L’audacia di guardare oltre la soglia. ‘La mossa del cavallo’ di Matteo Renzi, ed. Marsilio
@ Chiara Marconi (12-06-2020)
Noi saremo come la musica, improvviseremo, saremo agili, aperti al dibattito, umili ma impavidi
e non ci sarà mai posto per la mediocrità. (s.m.)
La mossa del cavallo, riflessione sfaccettata del Senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, andrebbe affrontato senza conoscere il nome del suo autore, per evitare che pregiudizi e posizioni preconcette ne influenzino la lettura. Sarebbe il presupposto necessario per avvicinarsi in maniera equilibrata a questo “racconto”, percorrendo, con una certa sorpresa, il cammino che a poco a poco si fa scenario di un futuro possibile e audace. E’ la copertina stessa a introdurre e sintetizzare il nucleo tematico: la figura mitologica di Enea scolpita da Bernini che porta sulle spalle il padre Anchise, un uomo anziano – il suo passato, la sua storia e la sua stessa memoria -, mentre ai piedi della statua vediamo il piccolo Ascanio, il futuro della stirpe. La storia quindi si apre con un visione, una fotografia del nostro passato, presente e futuro, che rappresenta con grande efficacia comunicativa l’intenzione di Renzi di offrire una visione d’insieme del Paese e nello stesso tempo di indicare quella che dovrebbe essere la sua evoluzione.
L’autore mostra attraverso un’appassionante introduzione che si protrae per parecchie decine di pagine una serie di fotogrammi per giungere, come avviene in uno studiato montaggio cinematografico, alla gradazione ascendente della storia, illustrando per mezzo di frasi esemplari che si assemblano in una lanx satura di estrema godibilità letteraria, quello che è il suo e il nostro futuro, un futuro che si potrebbe rivelare luminoso e illuminato se la spinta solo apparentemente utopistica alla mutazione genetica dei sistemi sociali non sarà sopraffatta dai timori e dal ritorno al piccolo mondo antico e a un’Europa di Patrie autoreferenziali e divise da eterni conflitti e diffidenze.
Il periodo storico che il testo prende in esame è il nostro tempo, afflitto da un vero e proprio flagello, un’epidemia che ha messo in ginocchio il Paese e stravolto gli equilibri economici e sociali in tutto il mondo. Sembra inaudito che il dramma raccontato ne La mossa del cavallo possa davvero aver colpito la nostra generazione, noi che siamo nati e cresciuti in un lungo intervallo di pace e benessere – pur relativi, non globali e a tratti vacillanti – e che mai avremmo pensato di trovarci immersi in una dimensione individuale e sociale alterata di rischio, incertezza e costrizione. Un tempo che per l’autore, uomo con una visione senza dubbio lungimirante – lo ha dimostrato in più occasioni -, sollecita l’audacia delle scelte e che lui stesso definisce “una grande sfida politica”, dove l’analogia con la peste che flagellò Firenze nel 1348 può preludere a un rinnovamento sociale assimilabile al Rinascimento. I passaggi del libro conducono il complesso progetto di ricostruzione verso un vero e proprio ribaltamento organizzativo, rimettendo nei cardini tutto ciò che nel corso degli ultimi decenni ne era uscito, destrutturando un sistema che ha funzionato a metà e portato a un crollo verticale un Paese considerato a livello planetario fra i più ricchi di storia, cultura e potenzialità in gran parte inespresse.
La mossa del cavallo delinea passo dopo passo, esattamente come farebbe un medico con il suo paziente, la strategia migliore per debellare il “male” e arrivare a una guarigione senza dubbio difficile, ottenendo un risultato non solo impensato, ma addirittura migliore del previsto. Il finale del libro non è altro che l’essenza di ciò che l’autore non si stanca di sottolineare, come un padre, sovrapponendosi idealmente ad Anchise che insegna a suo figlio, ma ancor più a quel piccolo Ascanio, la strada da seguire; oppure un nuovo Steve Jobs, che per mezzo di uno strumento ottocentesco, desueto ma romantico, ovvero una lettera semplice ed essenziale, mostra ai lettori, in un crescendo di emozione, in che modo oltrepassare le soglie che sembrano impedirci l’uscita da stanzette anguste. Una vera mossa del cavallo.