Esploratrici dell’800, amori degli anni ’50 e il colorato ‘Carmen y Lola’. Accolta con entusiasmo la 15a edizione del Festival Immaginaria
@ Simona Almerini (05-10-2020)
Roma – In un periodo così incerto e critico come quello odierno, in cui la maggior parte degli eventi culturali viene organizzato ormai di default virtualmente, realizzare il Festival Immaginaria in presenza è stato un atto molto coraggioso e generoso da parte delle organizzatrici dell’associazione Visibilia, in particolar modo Cristina Zanetti, Elena Rossi e Debora Guma.
Ricordiamo che Immaginaria, creata nel 1993, è il primo festival internazionale di cinema indipendente a tematica lesbica e femminista in Italia. E se negli ultimi trent’anni fortunatamente le cose nel nostro paese sono molto cambiate per le donne lesbiche, è comunque importante mantenere uno spazio culturale aperto e protetto, dove ci possa essere uno scambio (anche intergenerazionale) tra donne.
La scommessa lanciata da Visibilia, di organizzare un festival dal vivo ai tempi del Covid, è stata vinta perché il pubblico anche quest’anno è accorso con entusiasmo. Com’era prevedibile la manifestazione è stata più snella di quella degli altri anni, ma si è assistito comunque alla proiezione di numerosi corti e lungometraggi interessanti e vari eventi sull’attualità, come per esempio Let me see you, l’incontro nazionale di registe, filmmaker, produttrici, sceneggiatrici, attrici, montatrici e operatrici e la presentazione del progetto collettivo Tutte a casa – donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid19, un social movie per raccontare la quarantena dal punto di vista delle donne.
Immaginaria è stata inaugurata giovedì 1 ottobre con una serata musicale al Teatro Quarticciolo, presentata da Diana Tejera, madrina dell’edizione 2019. Oltre a lei si sono esibite sul palco: Eleonora Bordonaro – Compagnia di Danza Domina (coreografa Nazarena Gulinazzo) – Ed Mondo (Diana Tejera – Ersilia Prosperi) Barbara Eramo – Monica Fabrizio – Piano 13 (Laura Giannatiempo – YvaStanisic) – No Choice (Federica Tuzi – Merel Van Dijk) – Bea Sanjust.
Tra gli eventi più attesi di quest’anno c’era sicuramente la proiezione dei primi due episodi di Gentleman Jack, la serie inglese che racconta l’intensa vita di Anne Lister, una delle prime lesbiche dichiarate nella storia contemporanea. La donna infatti, proprietaria terriera, nonché studiosa, esploratrice e viaggiatrice, viveva le sue relazioni liberamente, tanto che arrivò a contrarre “matrimonio” con un’altra donna. Ciò che appare oggi straordinaria, è la sua consapevolezza in un periodo storico (la prima metà dell’800) in cui non esisteva un’identità al di fuori di quella eteronormatizzata, anche se naturalmente c’erano donne e uomini che segretamente avevano relazioni con persone dello stesso sesso.
Sulla sua figura eccezionale era già stato fatto un film The Secret Diaries of Miss Anne Lister (2010) di James Kent ed è appena uscito un libro Nessuna mi ha mai detto di no. Anne Lister e i suoi diari segreti di Angela Steidele, tradotto da Margherita Giacobino e presentato proprio all’interno di Immaginaria sabato pomeriggio.
Tra i lungometraggi più interessanti ricordiamo Tell il to the bees di Annabel Jankel, un film inglese che racconta la delicata storia d’amore tra una dottoressa e una giovane madre nella Scozia degli anni ’50 che come si può immaginare sfida molti pregiudizi radicati in quegli anni. Ad interpretare le due donne due note attrici come Holliday Granger e Anne Paquin, protagonista dell’indimenticabile serie True Blood.
Un altro titolo da ricordare è Der bode nunter den füssen di Marie Kreutzer, risultato vincitore nella categoria “Lungometraggi Fiction”, un film particolare che ha diviso il pubblico. Infatti, pur ben recitato e girato, dal punto di vista narrativo risulta alquanto confuso tanto da lasciare alla fine alcune perplessità. Per esempio non è chiaro quale argomento volesse affrontare la regista: se il disagio interiore della protagonista causato dal trauma familiare che ha vissuto nell’infanzia, se la durezza di alcuni contesti lavorativi (nello specifico una corporation) che obbliga i dipendenti ad una spietata competitività oppure se la sbilanciata relazione sentimentale tra la protagonista e la sua capa, caratterizzata da rapporti di potere. L’impressione è che se Kreutzer si fosse focalizzata soltanto su uno di questi topici il film ne avrebbe guadagnato in coerenza e profondità.
Ad avere invece la “Menzione speciale” è stato Carmen y Lola di Arantxa Echevarria un film prorompente, dalla colorata estetica pop, che racconta la storia d’amore tra due ragazze all’interno di una comunità gitana spagnola.
Gli altri premi assegnati sono stati: “Miglior Cortometraggio” a Black Mamba di Amel Guellaty, “Miglior Documentario” a Delphine et Carole, insoumuses di Callisto McNulty e “Menzione Speciale” a Older Women Rock! di Clare Unsworth.