By order of the Peaky Blinders. La Storia ci aiuti a capire
@ Lorena Gullone (13-11-2019)
Lo scorso 4 ottobre sulla piattaforma Netflix è uscita la quinta stagione di una delle serie tv più seguite del momento, Peaky Blinders. Ideata dallo sceneggiatore e regista britannico Steven Knight, essa fonde alla perfezione la realtà storica con la finzione cinematografica. E’ ambientata nella Birmingham di un centinaio di anni fa, dove nei quartieri poveri e sovrappopolati inizia a diffondersi la criminalità organizzata come quella dei Peaky Blinders, che sono disposti a tutto per arricchirsi. A gestire l’intera organizzazione è la famiglia Shelby con a capo Thomas, interpretato dall’affascinante e magnetico Cillian Murphy. Ispirandosi ai racconti del padre su una temuta e influente famiglia di imprenditori londinesi, gli Sheldon, su cui l’autore ha delineato il profilo dei suoi personaggi.
Sebbene le prime notizie riguardanti i Peaky Blinders risalgano al 1890, l’ambientazione storica della serie slitta di qualche anno: la prima stagione si apre nel 1919, quando, rientrati e profondamente segnati dagli orrori dalla Grande Guerra, i fratelli Shelby, Arthur, Thomas e John fanno ritorno a Birmingham, dove riprendono in mano gli affari di famiglia ampliando le attività. Da allibratori di scommesse ippiche truccate allargano i loro interessi al contrabbando di alcol e droga e al riciclo di denaro, fino a raggiungere l’America. La seconda rivoluzione industriale con le sue veloci trasformazioni, non solo in ambito tecnologico ed economico ma anche finanziario, consente loro un arricchimento improvviso. La “Shelby Company Limited” diventa sempre più potente. Scaltro e risoluto, Thomas mira a confrontarsi e superare qualsiasi avversario, sfruttando ogni occasione a proprio vantaggio. Coinvolto in violenze ed intrighi, alleanze e faide, egli è sempre abile a trovare la soluzione più conveniente.
Se nelle prime quattro stagioni a conquistare il pubblico erano state proprio la determinazione e la fermezza, che celavano in realtà profonde ferite interiori, nella quinta stagione la maschera cade e ci viene mostrato il vero lato del protagonista: quello di un uomo estremamente fragile. L’alcol e l’oppio non bastano più a dominare una bestia per troppo tempo sedata. I ricordi di guerra e le sofferenze passate lo spingono verso le allucinazioni e la follia. A salvarlo dal baratro è la mano della Storia che lo risveglia dal torpore. Dal 24 ottobre del 1929, inizio di una delle più grandi crisi del mondo occidentale, la famiglia Shelby vede vacillare con la ricchezza le proprie certezze, mentre di lì a poco una nuova ombra si insinua: il fascismo. Thomas, che era stato eletto al Parlamento britannico come membro del partito laburista, sin da subito percepisce la minaccia rappresentata da questo nuovo movimento, incarnato in Inghilterra dal narcisista Osvald Mosley, interpretato da un glaciale Sam Claflin. Affascinato dalla capacità di Thomas di conquistare le masse, Mosley, personaggio storico realmente esistito, vede in lui un ottimo alleato, tanto da volerlo al suo fianco nel comizio durante il quale annuncerà la nascita di un nuovo partito, l’Unione Britannica dei Fascisti. Thomas, fingendo di aderire al movimento di Mosley, in realtà cerca di annientarlo dall’interno perché, memore del Male, sa bene quanto sia necessario estirparlo alla radice. Peaky Blinders è un’ottima serie tv, capace di far appassionare anche i più giovani alla Storia, grazie allo studio del dettaglio e al saper adattare ai protagonisti il giusto profilo storico e sociale. Nulla è lasciato al caso, dai costumi alla colonna sonora, dall’accurato taglio cinematografico ai dialoghi mai banali.
Non da meno è la capacità di narrare le vicende mostrando in modo avvincente come la parola manipolata da menti contorte sia più letale di un proiettile e come i fascisti sfruttando il risentimento della classe operaia, e nello stesso tempo illudendo le classi agiate, canalizzino abilmente la rabbia e il rancore in una direzione oscura e immorale. Nella quinta stagione tutto, infine, sembra raggiungere un perfetto equilibrio tra i due poli narrativi della serie: l’ambientazione storico-politica e l’individualità dei personaggi, tenute insieme dall’intima violenza di fondo. Ogni personaggio, ritratto con profonda complessità psicologica, vive traumaticamente il periodo di transizione verso la seconda guerra mondiale, quando – come preannunciato dallo stesso autore Steven Knight – tutto finirà. Anche se, guardandoci intorno, a noi non sembra proprio.