Colpi di Scena 2022, immancabile appuntamento con il teatro per le nuove generazioni. Parte prima

Colpi di Scena 2022, immancabile appuntamento con il teatro per le nuove generazioni

Parte prima

@ Amelia Natalia Bulboaca, 13-07-2022

Si è svolto dal 28 giugno al 1° luglio il consueto appuntamento con il meglio delle produzioni teatrali per le nuove generazioni, impeccabilmente organizzato da Accademia Perduta/Romagna Teatri con la partecipazione di ATER Fondazione. Il tour de force (18 spettacoli, di cui 8 “prime” e ospitalità internazionali, con un focus sul teatro olandese) si è snodato tra le sale di Forlì e Faenza. Le proposte sono state molto eterogenee, lasciando sperare in un certo fermento del teatro italiano, nonostante il brutto periodo che ci stiamo (?) lasciando alle spalle. Del resto, questa edizione della biennale di teatro contemporaneo per ragazzi è stata la prima nel solco di un pieno e definitivo ritorno alla normalità, vale a dire di un teatro non più asservito (e neanche servile – anche questo si spera) alle cosiddette restrizioni. E se i bambini e i più giovani in generale, sono state le prime vittime immolate sull’altare della catastrofica gestione pandemica – disturbi di ogni genere, buchi di apprendimento, abbandono scolastico, isolamento, depressione sono solo alcuni dei “doni” avvelenati che lo Stato ha distribuito loro con grande generosità – non sarà certamente un caso che tra tutti gli scomparti dello spettacolo dal vivo, quello del teatro per ragazzi sia stato quello maggiormente e nefandamente colpito. Non possiamo e non dobbiamo nascondere questa triste verità – e di una ripresa non si può certo parlare neanche adesso visto che molti teatri e molte compagnie sono stati semplicemente spazzati via – mentre a quelli che sono rimasti in piedi dopo la tempesta non rimane che portare avanti e, auspicabilmente, ancora più in là le loro istanze artistiche, testimoniando la presenza di un teatro ancora vivo e non appiattito su se stesso. Staremo a vedere…

Il Gran Ventriloquini

La rassegna è stata inaugurata da uno spettacolo tout public, Il Gran Ventriloquini di e con Max Pederzoli della giovane compagnia di circo contemporaneo Madame Rebiné. Tanti gli ingredienti di questo interessante debutto: ventriloquismo, teatro di figura e giocoleria, magia, beat box. Il protagonista, l’eclettico ed eccentrico artista Gran Ventriloquini vuole esibirsi in un grandioso spettacolo ma fatalmente tutto sta cadendo a pezzi intorno a lui: dalle barzellette improbabili ai pezzi di scenografia, alle luci fulminate. È assistito da un calzino parlante amante della ribalta (Gianni Calzino) e da un clown depresso (Klaus il clown) che non ne possono più dei suoi numeri patetici e covano sentimenti di ribellione. Grande l’energia e l’abilità vocale e acrobatica di Max Pederzoli che riesce a divertire e a coinvolgere il pubblico. Uno spettacolo riuscito anche se dovrà aggiustare un po’ il ritmo in seguito al naturale rodaggio delle repliche. Da non perdere anche perché quanti sono i ventriloqui in circolazione?

