Guerra alla guerra: e Lisistrata fu

Guerra alla guerra: e Lisistrata fu

di Anna Di Mauro 03-07-2019

SIRACUSA – La colomba bianca lanciata dalla Pace biancovestita vola sugli spettatori nello spazio sacrale del Teatro Greco di Siracusa, chiudendo con uno stereotipo sempre ben accolto la commedia più famosa di Aristofane, datata 411° a.C., quella plurirappresentata “Lisistrata”, in greco “colei che scioglie gli eserciti”, che in questa edizione porta la firma di Tullio Solenghi. Il comico del celebrato trio Solenghi-Marchesini-Lopez, si cimenta per la prima volta in una regia che sicuramente ha le sue difficoltà, come ha dichiarato lo stesso Solenghi, sia per la fama dell’opera che per il luogo della rappresentazione. Senza voli pindarici possiamo dire che il risultato è gradevole, con qualche perplessità su alcuni vieti luoghi comuni che abbassano la soglia di gradimento degli addetti al settore, ma non del pubblico che ha riso e applaudito.

Il riferimento esplicito agli scottanti temi contemporanei dell’immigrazione e della condizione subalterna femminile (nulla di nuovo sotto il sole) emergono già dalla scenografia evocativa delle architetture dell’Africa e dai variopinti costumi, mentre le multietnie sono state evocate dalla mescolanza dei dialetti italici intrecciati al canto ululato lacerante delle donne berbere e del Medio Oriente. L’inserto di cammei di variegata provenienza, dal cabaret alla poesia, con chiari riferimenti all’attualità (come del resto era d’uso nell’antica Grecia), punteggiano il tessuto narrativo di sorprese, di inattese variazioni sul tema, interrotto persino dalla telefonata di Aristofane, indignato per la tracotanza della regia. Dall’esegesi di parole greche a noi incomprensibili di uno scomodo chiosatore biancovestito, alle evocazioni totemiche al neon del deus ex machina, alla My Way della Pedasta di Massimo Lopez cantata in luccicanti abiti femminili con tanto di copricapo piumato da soubrette, le frequenti incursioni nel tessuto narrativo hanno giocato sullo stesso, interrompendo platealmente il gioco del teatro con teatralità diffuse di gusto contemporaneo, non sempre in linea con la tradizione classica che affidava la comicità a termini con espliciti riferimenti sessuali e all’invertimento dei ruoli, quasi profetico, di Aristofane.

Grande forza dello spettacolo indubbiamente Elisabetta Pozzi. Padrona incontrastata del campo dispiega le ali sulla scena corroborandola di una autorevole presenza drammaturgica, concertando con un cast ben nutrito di cui fa parte lo stesso Solenghi, che si è riservato il ruolo di Cinesia. Gli inserti corali vivaci e musicalmente articolati hanno enfatizzato l’atmosfera giocosa dell’opera.

Ambientato ad Atene, nell’antica Grecia, la commedia narra della ribellione delle donne greche unite e compatte, al di là delle poleis, grazie alla tenacia di Lisistrata, contro la guerra, odiata perché tiene lontani i loro uomini. La divertente strategia della seduzione femminile, qui arma di pace, si spinge fino allo sciopero del sesso delle donne, pronte a ricattare i mariti, rifiutandosi alle loro voglie, finchè non firmeranno la sospirata pace. Lo stratagemma del rifiuto prosegue con l’occupazione dell’Acropoli, fino alla resa incondizionata dei maschi infiammati, che per amor di sesso, non di pace, finiranno per concederla. Fino a quando? La riduzione di un tema così delicato e importante come la guerra a mera lotta sessuale rende sapido l’assurdo conflitto, esasperato dalle diatribe endemiche tra il mondo maschile e il mondo femminile. Questi sono i due cardini dell’opera su cui si innesta il ceppo umoristico. Le manipolazioni e gli interventi sul testo avrebbero forse potuto limitarsi a sottolinearli ed esaltarli. L’intento didascalico e di impegno civile ha in parte smorzato la vis comica di un testo intramontabile. Valga per tutto il finale che vede la Pozzi tenere per mano un bambino che un giorno sarà soldato mentre parla per lui con il testo poetico di Simone Savogin. Sicuramente commovente, ma meno incisivo di una risata dissacratoria.

 

LISISTRATA

Opera di | Aristofane
Traduzione | Giulio Guidorizzi
Adattamento drammaturgico | Tullio Solenghi e Marcello Cotugno
con un contributo di Simone Savogin tratto da “Scriverò finché avrò voce”, edito da Tre60
Regia | Tullio Solenghi
Collaboratore alla regia e curatore musicale | Marcello Cotugno
Scenografia e costumi | Andrea Viotti
Coreografie | Paola Maffioletti
Light designer | Pietro Sperduti
Assistente alla regia | Martina Gargiulo

CAST

Lisistrata | Elisabetta Pozzi
Calonice | Federica Carruba Toscano
Mirrina | Giovanna Di Rauso
Lampitò | Viola Marietti

Coro di Vecchi
Dracete | Vittorio Viviani
Strimodoro | Totò Onnis
Filurgo | Mimmo Mancini

Coro di Vecchie
Stratillide | Tiziana Schiavarelli
Nicodice | Simonetta Cartia
Calice | Silvia Salvatori

Donna beota | Giulia Messina
Donna corinzia | Margherita Carducci
Magistrato | Federico Vanni

Arcieri | Andrea Di Falco, Daniel Pistoni, Emanuele Carlino, Federico Mosca, Roberto Mulia, Stefano Pavone, Salvatore Ventura, Gabriele Manfredi

Donne ateniesi | Margherita Carducci, Elisabetta Neri

Cinesia | Tullio Solenghi
Manete (servo) | Gabriele Rametta
Araldo spartano | Giuliano Chiarello

Ambasciatori spartani | Gabriele Manfredi, Roberto Mulia
Ambasciatori ateniesi | Franco Mirabella, Riccardo Livermore, Andrea Di Falco
Pace | Serena Carignola

Personaggi aggiunti
Didascalio | Roberto Alinghieri
Pedasta | Massimo Lopez
Oracolo | Simonetta Cartia
Traduttore dell’Oracolo | Franco Mirabella

Coro
Accademia d’Arte del Dramma Antico sezione Scuola di Teatro “Giusto Monaco” | Giulia Antille, Emanuele Carlino, Andrea Palermo, Adele Di Bella, Andrea Di Falco, Federica Gurrieri, Giulia Messina, Silvia Messina, Federico Mosca, Roberto Mulia, Daniel Pistoni, Stefano Pavone, Isabella Sciortino, Alba Sofia Vella, Salvatore Ventura, Gabriella Zito, Beatrice Barone, Irene Jona, Gabriele Manfredi, Gabriele Rametta

Bambini orfani di guerra
Accademia d’Arte del Dramma Antico sezione Scuola di Teatro “Fernando Balestra” | Matteo Bariletti, Gabriele Buonanno, Francesco Cutale, Gabriele De Martino, Mattia Maccora, Pierpaolo Pantano, Riccardo Scalia (Leandro), Giorgio Signorelli (figlio di Cinesia), Nicolò Spada, Ettore Vadala

Costumi | Laboratorio di sartoria Fondazione INDA Onlus
Scenografie | Laboratorio di scenografia Fondazione INDA Onlus

AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA FINO AL 6 LUGLIO