Scrivere (non solo) di Cinema
STORIA DI FILMCRONACHE
Autorevole rivista dell’Ancci
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Ventisei anni di vita da spartirsi per tre, tre direttori, tre esperienze diverse, ma un unico spirito che ne ha armonizzato le presenze in un passaggio di testimone scandito con tempi perfetti nella vita delle vicende associative e del dibattito di politica culturale a queste connesso. Quando nel 1987 fondai la rivista – dopo aver sentito il parere della base e con il sostegno di segreteria e consiglio direttivo dell’Ancci (Associazione nazionale circoli cinematografici italiani) di cui ero presidente da cinque anni – lo feci per due necessità: dotare l’associazione di una testata in grado di rispondere alle esigenze dei circoli in merito all’indirizzo da seguire; disporre di una tribuna propria, originale, libera da condizionamenti, attraverso la quale far sentire la nostra voce, manifestare i nostri propositi, proporsi al dialogo.
I problemi erano tanti, a cominciare da quelli economici. L’Ancci era giovane, la sua storia non andava oltre un decennio e di conseguenza la sua esperienza limitata. In più i contributi erano scarsi, anche se l’organismo poteva vantare un ragguardevole numero di circoli. Ma tutto questo rendeva la sfida ancor più esaltante. Nelle orecchie mi ronzava una frase di Truffaut, che, parlando del cinema della “Nouvelle vague”, diceva che la sua ricchezza poetica sopperiva alle ristrettezze finanziarie.
Pronti, partenza, via. Senza pensarci troppo, con sprito garibaldino. Il primo numero conteneva pure un inserto sul cinema della Repubblica Sociale Italiana, al quale l’Ancci aveva dedicato una rassegna accompagnata dal libro L’immagine bugiarda di Ernesto G. Laura, che, oltre a numerosi riconoscimenti, vinse il Premio Umberto Barbaro.
Puntando su giovani talenti, su una rete di relazioni, su un’intesa consolidata, il progetto decollò. Scartando immediatamente l’ipotesi del volontariato, ma sempre pagando i collaboratori (anche se al minimo) secondo la raccomandazione di Giovanni XXIII sulla “giusta mercede agli operai”, “Filmcronache” iniziò le pubblicazioni: periodicità bimestrale, formato tascabile, in modo da poter essere letta agevolmente anche sull’autobus, in metropolitana, a letto. Una rivista agile, snella, basata essenzialmente sull’attualità, con puntate anche nell’universo televisivo, fatta di pezzi brevi, stile cronachistico, titoli da rotocalco, a effetto rapido. Il modello era “Newsweek”, lo storico settimanale americano dotato di una individualità così spiccata da aver tracciato una strada attraverso lo “stile Newsweek”.
A quel modello, per quindici anni, “Filmcronache” si è rifatta e si è attenuta (queste almeno le intenzioni) nel tentativo di offrire un periodico corsaro, battagliero, vivace, in grado di entrare nel vivo dei problemi, con un occhio particolare al cinema di casa, seguìto in tutti i suoi aspetti: culturali, sociali, legislativi, economici. Con tante interviste, corsivi pungenti e con l’introduzione delle vignette che contribuivano a sdrammatizzare il contesto con l’arma dell’ironia. E con un’apertura particolare al dialogo.
L’Ancci è un’organizzazione di circoli di estrazione cattolica, da sempre schierata in prima fila nell’impegno a favore del libero confronto, della partecipazione e della presenza delle associazioni del pubblico nella vita culturale del Paese. E in questa visione del mondo non poteva non inserirsi se non aprendo le sue pagine a tanti compagni di strada laici e marxisti che la affiancavano sullo stesso percorso.
Dopo quindici anni, una novantina di numeri e una serie di “Quaderni di Filmcronache” avvertii che era giunta l’ora di passare la mano per evitare una specie di direttorio o peggio la mummificazione di un senatore a vita. Come successore indicai Ernesto G. Laura, che aveva tutti i numeri e le qualità per salire sul ponte di comando. La sua esperienza maturata a “Bianco & Nero” era la miglior garanzia di continuità. E così fu, attraverso una rivista che nel rigore critico ma nello stesso tempo con una grande varietà di temi, saggi ed eventi in prima fila, trovò i suoi punti di forza.
Altri sette anni, fino a quando, con Ernesto G. Laura passato ad altri incarichi, si ripropose la necessità di un nuovo cambio. Anche questa volta non nutrii alcun dubbio: Paolo Perrone, capo-redattore del settimanale “Il nostro tempo” e critico di solida formazione, era la persona più indicata.
Il primo numero del 2009 si apriva infatti con un editoriale del nuovo direttore intitolato “Un cambiamento nel solco della tradizione”. Una sintesi di come la rivista stesse avviando un deciso rinnovamento (veste grafica, contenuti e, appunto, direttore), ma nel segno della piena continuità progettuale dell’Ancci, restando fedele al valore identitario di “Filmcronahe”.
“Da allora a oggi” conferma Paolo Perrone “la rivista continua a indagare, come in precedenza, su scenari e tendenze del cinema contemporaneo, cercando maggiormente di calare lo sguardo sull’attualità, riflettendo dunque in forma saggistica sulle novità linguistiche ed espressive proposte dai film in cartellone, senza trascurare le indicazioni emerse dai principali festival internazionali, luogo privilegiato per individuare le cinematografie emergenti e i maestri di domani.”