Cipì

Molto suggestivo ci è sembrato anche il secondo debutto, Cipì, che nasce dall’incontro tra Teatro Evento e Zaches Teatro per commemorare i cinquant’anni dall’uscita del libro più amato di Mario Lodi, di cui nel 2022 ricorre anche il centenario.  Il teatro di narrazione incontra il teatro performativo e di figura in questo spettacolo etereo anche se la nota dominante è la cupezza. Siamo in una classe che sembra emergere direttamente dal passato o forse da un sogno, dove un vecchio maestro rincorre i fili perduti di una storia che vorrebbe finire di raccontare mentre i fogli di carta gli danzano attorno in un turbinio sfrenato facendogli mille dispetti e la lavagna diventa uno squarcio su un’altra dimensione, uno specchio magico. I banchi sono quelli di una volta, di legno buono e tutto è immerso nel buio e nella penombra di questo malinconico, perenne altrove. Il maestro è solo, immaginiamo i suoi studenti diventati grandi da chissà quanto tempo mentre lui si è smarrito tra i suoi temi, il vento, la pioggia e la storia di una piccola creaturina, un minuscolo ma vivacissimo passerotto che lui vorrebbe proteggere dalle insidie del mondo là fuori. Spettacolo esteticamente molto pulito ed elegante ma come abbiamo detto, c’è un senso di oppressione che deriva sia dalla recitazione sia dalle atmosfere – del resto il teatro deve essere perturbante.

Ferdinando il toro, i fiori e il calabrone

Danilo Conti ha presentato in prima nazionale il suo nuovo spettacolo, produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, Ferdinando il toro, i fiori e il calabrone ispirato a una favola pacifista del 1936, che vede per protagonista un toro recalcitrante allo scontro, un toro che ama starsene tranquillo sotto le fronde di un albero di sughero ad annusare i suoi fiori prediletti. Purtroppo, la beatitudine di Ferdinando sarà spezzata dalla puntura di un infido bombo, arrivato alla sua fattoria in veste di messo del grande Torero. Questi, per la sua ultima, grandiosa esibizione nella Plaza de Toros a Madrid a coronamento della carriera, desidera lottare contro il toro più imponente della Spagna e la bestia più grossa e più forte altri non era che il mite Ferdinando. Trascinato nell’arena a fare qualcosa di contrario alla sua natura, Ferdinando dimostrerà che anche se si è grandi e grossi non per forza ci si deve azzuffare, non per forza bisogna comportarsi da bulli, non per forza bisogna far valere la prepotenza dei muscoli sulla delicatezza dei sentimenti. Suggestive come sempre le scene di Massimiliano Fabbri della Scuola Arti e Mestieri Cotignola – soprattutto le gigantesche maschere in cartapesta, ma l’assenza di un adeguato disegno luci e suoni ha pregiudicato la resa complessiva dello spettacolo che sicuramente andrà modulato meglio nelle prossime repliche.

Il bosco e la bambina

La Baracca – Testoni Ragazzi propone un nuovo spettacolo, anch’esso in prima nazionale, Il bosco e la bambina, incentrato su un tema che si rivelerà uno dei fili rossi di questa dodicesima edizione di Colpi di Scena: la paura di perdersi in un bosco, nel buio, lontani da tutto e da tutti, lontani dalla presenza rassicurante della famiglia, del noto, per trovarsi ad affrontare improvvisamente la solitudine, lo smarrimento, l’ignoto, i mostri che fanno tanta paura quando si è piccoli. Sono riti di passaggio che il teatro da sempre accompagna, esorcizzando il terrore e insegnando a crescere, aiutando a trovare dentro di sé quel coraggio che è, in fondo, l’unica vera luce rischiarante la strada di casa e che da grandi sarà indispensabile per sconfiggere mostri ancora più temibili: i propri demonî interiori. Ci è molto piaciuta questa messa in scena per la raffinata semplicità delle scene, le sculture e le ombre, le musiche incalzanti e la recitazione coinvolgente di Sara Lanzi e Fabio Galanti che interpretano i due fratelli, Hansel e Gretel dei nostri giorni. In questa storia però, nel bosco si smarrisce solo la bambina, Elisa, che è anche una grande fan del tennista Roger Federer mentre spetta al fratello, Andrea, narrare la sua temibile disavventura. Il racconto ben presto s’intreccia con la viva voce di Elisa, la quale ha una versione un po’ diversa dei fatti – emerge qui il tema del conflitto in famiglia e soprattutto la mancanza cronica di ascolto che tanto affligge i rapporti di oggi. Molto inquietante – senza essere esplicitata e approfondita – la presenza del male che conferisce allo spettacolo quella nota cupa mirabilmente smorzata dal gioco degli attori. Uno spettacolo tutto sommato equilibrato e molto piacevole per gli amanti del dark.

