Il buon Köchel
Come faceva Mozart a ricordarsi tutto ciò che aveva composto è un mistero. Cominciò a catalogare le sue opere verso i trent’anni, ma prima? Era forse l’attento padre a farlo? E insomma, menomale che ci ha pensato Ludwig Ritter von Köchel, botanico, geologo, dottore in legge e musicologo per passione nato sul Danubio a Krems-Stein nel 1800. Fece la sua anonima carriera di ispettore scolastico a Salisburgo e di precettore dei figli dell’Arciduca Carlo a Vienna, coltivando le proprie passioni (collezionò 3.300 minerali), finché all’età di cinquant’anni non lesse un opuscolo che trattava di quanto fossero inadeguate le conoscenze su Mozart. S’aprì una valvola e Köchel intraprese l’opera che lo avrebbe reso immortale: un catalogo delle opere di Mozart, classificate in ordine progressivo per data di composizione, che pubblicò a Lipsia nel 1862: era il celebre Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amade Mozarts.
Ora, la cosa non era affatto semplice: vero è che Mozart aveva stilato a partire dal 1784 un catalogo di quasi duecento delle proprie opere, ma prima di quella data ne aveva composte più di quattrocento, i cui autografi o erano di ardua reperibilità, o mal interpretabili o addirittura perduti, e così pure per le altre fonti, vale a dire gli abbozzi, le edizioni a stampa, le lettere. Tutto sommato, considerata la limitatezza e incertezza dei documenti con cui Köchel si confrontò, il suo lavoro ha dell’incredibile. Ed è ovvio che contenesse numerose imprecisioni, che hanno reso necessario rimaneggiare il catalogo più volte dopo la scomparsa dell’autore nel 1877; la sua struttura di fondo è però rimasta inalterata, tale per cui oggi, ascoltando un’opera di Mozart, ci imbattiamo nel numero preceduto dal segno K, che altro non significa che Köchel.
Possiedo una ristampa del 1989 del Köchel: la comperai da Rózsavölgyi e Társa, a Budapest, esattamente il 16 agosto del 1990, come suona la data a matita che vi ho apposto. Il prezzo era molto basso, una cosa come 4-5 euro di oggi. Rózsavölgyi è il più importante negozio musicale della capitale ungherese, quello in cui, fin dal primo Novecento, le famiglie benestanti andavano a comperare gli spartiti per pianoforte da far suonare ai pupilli di casa. Ora, il Köchel non è un libretto: la mia edizione di Breitkopf&Härtel conta 984 pagine, sfogliare le quali è esperienza elettrizzante: l’opera di un genio tradotta nella dimensione di una cattedrale logica. Tutto catalogato, tutto sistemato in maniera accogliente e gradevole, con il pentagramma di tutti gli incipit, la composizione strumentale, note sull’autografo e sulla prima edizione, la principale bibliografia. C’è chi tiene sul comodino, a scopo consolatorio, una Bibbia; a me capita spesso di avere il Köchel, altrettanto consolatorio. La kappa accompagnerà per sempre gli amanti di Mozart, come una consonante sonora e discreta, come il segno dell’ordine dato a ciò che non è catalogabile: l’invenzione artistica.
(11-06-2021)