‘Odore di chiuso’, non molto allettante. Il romanzo di Malvaldi al Teatro di Rifredi

Odore di chiuso, non molto allettante. Il romanzo di Malvaldi al Teatro di Rifredi

@ Mattia Aloi (16-01-2020)

Firenze – Servono i giusti ingredienti nelle giuste quantità e una attenta cottura per ottenere un piatto prelibato; dicasi lo stesso per un buono spettacolo. Gli attori validi c’erano, la storia accattivante pure, viene da chiederci cosa sia andato storto durante la cottura. Odore di chiuso infatti non convince il palato sebbene risulti godibile sotto alcuni aspetti.

In un castello situato in maremma sul finire dell’ottocento Pellegrino Artusi (Andrea Kaemmerle) si trova invischiato in un delitto che sarà chiamato a risolvere con metodo scientifico e grazie alle sue doti da intenditore culinario. Il morto è il maggiordomo (un ribaltamento del cliché narrativo) e i sospetti ricadono sui nobili padroni del maniero e sulla servitù. Il barone Romualdo (Amerigo Fontani) è fiero e altezzoso, residuo vestigiale di una nobiltà in declino; suo figlio Lapo (Andrea Bruno Savelli ) è un perdigiorno patentato nonchè un incapace, al contrario di sua sorella Cecilia (Raffaella Afeltra), la quale dimostra grandi doti intellettive e risulta essere molto emancipata per l’epoca. Gaddo, il cognato del barone (Sergio Forconi) è un mantenuto di buona forchetta con un’ossessione per Giosuè Carducci. Al Castello arriva anche il signor Ciceri (Filippo Rak), un losco fotografo. La servitù è impersonata da Diletta Oculisti la quale interpreta sia la signora Barbaricci, dama di compagnia, che la cuoca Parisina. Come conseguenza del delitto arriverà al castello anche un delegato di polizia (Pietro Venè), il quale con incredibile flemma condurrà le indagini accompagnato dal buon Artusi. La trama si dipanerà fra gag, rivelazioni e battute in dialetto.

Proprio i dialetti vivacizzano lo spettacolo, dandogli una sferzata di brio e venendo in soccorso delle battute che non sempre arrivano a causa di qualche tempo comico non perfetto. Andrea Kaemmerle riesce magnificamente nella prova attoriale e assieme al suo personaggio si fa carico di moltiplicare le attrattive dello spettacolo, coadiuvato da Forconi il cui ruolo sembra cucito su misura per lui.

La dama di compagnia è un personaggio eccessivamente bidimensionale ma Diletta Oculisti ha l’occasione di rifarsi nella parte della cuoca, dove può esprimere la vivacità del vernacolo. Pietro Venè rende al meglio il carattere sardonico del personaggio, così come Raffaella Afeltra riesce a approfondire la figura di Cecilia. Amerigo Fontani dipinge senza sbavature un barone altezzoso e fiero sotto scacco della sua ipocrisia. La figura del fotografo non ha una grande funzione scenica, inoltre l’espediente finale del ricatto da parte di Artusi nei confronti di un pedofilo lascia un poco basiti. Andrea Bruno Savelli firma una regia che convince a tratti e che potrebbe concentrarsi maggiormente sulla creazione della suspense (piuttosto assente) e sulla gestione dei tempi scenici; quello che non convince è la sua presenza sul palco: cadenza monotona e battute non efficaci ci fanno capire che decisamente non era la sua serata.

Carine le parti metanarrative in cui Artusi parla dell’autore di Marco Malvaldi, autore del romanzo giallo da cui Angelo Savelli ha tratto la riduzione teatrale.

Lo spettacolo scorre piacevolmente e merita una visione da parte di chi cerca uno spettacolo giallo leggero ma speziato per impreziosirne il sapore; con una breve ripassata in padella il delitto è servito!

 

ODORE DI CHIUSO

dall’omonimo romanzo di Marco Malvaldi
riduzione teatrale di Angelo Savelli
regia di Andrea Bruno Savelli
con Sergio Forconi, Andrea Kaemmerle, Amerigo Fontani, Raffaella Afeltra, Diletta Oculisti, Filippo Rak, Pietro Venè, e Andrea Bruno Savelli
scene e costumi Michele Ricciarini