Il cambio di rotta di Venezia 2020. I film in concorso alla 77. Mostra d’Arte Cinematografica
@ Sergio Cervini (01-08-2020)
Scorrendo titoli e schede dei film in concorso si ha la precisa sensazione che a un certo punto ci sia stato, magari durante il periodo di restrizioni antivirus (?) decise dal governo (g minuscola), un drastico cambio di rotta nelle segrete stanze della Biennale Cinema. La designazione di Cate Blanchett a presidente della Giuria – artista sensibile e intelligente ma anche regina del glamour – appariva come la conferma di una linea programmatica iniziata più o meno nel 2016 con l’arrivo sulle sacre sponde del Lido di film come La la land e Arrival. Si è cercato da allora di conciliare il cinema di nicchia con produzioni di alto livello più accessibili al grande pubblico, spesso assemblando giurie schizofreniche, sino a far diventare la Mostra il festival di riferimento di Netflix e il trampolino di lancio per i film con ambizioni da Oscar.
Nel 2020 questo processo, che a mio parere può essere considerato evolutivo e in un certo senso rappresentava un ritorno alle origini, si è per forza di cose arrestato. Il vuoto smisurato lasciato dal cinema anglofono è stato colmato alla meglio con opere più adatte al Torino Film Festival o altre rassegne d’élite che a uno dei tre maggiori festival planetari. Si chiama ‘Mostra d’Arte’, però fin dalla prima edizione la ragione di vita della selezione veneziana è stata di proporre un quadro completo della produzione cinematografica mondiale, senza disdegnare i film di genere.
Se la Mostra 2020 sarà episodica e generata dallo stato di emergenza, o l’austerità delle scelte proseguirà negli anni a venire lo potremo appurare soltanto nel 2021. Intanto, in attesa del ritorno del cinema americano (inglese, australiano, canadese, ecc.), possiamo segnalare alcune pellicole sicuramente importanti, a cominciare dal primo dei due film statunitensi in gara (entrambi indipendenti) Nomadland di Chloé Zhao – una delle otto autrici presenti in concorso, chiaro segnale di disgelo nei confronti delle giuste rivendicazioni dei vari movimenti di artiste. Prodotto e interpretato da Frances McDormand, racconta la vicenda di Fern, una donna che dopo il collasso economico di una cittadina rurale nel Nevada fa i bagagli e parte con il suo van per provare la vita on-the-road, fuori dalla società convenzionale, da moderna nomade. L’altro film proveniente dagli States è The World to Come di Mona Fastvold: da qualche parte lungo la frontiera della costa orientale americana della metà del XIX secolo, due coppie di vicini combattono il disagio e l’isolamento, nella cornice di un paesaggio suggestivo ma ostile, che li mette alla prova sia fisicamente che psicologicamente. Potrebbero sorprenderci in positivo Nuevo Orden (Francia/Messico) di Michel Franco – un film durissimo di fantascienza distopica ambientato nell’immediato futuro, dove un matrimonio dell’alta società viene interrotto da ‘ospiti non graditi’ –, Dear Comrades (Russia) di Andrei Konchalovsky, che ricostruisce lo sciopero di un gruppo di operai in epoca Breznev represso nel sangue da cecchini istruiti dal KGB, Miss Marx della nostra Susanna Nicchiarelli, biopic su Eleanor, la figlia più piccola di Karl Marx e And Tomorrow The Entire World (Germania), dove la regista Julia Von Heinz – che nel 2008 ha vinto con Was am Ende zählt il premio speciale della giuria al Torino LGBT Film Festival – descrive un gruppo di giovani aderenti al gruppo Antifa.
Venezia 77 sarà anche l’occasione della vita per Emma Dante, che presenta alla Mostra Le sorelle Macaluso, tratto da un suo allestimento teatrale vincitore di due premi Ubu, in cui vedremo scorrere l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.