Gli impossibili sogni di Gilda. Il testo di Giovanni Testori al Teatro Franco Parenti di Milano
@Francesco Bianchessi, 14-11-2021
Sul palco un pianoforte, due sgabelli e un attaccapanni. I suoni e la musica evocano una Milano perduta. Una donna si racconta, prostituta per necessità, una di quelle che quando si innamora i soldi li regala, l’atmosfera malinconica che si crea ha il sapore di una vecchia esibizione di avanspettacolo, dove una donna non più giovane, racchiusa in un abito rosso è in grado di strappare tante lacrime e qualche amara risata.
La Gilda di Laura Marinoni è un viaggio nel lato oscuro della passione, un’incursione che ti lascia scottato nel profondo. L’energia sul palco è palpabile, incandescente al punto che lo spettatore fino all’ultima battuta teme di rimanere incenerito.
Una delle principali differenze fra la vita e la drammaturgia è che la prima ha un punto d’inizio e una fine ben delineati, mentre la seconda fluisce impetuosa al di fuori di ogni schema. Quella che compie lo spettatore è solo una passiva incursione nell’animo del personaggio, un animo profondo e complesso che si racconta nei settantacinque minuti ma che rimanda ad un ben più vasto universo esistenziale.
La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori (1959), da cui lo spettacolo è tratto, ci restituisce l’immagine di un mondo lontano, di una Milano a cavallo fra due identità: quella genuina ed operaia del secondo dopoguerra e quella nuova, di importazione, affascinata dall’America, dal successo facile e sempre più tendente verso un masscult che omologa.
Nella Milano del boom economico anche i sogni sono in vendita, essi appaiono così vicini da poter essere colti e catturati: sono l’ideale di famiglia, di prosperità, di ricchezza facile e di celebrità…tanto evanescenti quanto pericolosi, i sogni spingono le persone a perdere il contatto con la realtà e a precipitare negli abissi della depressione fino all’autoannientamento.
È un mondo effimero quello di Gilda, così chiamata per la somiglianza con Rita Hayworth, la dea dell’amore degli anni ’40-’50, la cui immagine fu incollata sulla prima bomba atomica sperimentata. A differenza della divina e ineffabile Rita, Gilda è tutta umana, pura fisicità; nonostante la sua mente sia preda di sogni e fantasie il suo corpo è ben piantato per terra, strangolato e strapazzato da una realtà sociale materialista, una realtà dove l’argent può comprare ogni cosa, incluse le persone.
Attorno a Gilda ruotano tanti uomini, sono meccanici, industriali e malfattori la cui presenza è continuamente evocata sul palco, eppure tutti questi non possono cancellare il ricordo del Gino, il primo, il peggiore, quello per cui Gilda si è venduta il corpo e l’anima.
La bellezza del personaggio principale è data dal profondo e radicato conflitto che intercorre fra il suo corpo e la sua anima: il primo sfiorito ed esposto ai limiti del grottesco, la seconda pura, candida ai limiti dell’infantile, disperatamente aggrappata a sogni impossibili ma tanto umani come quello di essere amata.
Quello di Gilda è un personaggio tragico, consumato dalle passioni, che reca nel corpo e nello spirito le cicatrici di una vita spesa ad amare. Nonostante il male subito Gilda non impara mai la lezione, ogni nuovo uomo, ogni nuovo corpo, sembra sempre avere un effetto sconvolgente su di lei e questo contrasta fortemente con il suo aspetto esteriore. L’attrice lavora sul fisico per enfatizzare questo conflitto, specialmente nelle canzoni dove duetta con Alessandro Nidi al pianoforte. Con il canto Gilda rivela la parte più intima di sé, tuttavia per comprenderla è necessario travalicarne l’aspetto grottesco, la voce stridula e la fisicità sgraziata (tutti elementi che, a un primo sguardo distratto possono suscitare qualche risata) che celano un lato tragico di fronte a cui è impossibile rimanere impassibili.
In sintesi uno spettacolo consigliato, con un personaggio impegnativo, profondo e un dramma non scontato che attende di essere indagato dallo spettatore.
LA GILDA
da La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori
con Laura Marinoni
e Alessandro Nidi al pianoforte
adattamento e cura registica Laura Marinoni
direzione musicale Alessandro Nidi
movimenti coreografici Cristina Bucci
costumi Gianluca Sbicca
produzione International Music and Arts
al Teatro Franco Parenti di Milano