Una solitudine troppo rumorosa. ‘Si nota all’imbrunire’ di Lucia Calamaro alla Pergola di Firenze
@ Lucia Tempestini (23-11-2019)
Firenze – La struttura scenografica alla Mondrian – linee tese di porte e finestre aperte su uno spazio marino denaturalizzato, dove le luci azzurrine, verdi, di un tenue grigio, segnalano l’ingresso in una dimensione interiorizzata dell’esistenza – dà l’illusione di preludere a un allestimento umbratile. Sensazione rafforzata dal prologo monologante del protagonista Silvio che, per sfumature timbriche e contenuto testuale, ci conduce in un limbo privo di lacrime prossimo alla no man’s land caproniana, zona di confine percorsa dalla nebbia in cui la concentrazione spaesata e ironica del linguaggio modula l’avanzare del deserto affettivo, la sopraggiunta estraneità ad ogni socievolezza. Purtroppo l’eco del Franco cacciatore (Tutti/scomparsi in un polverìo/confuso d’occhi/Un brusìo/di voci afone, quasi/di foglie controfiato/dietro i vetri) svanisce presto, a causa della scarsa capacità registica di mantenere per tutta la durata della rappresentazione l’ambiguità metafisica fra reale e irreale, e articolare la narrazione di un tempo postumo utilizzando modalità beckettiane innestate magari sul tragico controvoglia di Čechov.
Ci sono, è vero, due momenti di grande ispirazione drammaturgica, che corrispondono a volute stagnazioni – il rito delle candeline di compleanno e la gara di lancio delle nocciole fra Silvio e il fratello Roberto -, e un finale toccante, nella rarefazione estrema, che spinge le parole verso il vuoto, dentro una chiesa nell’ora in cui l’aria s’arancia (1), però i dialoghi scivolano troppo spesso lungo il pendìo di certo cinema italiano declinato al femminile – Archibugi, Comencini – contaminandosi con vezzi risaputi: il frastuono delle scene collettive, l’autoanalisi finto-surreale dei personaggi, le frustrazioni monodiche reiteratamente esibite, il tentativo programmatico, ininterrotto di suscitare negli spettatori, con qualsiasi espediente, un’ilarità meccanica e acritica.
(1) Ricordo di Giorgio Caproni
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE
testo e regia Lucia Calamaro
con Silvio Orlando
e con Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Rendini, Maria Laura Rondanini
scene Roberto Crea
costumi Ornella e Marina Campanale
luci Umile Vainieri
produzione Cardellino srl in coproduzione con Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Napoli Teatro Festival Italia