La cena: metafora/incubo del teatro della vita nella versione italiana de “Les repas des fauves” al Verga di Catania
@ Anna Di Mauro (23-11-2019)
Catania – Le cene e i banchetti impazzano sulle pagine dei libri, sugli schermi, sulle tavole del palcoscenico, foriere dei piaceri della gola, del piacevole entertainment amicale, per poi improvvisamente esplodere nella ferocia dei rapporti umani, nello svelamento di ipocrisie relazionali che corrodono la superficie imbellettata di un covo di belve, pronte a tutto per garantirsi la sopravvivenza. Un cliché già collaudato, che affascina lo spettatore, inchiodato a una verità a lui negata dalla sua “corda civile”, per dirla con Pirandello, squisito e raffinato interprete di oscuri, segreti pensieri, celati nella finzione di una società borghese adagiata sul materasso marcescente della menzogna. E’ proprio il meccanismo perverso che salta, scoprendo i denti delle belve, pronte a dilaniarsi, il perno dello spettacolo scritto da Vahè Katcha, in italiano “La cena delle belve”, titolo evocativo del mitico film “La Cena delle Beffe” del ‘42, senza percorrerne la trama, ma rivisitando la progressiva ferocia animale di fronte a un nemico spietato. L’ambientazione durante la seconda guerra mondiale, introdotta da filmati d’epoca, ci riporta all’Italia del ’43, occupata dai tedeschi. In una casa anonima, Sofia festeggia il suo compleanno con gli amici e il marito. L’atmosfera iniziale di allegria e affettuosa convivialità, fitta di risate, cibi rari pericolosamente reperiti (ma non si arriverà mai alla cena), fruscianti calze di seta in omaggio alla festeggiata viene interrotta bruscamente da un enorme frastuono: spari e grida. Un attentato ai piedi della palazzina, in cui sono rimasti uccisi due soldati tedeschi. Il comandante Kaubach irrompe nella casa dando notizia dell’accaduto e della decisione del comando di prendere due ostaggi per appartamento, imponendo ai sette amici di sceglierli loro e consegnarli nel più breve tempo possibile. Terribile scelta, tra momenti drammatici e umorismo sotteso, che vediamo sfociare in un immaginabile, concitato, graduale, irreversibile processo di imbarbarimento dei loro rapporti, dove l’istinto animalesco della sopravvivenza supera l’affetto e la complicità di un gruppo ormai disunito e pronto a scannarsi pur di salvare la pelle. Nulla di nuovo sotto il sole, nonostante l’attenzione della regia a vivacizzare e implementare, con video di animazione ed effetti di luci, l’azione nel chiuso di una stanza, dove le belve si scateneranno, ma non troppo, a tratti ferme su un piano recitativo che non si fa dimenticare. In questo ingranaggio manca un lubrificante che faccia scorrere il movimento drammaturgico con la giusta inclinazione. La comunicazione rimane in superficie, tralasciando livelli profondi. Su questa pagina terribile di storia cala la tela con un inatteso finale. L’ironia finalmente si fa strada, rivelando una chiave possibile che avrebbe forse animato diversamente la pièce. I sette personaggi si avvalgono di un cast di tutto rispetto, focalizzando, pur separatamente, personalità variegate, dall’esuberanza nell’Andrea di Donadoni, alla gradevole pacatezza di Emanuele Cerman e all’algida incomunicabilità di Marianella Bargilli, trovando un contraltare nella patetica ricerca di salvezza del dottore di Gianluca Ramazzotti, nella dignitosa cecità di Pietro del calzante Alessandro D’Ambrosi, nel fascino muliebre della Francesca di Silvia Siravo, nella fredda eleganza militare del comandante di Ralph Palka, in ruolo.
Certamente un’occasione di riflessione sulla precarietà dei rapporti umani e su un brandello di storia che ancora ci sconvolge e disonora.
LA CENA DELLE BELVE
Di Vahè Katcha
Elaborazione drammaturgica di Julien Sibre
Versione italiana di Vincenzo Cerami
Regia associata di Julien Sibre e Virginia Acqua
Con Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi, Maurizio Donadoni, Carlo Lizzani, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Silvia Siravo.
Scene di Carlo De Martino
Costumi di Francesca Brunori
Disegno luci di Stefano Lattavo
Direzione tecnica di Stefano Orsini
Coproduzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e Ginevra Media Production
Al Teatro Verga di Catania fino a Domenica 24 Novembre