Rossini flambé

Rossini flambè – Opera buffa in cucina del Teatro Due Mondi è una scoppiettante carrellata di scenette davvero squisite (in tutti i sensi), uno spettacolo tout public da grande festa popolare, un inno alla cucina e all’arte sulle note delle più famose ouverture rossiniane intrecciate agli arrangiamenti originali di Antonella Talamonti, collaboratrice storica di Giovanna Marini. In scena cinque bravissimi attori, Federica BelmessieriTanja Hostmann, Angela PezziMaria RegosaRenato Valmori che si rincorrono a colpi di ricette e di modi di concepire l’arte culinaria. La sfida all’ultima pentola è tra due gemelli, diversissimi per aspetto fisico, indole e preferenze gastronomiche. Otello e Idillio, affiancati dalle rispettive aiuto-cuoche, gestiscono due ristoranti concorrenti, l’uno dedicato alla più verace tradizione romagnola, l’altro ammiccante alla cucina gourmet, attenta agli accostamenti sfiziosi e anche alla linea. Tra i due c’è guerra aperta e l’arrivo di una misteriosa inserviente non farà che galvanizzare una situazione che sprizzava già scintille da tutti i mestoli. Uno spettacolo davvero incantevole, pieno di ritmo e di colori, dalla vivacità stupefacente, impreziosito non solo dai canti e dalla musica, ma anche dalle maschere che rimandano alla Commedia dell’Arte.

Il lungo viaggio del coniglio Edoardo

Il lungo viaggio del coniglio Edoardo, liberamente tratto da “Lo straordinario viaggio di Edward Tulane” di Kate DiCamillo, è un’altra produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri dei bravissimi veterani del teatro ragazzi, Maurizio Casali e Mariolina Coppola con la regia di Claudio Casadio. Questa è la storia di un bellissimo e vanitosissimo coniglio di porcellana, un coniglio talmente viziato dalle attenzioni e dall’amore senza limiti della sua padroncina, Violetta, da non essere capace di ricambiare a sua volta neanche un briciolo di affetto. Edoardo è persino infastidito dalle effusioni della sua giovane compagna di giochi perché teme che gli abbracci troppo stretti possano rovinargli la piega del vestito. Questa è la storia di un coniglio narcisista! Un brutto giorno però, la sua vita cambierà radicalmente perché l’altezzoso coniglio precipiterà dal parapetto di una nave negli abissi marini e tutto ciò che aveva dato per scontato fino a quell’attimo, svanirà improvvisamente nel nulla. Da qui iniziano le mirabolanti avventure del peluche, tra cambi d’identità, di nomi e di condizioni sociali, a seconda dell’umano che lo troverà e lo adotterà: la moglie di un pescatore, un vagabondo, un orfano. Il lungo viaggio del coniglio Edoardo tocca molte tappe e molte persone, ma il viaggio ancora più lungo sarà quello che lo porterà ad apprezzare finalmente ciò che gli era stato tanto generosamente donato durante il cammino. Abbiamo davvero apprezzato questo lavoro per la delicatezza che lo contraddistingue: uno spettacolo che ci immerge immediatamente in un’atmosfera fiabesca, soave, che conquista i bambini, soprattutto i più piccoli. Bellissimi nella loro poetica semplicità tutti gli oggetti scenici e bravissimo il duo Casali-Coppola anche per le musiche dal vivo e per la caratterizzazione dei personaggi con pochi ma incisivi elementi, frutto di una maestria e di un accurato lavoro sul corpo e sulla voce che hanno una storia di tutto rispetto alle spalle.