Gli aforismi di Pitigrilli, scrittore scintillante e controverso

Pitigrilli: lo si può anche detestare;
non ci si può impedire di leggerlo.

Almeno in questo denso ed essenziale repertorio di citazioni
a cura di Anna Antolisei

(Joker, 2018)

Di Amedeo Ansaldi

Fra i libri di impianto aforistico più interessanti pubblicati nel 2018 è senz’altro “Pitigrilli, un aforista in ombra”, meritoria riscoperta, a più di 40 anni dalla scomparsa, di uno scrittore torinese che a suo tempo godette di vasta e incontrastata popolarità (anche internazionale) e che oggi solo grazie a questa accurata antologia riemerge da un lungo e ingeneroso oblio.

Pitigrilli (al secolo Dino Segre, cognome che ne segnala l’origine ebraica) fu personaggio a dir poco controverso: romanziere prolifico (si contano circa 45 titoli), scintillante e inesausto pubblicista, fondatore e direttore di riviste di successo (ricordiamo almeno ‘Grandi firme’ e ‘Crimen’), informatore al servizio dell’OVRA (la polizia segreta fascista) negli anni 1934 e ‘35, profugo in Svizzera a partire dal ‘43 per sfuggire alle persecuzioni razziali e infine, con la caduta in disgrazia del secondo dopoguerra – conseguente alle rivelazioni sulla sua attività delatoria – esule volontario in Argentina, dove si trattenne 10 anni e rinverdì i vecchi fasti con un largo consenso di pubblico, prima di un oscuro e malinconico ritorno in Italia.

L’episodio per il quale Pitigrilli (1893-1975) è maggiormente noto, anche al di fuori dell’ormai sparuta cerchia dei suoi lettori, e che ha influenzato in modo fortemente negativo – quanto acritico – il giudizio sull’autore, è appunto l’attività spionistica che con il nome di agente 373 svolse al servizio dell’OVRA. Sembra accertato che lo scrittore, all’apice della fama, abbia avuto un ruolo non secondario nell’individuazione e denuncia di aderenti a movimenti antifascisti fra i quali si era infiltrato (grazie anche alla fama immeritata di oppositore al regime che gli veniva da una falsa accusa lanciatagli dell’ex-amante Amalia Guglielminetti), e in particolare nello smantellamento della colonna torinese di Giustizia e Libertà e della redazione della rivista La Cultura, delle quali facevano parte personaggi come Leone Ginzburg, Carlo Levi, Vittorio Foa, Cesare Pavese, Massimo Mila e Giulio Einaudi, per non citare che i più noti.

Lo stesso Segre strizzava candido e sornione l’occhio al lettore, quando ammetteva: “Non capisco niente di politica. Qualche volta leggo l’articolo di fondo del mio giornale per sapere come la pensa il mio direttore, e quindi quale deve essere la mia sincera e spontanea convinzione politica.”; affermazione emblematica, certo, dello stile paradossale e brillante che ritroveremo in tante sue pagine, ma che nello stesso tempo, alla luce delle tristi vicende che lo riguardano, pone il personaggio in una luce fortemente ambigua.

Venendo all’aspetto meramente letterario – l’unico che qui ci interessa – Pitigrilli ha scritto una sola opera a carattere consapevolmente aforistico, il “Dizionario antiballistico” del 1953, esemplare sequenza di definizioni irriverenti che riecheggia, non solo nel titolo ma anche nella causticità dell’ispirazione, il celebre Dizionario del diavolo dell’americano Ambrose Bierce (1842-1914?). Ecco alcune voci, fra le decine possibili:
…..“Augelli: un genere di uccelli conosciuto solo dai poeti, che non mangiano, non bevono, non cacano, e cantano tutto il giorno e la notte.”
…..“Etilismo: crisi di etilismo si chiamano le sbornie dei ricchi.”
…..“Menopausa: periodo di follia nella donna, che in certi casi conduce al manicomio il marito.”
…..“Riconoscenza: sentimento di colui il quale ha ancora qualche cosa da chiedere.”
…..“Sciolto: al maschile si dice dei versi non legati da rima (versi sciolti), e al femminile è sinonimo di diarrea, ma la differenza è minima.”

