Voci dal passato. ‘Il giardino dei ciliegi’, regia di Alessandro Serra, al Teatro Argentina di Roma
@ Simona Almerini (26-02-2020)
Roma – Čechov scrisse Il giardino dei ciliegi nel 1901 come fosse una commedia, ma poi nel 1904 Stanislavskij la mise in scena come una tragedia. Del resto avevano ragione entrambi perché la pièce ha un tono leggero ma nasconde un retrogusto amaro e nostalgico. Si percepisce infatti un mondo in rovina che non esiste più e che da lì a poco verrà sradicato dall’uragano della rivoluzione russa. Il giardino dei ciliegi è un luogo prezioso della memoria di tutta la famiglia Ranevskaja ma ora Ljuba e il fratello Gaiev, dopo aver sperperato per anni il loro patrimonio, sono costretti a metterlo all’asta. L’aristocrazia perde i pezzi mentre la borghesia si fa strada in modo arrogante, allo stesso modo in cui si stanno diffondendo gli ideali socialisti tra studenti e intellettuali.
La messa in scena di Serra rispetta questa doppia natura tragicomica. Durante lo spettacolo infatti ci si diverte e in alcuni momenti addirittura si ride ma poi riemerge sempre una tristezza di fondo, per un passato mitizzato che non esiste e non esisterà più. L’adattamento, a parte qualche inevitabile taglio, ha rispettato molto il testo originale e soprattutto quel senso di irrealtà che trasmette. Gli attori sembrano infatti tante voci che si sovrappongono, fantasmi delle persone che sono state nel passato, che si muovono in uno spazio-tempo sospeso. Già l’incipit dà l’idea di quello che sarà lo spettacolo: la scena è ambientata nella stanza dei bambini e gli attori e le attrici invece di entrare in scena da dietro le quinte sono sdraiati per terra, immobili ad attendere il momento in cui “accendersi”.
Rispetto al precedente Macbettu che ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il Premio UBU 2017 come Miglior Spettacolo, Il giardino dei ciliegi sembra puntare meno sulla costruzione scenica/coreografica e più sull’orchestrazione emozionale dei personaggi, nonostante non manchino momenti suggestivi di espressività corporea (i movimenti fra gli attori infatti sono sempre coordinati e ritmati ad incastro). Un altro elemento da rimarcare è il gioco di luci e ombre proiettate sullo sfondo, che sembra davvero riportare ai primi del ‘900 quando ci si divertiva a sperimentare con la lanterna magica.
Il giardino dei ciliegi sembra un’ulteriore evoluzione del percorso artistico del regista sardo, che nonostante gli indiscussi successi, ha preferito abbandonare il conosciuto per sperimentare nuove idee.
Il giardino dei ciliegi
di Anton Čechov
uno spettacolo di Alessandro Serra
con Arianna Aloi, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano,
Marta Cortellazzo Wiel, Massimiliano Donato, Chiara Michelini
Felice Montervino, Fabio Monti, Massimiliano Poli, Valentina Sperlì
Bruno Stori, Petra Valentini
regia, drammaturgia, scene, luci, costumi Alessandro Serra