Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto: l’ultima metamorfosi
Al Teatro Antico di Taormina l’artista, celebre per i suoi quadri-specchio, riceve il Taobuk Award 1921
@ Anna Di Mauro (23-06-2021)
Affascinante incontro con l’arte e le sue meraviglie a Taormina, presso il prestigioso palazzo Ciampoli, nell’ambito del collaudato Festival Taobuk, giunto alla sua 11cesima edizione con il grande tema della Metamorfosi, ideato e condotto dalla vulcanica e tenace Antonella Ferrara. A tenere desta l’attenzione del pubblico, 88 anni splendidamente consegnati alla storia, elegante nel suo panama bianco su un sobrio vestito nero, Michelangelo Pistoletto, uno dei più innovativi artisti italiani che aveva conquistato l’America degli anni ’60, accostato persino alla rosa mistica della Pop Art, accanto a icone come Andy Warhol.
In realtà Pistoletto sancisce la nascita dell’arte povera, creando opere come la famosa “Venere degli stracci”. Impegnato in un’arte esistenziale a sfondo sociale, l’artista continua a dialogare con il suo tempo in un dinamismo fertile e costante.
Su tutto questo e sui suoi progetti artistici verte la vivace conversazione con Roberta Scorranese del Corriere della Sera. Invitato a raccontarsi, Pistoletto espone il suo percorso con intensità e chiarezza, coinvolgendo lo spettatore nella comprensione del suo modo di concepire l’arte e la sua visione del mondo.
“Un artista vuole proporre il suo segno. Ma prima deve capire chi è, conoscere la sua identità.”
La sua ricerca responsabile, pur nella libertà espressiva che caratterizza il ‘900, lo porterà a creare attraverso varie tappe. Dall’autoritratto, prelevando le suggestioni del fondo dorato delle icone nella pittura bizantina, perverrà a una pittura dove la tela diventa specchio e la luce incontra il vuoto dell’opera e insieme il pieno della realtà, in un rapporto di stimolante ambiguità.
Lo “specchio”, consistente in acciaio specchiato, esalta il “dentro” e il “fuori” che lo specchio-quadro raccoglie. Tutto il mondo è dentro l’opera. La spiritualità trascendente dell’icona diventa spiritualità immanente. Un quadro specchiante diventa una realtà fenomenologica che riproduce l’immanente dimensione spazio-temporale. Lo specchio non mente. Custode della verità diventa la soglia tra la vita e la morte. La realtà si rivela nel punto d’incontro della superficie dove artista e spettatore si osservano. Lo spettatore diventa attore. Un’intuizione geniale, affascinante, che cattura e suggestiona inevitabilmente.
Attivo e versatile, Pistoletto non ha mai cessato di approfondire e scavare il suo percorso creativo, dando vita a Biella, suo luogo di nascita, alla Cittadellarte-Fondazione Pistoletto.
Dal 2003 è nata una fase di ricerca intorno all’opera “Nuovo segno d’infinito”, due cerchi contigui agli estremi di un cerchio centrale. Il segno simbolico di Infinito, come sappiamo, propone una linea che si incontra in un punto, il presente, che muta e sfugge continuamente. L’artista, spaccando con la sua rielaborazione pittorica il punto d’incontro, l’istante, moltiplica il presente creando la durata.
Nel 2005 alla 51esima Biennale di Venezia presenta Il Terzo Paradiso, un progetto-evento rivolto ad adulti e bambini, in un percorso di interazione tra arte e società, itinerante in Italia e all’estero. In quest’ottica l’arte oggi ha un compito essenziale: sollecitare la responsabilità sociale allo scopo di reintegrare il rapporto dell’uomo tecnologico con la natura.
L’analisi dell’autore lo conduce a una visione schematica del significato della vita.
Il Primo Paradiso è il Passato, quando l’uomo viveva immerso totalmente nella Natura.
Il Secondo Paradiso è il Presente, dominato dall’Artificio, simboleggiato dal morso della mela di un noto marchio. Pur non rigettandolo, Pistoletto sottolinea il potere distruttivo di questo Paradiso artificiale nel quale stiamo vivendo.
Il Terzo Paradiso rappresenta il Futuro, il risultato di una sutura tra Natura e Artificio verso una sostenibilità ambientale, condotta attraverso una demopraxia che sostituisca la democrazia: il fare soppianta il potere.
Nella sua opera “La mela reintegrata” del 2016 viene simbolicamente rappresentata una nuova Era, dove la natura e l’artificio si ricongiungono.
Tesi ed antitesi si ritrovano in una Sintesi hegeliana, al di là del rischio di sconfinamenti nella retorica o nei facili ottimismi.
Metamorfosi e metamorfismi costellano dunque il divenire della sua arte.
Il mitico e nostalgico paradiso perduto di Milton diventa in Pistoletto un promettente futuro sconosciuto, irrorato dalla sua forza propositiva, dalla sua azione creativa responsabile, accompagnate da una fattività lucida. La consapevolezza dell’Era in cui stiamo vivendo, acuita dalla pandemia che ci ha colpiti, si impone oggi più che mai. In un tempo stretto tra previsioni catastrofiche e soluzioni salvifiche di sapore new age, diventa particolarmente nutriente vedere in action la fiducia in un nuovo equilibrio tra Uomo e Natura. Ci congediamo da Pistoletto con la netta sensazione di avere ascoltato una pregnante testimonianza dell’“Esserci”, nella prospettiva di un mondo diverso da quello in cui stiamo vivendo. L’arte diventa opus nel pieno del suo significato latino.