Anna Antolisei, curatrice del volume ed esperta in materia – è presidente dell’Associazione Italiana per l’aforisma e del Premio Internazionale per l’aforisma Torino in sintesi, nonché fra le massime promotrici di questo genere letterario nel nostro Paese – non si è limitata a riproporre quell’unica silloge, che in effetti occupa un decimo circa dell’intera pubblicazione; consapevole della miniera di idee, riflessioni, paradossi mimetizzata fra la sterminata produzione del Segre, si è sobbarcata l’impresa di esplorarla per intero, estrapolandone quei brani che, sottratti al loro contesto narrativo, possono essere vantaggiosamente isolati e innalzati al rango di aforismi: autentiche gemme restituiteci in tutta la loro non comune lucentezza, che si possono leggere oggi con immutato profitto.

Pitigrilli fu aforista di grande acutezza e lucidità, stilisticamente scaltrito, capace di boutade velenose e non certo privo di punte ferocemente polemiche. Fra i tratti ricorrenti nelle sue pagine, un’ineffabile e franca misoginia (“Signore a tariffa fissa (cocottes) e a tariffa variabile (donne oneste).”; ”La miglior vendetta contro le donne che vogliono farsi credere virtuose è credere senz’altro alla loro virtù.”) che sfocia ineluttabilmente in una sfiducia radicale nelle risorse intellettive femminili:
…..“Le donne non hanno opinioni. Nell’abbracciare un uomo ne abbracciano anche le idee.”
…..“Sul linguaggio delle donne si può costruire la categoria dell’ultimo uomo che ha inciso nella loro vita.”

Pitigrilli non attribuisce al gentil sesso aspirazione più elevata che quella, implicitamente angusta, del matrimonio, questa spada di Damocle perennemente sospesa sulla testa del maschio, questo pericolo sempre incombente al quale neppure lui – che curiosamente a un certo punto della sua vita si ritroverà perfino bigamo! – saprà sottrarsi:
…..“L’uomo esce dalla vita quando si sposa. La donna, quando si sposa, vi entra.”

All’occorrenza, Pitigrilli non esita a rivolgere i suoi strali acuminati contro il proprio stesso sesso, sicché anche certa ipocrisia maschile è debitamente fustigata:
…..“Se un uomo dice che una donna si è concessa a tutti, può darsi che ciò sia vero. Ma è certo che non si è concessa a lui.”

Altra sua bestia nera i colleghi, nessuna categoria esclusa: giornalisti, intellettuali, scrittori…
…..“In materia d’erudizione, com’è facile staccare degli chèques senza copertura.”
…..“I letterati hanno orrore delle ripetizioni come le signore considerano degradante indossare due volte di seguito lo stesso vestito.”
…..“Prefazione: quella cosa che l’autore scrive dopo, l’editore pubblica prima, e il lettore non legge né prima né dopo.”
…..“La bella descrizione: risorsa degli scrittori che non sanno come cominciare, non sanno come finire e non sanno come andare avanti.”

Non manca nemmeno qualche felice stoccata contro le invise avanguardie poetiche:
…..“Ermetici: nome che danno a se stessi certi poeti i cui libri rimangono ermeticamente chiusi perché nessuno li compera, e se qualcuno li compera si guarda bene dall’aprirli.”

