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La vita dei carcerati. Uno squarcio di luce dal mondo dei sepolti vivi: “Cicoria” al Teatro del Canovaccio di Catania

La vita dei carcerati. Uno squarcio di luce dal mondo dei sepolti vivi: “Cicoria” al Teatro del Canovaccio di Catania

@ Anna Di Mauro (25-02-2020)

Catania – Amara come la cicoria è la vita del detenuto. Surrogato di vita la prigione, colta nel suo squallore senza veli, attraversata dal dolore, dalla disperazione, da una quotidianità che sfocia improvvisamente in ricordi laceranti della vita vera, vissuta al di là delle sbarre. “Cicoria”, scritto e diretto dal palermitano Francesco Marengo, menzione speciale nella sezione Corti di scena, nella XII edizione “Il Racconto nel Cassetto-Premio Città di Villaricca”, chiude la bella rassegna proposta dall’Associazione culturale catanese Mezzaria, attenta alla qualità della drammaturgia siciliana contemporanea, con i già premiati per “Aquiloni”, Alice Sgroi e Francesco Bernava, coprotagonisti di questa pièce che vuole porre l’accento sulla realtà oscura del carcere, ma metaforicamente può diventare il buio che avvolge le nostre esistenze, da cui però è possibile riscattarsi. Un uomo e una donna si svegliano inverosimilmente nella stessa cella di un carcere del Sud Italia. Mancano pochi giorni al Natale. L’atmosfera surreale si tinge di sorpresa, disagio, demarcazione dell’esiguo spazio, fino ai primi tentativi di un approccio umano con l’offerta di una tazzina di caffè, fino a sciogliere lentamente i nodi della riservatezza, fino a raccontarsi spontaneamente e impudicamente i più riposti segreti, fino a innestare il fiore della speranza nella donna, sconvolta dai suoi sensi di colpa di madre. Rosa spaccia, Angelo è un poliziotto coinvolto nella morte di un ragazzo durante una manifestazione. Le due vite si affiancano in questa strana vigilia di Natale, si sfiorano, si adagiano nel limbo della vita carceraria con accenti crudi e amari, comicità improvvise, sostenuti dalla viscerale autenticità di Alice Sgroi, nei panni ancora una volta di una reietta, a fronte di un delicato e intenso Francesco Bernava, infelici entrambi di infelicità diverse. Due solitudini a confronto in questo duetto su cui si innestano le musiche di varia estrazione, da Puccini a Lola Marsh, restituendo emozionanti percorsi e imprevedibili sfaccettature. In una scena semplice e materica, tra bidoni di plastica e foglie secche, Rosa e Angelo, nomi che alludono alla loro condizione, ci conducono verso la vita che va onorata, pur in situazioni estreme, come quella che con appassionata e attenta partecipazione la pièce ci restituisce, mentre si accendono il fornello/aureola della Madonna che la nostra spacciatrice Rosa (e qui l’accostamento con Bocca di rosa di De Andrè è inevitabile) è chiamata a interpretare nella recita carceraria. Sacro e profano a braccetto per le vie del mondo degli emarginati.

Incisiva e asciutta la regia di Romengo, già allievo di Franco Scaldati, coinvolgenti gli interpreti, originale il testo.

CICORIA

Testo e regia di Francesco Romengo

Con Francesco Bernava e Alice Sgroi

Produzione Mezzaria Teatro

Al Teatro del Canovaccio di Catania