo e quarto atto .La figura centrale di Violetta viene posta in primo piano nel suo conflitto interiore, ma la sua discutibile condizione finirà per confliggere con l’esterno. In questo celeberrimo dramma lirico si sottolinea la crudeltà di una mentalità retriva pronta a calpestare inesorabilmente la speranza di vita di una donna “perduta” che aveva provato a cambiare il suo destino, illudendosi che bastasse donare il cuore, rinunciando a tutti i suoi averi per un amore sincero, e allontanarsi da una vita dissoluta con la quale Violetta, tormentata dal mal sottile, colmava la sua feroce e disperata solitudine e nella quale si stordiva immergendosi in un incessante vortice di feste, falsi amori, compagnie allegre e prive di scrupoli. Il romanticismo melodico e la storia tragica di Violetta si alleano mirabilmente, per offrirci uno spaccato di quella “buona società” a cui l’impetuoso Verdi dava una spallata, irrorando l’opera di una musicalità intensamente struggente, componendo arie immortali traboccanti di sentimento e di passione, di dolore e disperazione, di amore e morte. Stroncata dalla tisi e dalla rinuncia all’amato per il suo bene, nell’ultimo, lugubre atto, la donna, fiore reciso prematuramente da un falso e ottuso perbenismo, vittima-simbolo di un maschilismo imperante, muore dopo una toccante agonia, immortalata dalla sublime dolcezza delle note di Parigi o cara e Amami Alfredo, in un cupo finale, lasciando una scia di sottile, ineludibile tristezza.
L’edizione firmata da Henning Brockaus punta efficacemente sulla semplicità spettacolare scenografica e sulla vivacità lussureggiante dei costumi, ma con qualche impasse estetica nei movimenti di scena, soprattutto dei due amanti, vaganti o inginocchiati, spesso a terra, senza una ragione.
Le voci dei protagonisti, dal timbro caldo e pastoso la Violetta di Eugenia Vukkert, morbido e squillante l’Alfredo Germont di Matteo Mezzaro, profondo e corposo il Germont padre di Francesco Landolfi, hanno dignitosamente intrapreso l’arduo cammino dei duetti, degli a solo, dei concertati, ben accompagnati dal coro e dall’orchestra del Teatro Massimo, offrendo una interpretazione che ancora una volta per la sua bellezza emoziona lo spettatore in un crescendo di potenza e dolcezza, fino all’ultimo respiro della “traviata”, morta di tisi e d’amore, come nella migliore tradizione romantica di un secolo avvolto da lacrime, sospiri, rimorsi e rimpianti.
La traviata
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Daniela Schillaci, Eugenia Vukkert
Flora Elena Belfiore, Alessandra Della Croce
Annina Sonia Fortunato, Albane Carrère
Alfredo Germont Giorgio Misseri, Matteo Mezzaro
Giorgio Germont Franco Vassallo, Francesco Landolfi
Gastone Massimiliano Chiarolla
Barone Douphol Gianluca Lentini
Marchese d’Obigny Dario Giorgelè
Dottor Grenvil Gaetano Triscari
Giuseppe Riccardo Palazzo
Commissionario/Domestico da definire
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Direttore José Cura
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Henning Brockhaus
Scene Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Coreografie Valentina Escobar
Direttore degli allestimenti scenici Arcangelo Mazza
Allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino al 10 Dicembre