I medici sono un’altra categoria verso la quale Pitigrilli mostra un’avversione e una diffidenza irriducibili – seppur mitigate, come sempre, dall’arma dell’ironia:
…..“La medicina è l’arte di accompagnare con parole greche all’estrema dimora.”
…..“Una volta era la terra a coprire gli errori dei medici e ora sono gli errori dei medici a coprire tutta la terra.”
Una ripugnanza che gli offre lo spunto per emettere una condanna più generale, addirittura iperbolica, del fenomeno-uomo:
…..“L’ostetricia, un’arte mostruosa che contribuisce a offrire a chi non l’ha chiesto un biglietto d’ingresso a questo turpe spettacolo che è il mondo.”

Da quell’uomo di mondo che indubbiamente fu, Pitigrilli inclina a un distacco cinico e navigato:
…..“La sincerità è un atto regressivo, è un ritorno alla natura, allo stato selvaggio, come l’andare scalzi e prendere il cibo con le mani. Cinquemila anni di civiltà debbono insegnarci a usare le scarpe, le posate e le bugie.”

Il suo nucleo d’ispirazione lo imparenta a certi grandi umoristi; a tratti sembrano chiamati a nuova vita i famosi trait d’esprit di Oscar Wilde:
…..“Gentleman: un signore che sa quando la moglie compie gli anni, ma ignora quanti ne compia.”
…..“La signorina d’oggi è desiderabile quanto la signorina di cinquant’anni fa (a patto che non sia la medesima).”
…..“Nei salotti borghesi si simula la virtù; nei salotti intellettuali si simula il vizio.”

Anna Antolisei ha dimostrato, con il competente e tenace lavoro di selezione sui testi, come sotto il velo ingannevole del ‘romanzo di consumo’ riconducibile all’estetismo dannunziano (emblematici titoli quali “Mammiferi di lusso”, “La vergine a diciotto carati” o “Dolicocefala bionda”), si riveli uno dei più validi aforisti, quantunque involontari, del ‘900, secolo d’oro della forma breve in Italia. Se Umberto Eco attribuisce a Pitigrilli un’intelligenza sostanzialmente qualunquistica, Elio Gioanola ha sottolineato che nelle sue opere più tarde e mature (successive alla conversione al cattolicesimo annunciata da “La piscina di Siloe”) l’autore “imbocca decisamente la strada dell’aforisma e del paradosso…”, confermando l’impressione che il miglior Pitigrilli sia “da ricercare proprio nei repertori dell’ovvio”, laddove allinea “i tic comportamentali e verbali della ‹fauna› borghese in una specie di nuovo ‹sciocchezzaio› alla Bouvard e Pécuchet.”

Al di là degli stereotipi, Segre trova anche accenti più umanamente autentici e risentiti, per es. nella denuncia dell’ipocrisia delle convenzioni sociali:
…..Bisogna dire le goffaggini controllate dalla dogana, se si vuol continuare a bere whisky di contrabbando.”
…..“E’ difficile fare l’elenco delle cose che sappiamo e dobbiamo fingere di ignorare.”
nell’esortazione al lettore ad affrancarsi da ogni forma di conformismo, da ogni visione egemone delle cose:
…..“Non siate folla. Non vi agglomerate con la limatura di ferro sulla prima calamita che la sfiora.”
…..“Le pretese opinioni della moltitudine si riducono alla voluttà di gridare abbasso, di gridare evviva, di gridare qualche cosa, di gridare.”
o nel rimpianto di epoche tramontate per sempre, nelle quali vigevano codici d’onore più alti e generosi:
…..“In altri tempi, centomila uomini si sacrificavano per proteggere l’onore di una donna; oggi si uccidono centomila donne e bambini per proteggere la ritirata di un camion.”

Uno scrittore, insomma, da rivalutare, e che vale decisamente la pena rileggere, se non altro nella veste di autore di aforismi ‘clandestini’ in cui ce lo presenta questa brillante e puntuale antologia aforistica; e faremmo un torto prima di tutto a noi stessi se le ambigue vicende della vita di Pitigrilli ci impedissero di gustare le tante perle che l’autore ha saputo occultare nella messe delle sue pagine.