Il dolore luminoso di Audrey nel Giardino di Fabbricateatro

Il dolore luminoso di Audrey nel Giardino di Fabbricateatro

 di Anna Di Mauro 11-08-2019

Audrey Hepbun in ‘Colazione da Tiffany’

CATANIA – Eterea, elegante, leggiadra come una farfalla, sguardo malinconico su un sorriso splendente, superba interprete di film celeberrimi come “Vacanze romane”, per il quale ebbe l’Oscar nel 1954, Audrey Hepburn rivive sul palco del Giardino Fava con “Il segreto di Audrey Hepburn”, ultima opera uscita dall’acuta penna di Sal Costa, dove il mito è coraggiosamente incarnato dall’intensa Sabrina Tellico, diretta dalla tenerezza spietata di Elio Gimbo, deciso a sporcare il sogno hollywoodiano con la verità nascosta per pudore e riservatezza, restituendoci una fiaba velata di tristezza. E’ la tristezza dei suoi occhi da cerbiatta, sgranati su un mondo che lacerò per sempre il suo corpo e la sua anima giovinetta, violata dagli orrori della seconda guerra mondiale e del nazismo. Liberamente ispirato a una famosa intervista, l’impianto drammaturgico dello scrittore catanese punta sul passato della Hepburn, celato e serrato dietro la sua semplice maschera, garbata e sorridente. Fu infatti un giornalista americano di Vogue, che la intervistò durante la lavorazione del film “Colazione da Tiffany”, Robert Matzen, qui il surreale e calzante Daniele Scalia, spingendola a toccare un tasto doloroso.

Nel 2019 Matzen, in seguito alle rivelazioni di Luca Dotti, figlio della Hepburn, ha pubblicato la sua biografia. Audrey ebbe un’infanzia drammatica. Belga di nascita, aristocratica per parte di madre, abbandonata dal padre inglese negli anni dell’occupazione nazista, fuggita in Olanda con la madre, la baronessa olandese Ella Van Heemstra, l’adolescente Audrey conobbe la fame e la denutrizione, che la segneranno per sempre fino a compromettere il suo destino di étoile della danza, arte nella quale era versata. Vide l’ingiustizia del mondo contro la quale “la farfalla di ferro”, come la definì il regista Bogdanovich, combatterà sempre fino alla precoce fine, all’età di 63 anni. Il suo stile inconfondibile e la sua grazia filiforme controtendenza, esaltata dall’Alta moda del couturier Hubert de Givenchy, ebbero la meglio sulle colleghe maggiorate. Fu il successo, ma purtroppo non bastò a sanare le ferite dell’infanzia e della sua vita sentimentale. Ambasciatrice dell’Unicef, negli ultimi anni di vita dedicò le sue energie ai bambini, vittime come lei della fame e della guerra, rivelando tangibilmente la sua sensibilità e il suo coraggio.

Audrey Hepburn con Hubert de Givenchy

Accomunata in una vita parallela con Anna Frank, sua coeva, vissuta come lei ad Amsterdam nel periodo dell’adolescenza, nella drammaturgia di Costa entriamo nell’intimità di Audrey che si confessa, spogliandosi metaforicamente e anche realmente, in un susseguirsi di “mise” che la resero celebre. Dopo aver cacciato l’invadente giornalista, l’attrice aprirà il suo cuore alla fedele Molly, la sapida Cinzia Caminiti, una sorta di madre adottiva, protettiva e affettiva, con la quale si abbandonerà ai ricordi della sua vita, assurgendo a simbolo dell’infanzia violata. Un excursus breve e intenso che apre cortine di luce sul buio scenario della storia.

La sua grazia e il suo stile, affiorati alla ribalta nonostante tutto, quasi un riscatto e una rivincita sulle brutture del mondo, commuovono e chiedono riflessione sul nostro presente e sul nostro futuro. Dal palco arriva un input di struggimento per il destino comune delle vittime, ieri come oggi, dell’ottuso odio razziale, dei totalitarismi ciechi, i due cancri che insidiano l’umanità, a giudizio del regista. Inevitabilmente accomunati, nonostante il dissenso sentito e professato, Gimbo, fedele e attento nella sua produzione artistica a questa direzione di pensiero, si chiede “ …come saremo giudicati noi bianchi apparentemente civilizzati, dai bambini del continente africano e asiatico…” L’accostamento è inevitabile.

“Il segreto di Audrey Hepburn” è un delicato omaggio a una donna che seppe risalire dal gelido pozzo del suo destino per emergere e diventare una stella del firmamento hollywoodiano, senza lasciarsi contaminare dalla mondanità e dal luccichio del cinema, a cui invece offrì un esempio di sobrietà e charme senza pari. In scena, tra memorie dolorose e sogni, speranze, Audrey si confessa. Nel congedarsi apre le sue ali delicate e vola in alto, lasciandosi trasportare nella magia del ballo tra le braccia del suo destino, cavaliere senza macchia e senza paura, sollevandoci da terra… per un momento.

 

IL SEGRETO DI AUDREY HEPBURN

Drammaturgia di Sal Costa

Con Sabrina Tellico, Cinzia Caminiti, Daniele Scalia, Babo Bepari

Regia di Elio Gimbo

Assistente alla regia   Nicoletta Nicotra – Marilena Spartà

Scenografia Luca Perrone

Luci e fonica Simone Raimondo

Produzione Fabbricateatro

Al Giardino Pippo Fava di Catania fino al 15 Settembre