Il castigo del rimorso. “Dove qualcosa manca” di Francesca Zanette, rfb edizioni
@ Agata Motta, 6 giugno 2023
Gradevole esordio narrativo questo di Francesca Zanette che pubblica per la giovane casa editrice rfb Dove qualcosa manca, un romanzo storico ambientato in due snodi cruciali del secolo scorso, quello della Resistenza e, saltando la fase intermedia, quello della ripresa economica del ’58.
I protagonisti sono i membri di una famiglia che ha contribuito alla lotta partigiana pagando, come tante altre famiglie, un tributo altissimo, ma inizialmente ne conosciamo solo due, i fratelli Caterina e Carlo, la prima sposa devota dell’altrettanto devoto Pietro, il secondo scapolo impenitente ormai vicino alla capitolazione. La sorella minore Emma e i genitori emergeranno invece pian piano da un passato ancora troppo recente e grondante di dolore per poter essere accantonato o peggio dimenticato.
L’autrice, attraverso un impianto arioso, quasi in contrapposizione con la chiusura geografica e mentale del luogo e dei suoi abitanti, scrive un romanzo corale che si apre ad una pluralità di voci e prospettive che restituiscono gli ambienti del piccolo paese delle prealpi venete e, sin dalle prime pagine, immette nell’ordito narrativo un tassello destinato ad avviare la danza dei ricordi in un crescendo di tensione manovrato con garbo. Un forestiero piomba nella bottega gestita da Caterina e la sconvolge al primo sguardo. È l’ex tenente tedesco Matthias Rubl, che torna con i suoi occhi azzurrissimi e una Leica al collo in cerca di foto per il suo giornale e soprattutto in cerca di guai a detta della vox populi. Come sempre avviene nei piccoli centri, in cui i ritmi sono scanditi con monotona precisione e i ruoli sono interpretati così come la gente se li aspetta, basta un singolo elemento perturbante a scombussolare l’apparente e sonnacchiosa quiete.
Perché torna quell’uomo nel territorio che lo ha visto nemico? Cosa cerca in un paese in cui, come Giovannino Guareschi insegna, comunisti e democristiani si spartiscono porzioni di piazza e accessi ai bar pizzicandosi con battute pungenti ma sostanzialmente innocue? Tutti portano addosso le ferite della guerra, tutti hanno almeno un morto da piangere e non sempre riescono cristianamente ad accettare chi parla con il maledetto accento del passato bellico e si muove con cortesia e sfrontatezza come se non avesse nulla da temere. E cosa possono volere gli scintillanti occhi del tedesco dalla bella, fiera e riservata Cate?
Naturalmente si scoprirà solo alla fine e nel frattempo si ascoltano in dialoghi spontanei e pregevoli, la cui massiccia presenza spesso è resa sapida da intercalari dialettali, le chiacchiere in bottega tra un acquisto e l’altro, gli asciutti consigli del vecchio prete don Fulvio, in perpetuo bilico tra ascesi e pragmatismo, che conosce ogni singola pecorella del suo gregge e ne custodisce i segreti, le confidenze a mezza bocca di donne sposate che percepiscono se stesse come custodi del focolare domestico pur cedendo a qualche libertina evasione, le finte schermaglie politiche davanti ai bar, le affettuose premure di amiche intente al ricamo.
Particolarmente intense le aspre pagine che raccontano un frammento della Resistenza. Sembra quasi di sentire il tanfo di sudore e l’odore acre della paura di giovani, uomini e donne perché ognuno fece la sua parte, disposti a sacrificarsi e a morire, o di avvertire la sottile gioia nel fare la conta dei nemici uccisi, giovani anch’essi e pieni di sogni, ma “con la divisa di un altro colore” come cantava De André. L’autrice non propone una manichea separazione tra buoni e cattivi, ognuna delle parti in causa lotta per la “propria” verità che naturalmente non coincide con quella dell’altro, si compiono atti eroici e nefandezze come vuole la legge onnivora della guerra.
Grazie ad una prosa scorrevole con brevi concessioni a riflessioni in cui piace immergersi, su questo doppio binario temporale, che vede la partecipazione di Cate e dei fratelli alla lotta partigiana alternata ai capitoli in cui le ventate di novità soffiano sull’Italia contadina a scuoterne il torpore, si corre incontro al disvelamento di segreti nascosti per vigliaccheria o per un malinteso senso del pudore. E può capitare di scoprire che i nemici in realtà non sono tali e che gli amici invece sono serpi che hanno spruzzato veleno restando a loro volta avvelenati, perché il rimorso e il senso di colpa rimangono il più potente dei castighi che gli uomini si impartiscono da soli come diabolici sacramenti.
I tempi non sono maturi per scelte da scontare come peccati, ma la verità è un dono che può illuminare ciò che resta da vivere.
Francesca Zanette
Dove qualcosa manca
rfb editore
pp.266
17 €