Cineforum
CARNEVALE TRA INTRIGHI E PASSIONI
NELLA VENEZIA DI HENRY JAMES
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Carnevale al cinema: questa la proposta del Cineforum “Falso Movimento” di Rovito che chiama a raccolta i suoi frequentatori davanti al grande schermo per lunedì 8, come di consueto alle 20.45, proprio tra la domenica ed il martedì grasso. L’idea è di Ugo G. Caruso che serbava da tempo il film giusto per quest’occasione che verrà dunque a coincidere con il Cineappuntamento n. 47 di “Flashback”. Il titolo scelto è un film inglese diretto da Ian Softley quasi vent’anni fa, “The wings of the dove” (UK 1997), tratto dal celebre romanzo di Henry James “Le ali della colomba” ma incongruamente reintitolato dai distributori italiani come “Le ali dell’amore”.
Si comprende facilmente perchè lo scrittore americano sia da sempre fonte d’ispirazione per il cinema, da “L’ereditiera” di William Wyler a “The innocents” di Jack Clayton, da “Celine et Julie vont en bateau” del compianto Jacques Rivette, recentissimamente scomparso alle tante trasposizioni di James Ivory, per arrivare a titoli più recenti ed anche ai vari remake di film celebri. James è un gigante della letteratura, uno dei massimi autori a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ed abbina trame finissime e ricche di ambientazioni affascinanti a psicologie di grande profondità.
Ma per la stessa ragione cimentarsi con la sua opera è una sfida piuttosto ardua. “Le ali della colomba”, edito nel 1902, era stato già adattato per lo schermo nel 1981 da Benoît Jacquot in una versione attualizzata ai nostri giorni con Isabelle Huppert e Dominique Sanda come protagoniste. Ian Softley e lo sceneggiatore Hossein Amini tornano invece all’ambientazione tardo vittoriana e recuperano il cinismo e la malinconia di cui è intriso il romanzo.
La colomba del titolo è Millie (Alison Elliot), ereditiera americana bella e malata che nel 1910 conosce a Londra Kate (Helena Bonham Carter), che è innamorata di Merton (Linus Roache), giornalista brillante ma squattrinato. Alla loro relazione si oppone Maude (Charlotte Rampling), zia di Kate, la quale, orfana di madre, s’incontra di nascosto col padre (Michael Gambon), uomo poco rispettabile, la cui frequentazione può costargli la perdita dei suoi privilegi. Quando Merton si rifiuta ad una relazione clandestina, Kate escogita un machievellico piano e dopo aver accompagnato Millie e la di lei governante (Elizabeth Mc Govern) a Venezia, scrive a Merton di raggiungerle.
Durante il Carnevale Millie confessa a Merton di essere innamorata di lui ma subito dopo le sue condizioni di salute si aggravano. Nonostante le interferenze di Lord Mark che cerca di aprire gli occhi alla giovane americana, tutto sembra andare nella direzione prevista da Kate ma…
E’ probabile che il forte impatto visivo film dovuto alla fotografia firmata dal portoghese Eduardo Serra abbia favorito il fraintendimento di parte della critica che lo ha liquidato come piatto melò o al più come trasposizione calligrafica, soprattutto per le sequenze carnascialesche.
Il film di Ian Softley, tenta invece un’interessante lettura noir del romanzo di James sfruttando l’ambientazione veneziana per apparentarsi a certe atmosfere de “Il carteggio Aspern” e per una rappresentazione dei rapporti erotici sadomasochisti come riflesso speculare dell’ipocrisia dell’alta società.
Non meno che ad Henry James, il cinema si è rifatto tante volte all’atmosfera da cupio dissolvi della città lagunare attingendo a fonti letterarie, dal modello più celebre di “Morte a Venezia” di Thomas Mann al grande successo popolare di “Anonimo veneziano” con la sceneggiatura commissionata da Salerno a Giuseppe Berto, da Lech Majewski che ha recentemente tratto “Il giardino delle delizie”dal suo romanzo “Metaphisysics” agli esempi più prossimi, come “Non dopo mezzanotte” di Daphne Du Murier o “Cortesie per gli ospiti” di Ian Mc Ewan anch’essi aventi viaggiatori britannici per protagonisti.
Oppure allo stesso, già citato “Il carteggio Aspern”, tradotto dalla pagina jamesiama per lo schermo nel 1947. Venezia come luogo ideale morire, in quanto anch’essa città morente. Il film di Softley, perfettamente diviso tra la Londra inizio Novecento e la capitale della Serenissima, costituisce un’interessante variazione su questo tema.