Nureyev – The White Crow: un salto verso la libertà
La pellicola attraversa le tappe cruciali di una delle figure cardine della storia della danza. Nureyev ha contribuito in maniera decisiva a innovazioni radicali grazie alle quali sono mutati i canoni e la fisionomia di quest’arte, con la valorizzazione dei ruoli maschili nelle coreografie e la caduta del muro tra stile classico e moderno.
Ci troviamo nella Francia del ‘61, anno cruciale per la vita di Nureyev, quando il ballerino, celeberrimo in Russia per le caratteristiche particolari e la maestria sul palco, giunge a Parigi con la Compagnia di Balletto del Teatro Kirov per esibirsi. La sua indole ribelle emerge immediatamente, vivace e curiosa, e lo porta, durante le pause dalle prove, a visitare la città, i musei, le opere d’arte che ha potuto vedere per anni solo nelle foto cui si ispira per le storie che traccia nello spazio con i suoi movimenti tersi e dinamici. Proprio le doti innate, affinate in anni di disciplina e lezioni impartite da Anna Udel’cova, sua prima maestra di ballo, che aveva fatto parte dei leggendari “Ballets Russes” di Diaghilev, e Aleksander Puškin, maestro durante gli anni dell’accademia di Kirov, lo rendono subito così amato e apprezzato a Parigi da permettergli di avvicinare e tessere legami con le principali personalità della danza e della cultura della capitale francese tra cui spiccano Pierre Lacotte e Clara Saint, la nuora di André Malraux, allora ministro della Cultura francese.
La vita mondana di Nureyev in Francia suscita preoccupazione all’interno del KGB, organo di controllo sovietico, allarmato per i comportamenti considerati “dissoluti” del ballerino che già in patria aveva ricevuto ammonimenti e restrizioni a causa del carattere anticonformista. La tournée della Compagnia di Balletto del Teatro Kirov continua alla volta di Londra, ma non per Nureyev, poiché i funzionari del KGB lo bloccano al gate dell’aeroporto sostenendo che un paio d’ore più tardi Tupolev lo riporterà a Mosca dove dovrà esibirsi in una serata di gala. Nureyev comprende che ormai la sua libertà è a rischio, teme le possibili ritorsioni del governo sovietico e, agitato, spiega la situazione a Pierre Lacotte, presente in aeroporto per salutarlo. Il danzatore francese chiama Clara Saint, unica persona in grado di poterlo aiutare. L’influente signora si dirige dagli agenti spiegando l’accaduto, poi si reca dal danzatore tartaro sussurrandogli le istruzioni per ottenere aiuto dai poliziotti francesi, e con una fuga rocambolesca il giovane riesce a consegnarsi alla polizia per chiedere asilo politico. Gli agenti lo chiudono in un piccolo locale, la cosiddetta “stanza di riflessione”. Qui ci sono due porte, una che si affaccia sul corridoio d’imbarco agli aerei, l’altra che dà sull’ufficio del Commissario. Nureyev ha quarantacinque minuti di tempo per decidere verso quale porta dirigersi: apre la porta dell’ufficio del Commissario spiccando il volo verso la libertà e offrendo il suo talento a tutto il mondo.
L’avvincente biopic ci offre scorci dei momenti cruciali della vita dell’iconico danzatore, attraverso flashback della gioventù e dell’infanzia nell’estremo oriente russo e un’accurata ricostruzione delle fasi che lo condurranno alle vette del successo mondiale, rinunciando alla sua patria cui potrà fare ritorno solo nel 1987. L’infanzia che prorompe nei pensieri di Nuyerev rimanda al treno, come luogo della sua nascita e come giocattolo, ed è uno dei primi acquisti che farà a Parigi, ma rappresenta anche una metafora della sua essenza: ribelle, nato per muoversi, sempre dinamico e senza confini.
Un film che mette in risalto i tratti comuni a molti artisti: la vocazione (potremmo definirla addirittura predestinazione, in senso romantico) alla curiosità nei confronti di tutte le forme che assume l’espressione culturale, che si tramuta in costante ricerca di stimoli e ispirazioni, la continua, irriducibile esigenza di uscire dalla propria comfort zone per arrivare alla creazione di nuove e intriganti soluzioni artistiche. I richiami alla forza seduttiva e formativa dell’arte sono continui; monumenti, sculture, e diversi dipinti tra cui La zattera della medusa di Théodore Géricault al Museo del Louvre.
Suggestive le inquadrature, sinuose e dinamiche, quando seguono le linee magnetiche, imprevedibili, tracciate dai movimenti dell’étoile, al contrario statiche e prive di sonoro nel momento in cui si vuole evocare la claustrofobica campana di vetro del regime sovietico, che Nureyev rompe con la sua corsa in aeroporto verso l’Occidente.
NUREYEV – THE WHITE CROW
Genere:Biografico, Drammatico
Anno:2018
Regia:Ralph Fiennes
Attori:Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Chulpan Khamatova, Ralph Fiennes, Aleksej Morozov, Raphael Personnaz, Olivier Rabourdin, Louis Hofmann, Sergei Polunin, Yves Heck
Paese:Gran Bretagna, Francia
Durata:122 min
Distribuzione:Eagle Pitures
Sceneggiatura:David Hare
Fotografia:Mike Eley