La sera della prima
I LOVE SOCRATE !
Un dimenticato copione di Vincenzo Cerami di scena allo Stabile di Catania. Regia di Ezio Donato. Interpretato da Pippo Pattavina (nella foto) e Renata Zamengo
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Il fascino ambiguo di Socrate e della sua morte, abietta condanna di un ingiusto processo, sono al centro del “Socrate” di Vincenzo Cerami, una coraggiosa dichiarazione d’amore per un uomo integro, protagonista di esemplari scelte etiche in una Atene del V secolo corrotta e degradata. L’opera scritta e rappresentata per la prima volta al Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 2000, con Gigi Proietti regista e interprete nei panni di Socrate, viene rappresentata in questi giorni a Catania, per la regia di Ezio Donato.
La struttura dell’opera è scandita in tre scenari fondamentali intersecati senza ordine temporale: La morte di Socrate, il linciaggio letterario di cui fu oggetto, infine il processo .
Il corpo maggiore è costituito da scene tratte dai “ Dialoghi” di Platone, insigne discepolo di cotanto maestro, che propongono una visione quasi agiografica del filosofo, a fronte di un un‘unica scena ambientata nel mondo dell’avanspettacolo, incasellata tra le due parti dell’opera, che mostra una ben diversa prospettiva: il dileggio di Aristofane che nella commedia “ Le Nuvole “ dipinge Socrate come un cialtrone e un imbroglione. In questa parte dall’opera si nota una minore adesione alla fonte. Infatti vengono espiantate alcune battute, tra le più becere, facili a suscitare il riso, tralasciando altre modalità ed accenti più complessi e raffinati della celebre commedia greca. Una maggiore fedeltà al testo originario avrebbe forse generato qualche dubbio o confusione tra le due figure tramandate: Socrate era un grande filosofo o un cialtrone?
La qualcosa non era nell’intenzione dell’autore che certamente ha voluto proporre un chiaro e inconfutabile esempio di cittadino esemplare, rispettoso delle leggi fino ad accettare l’iniqua morte, rifiutando l’offerta di una salvifica fuga da parte degli stessi accusatori, che avrebbe solo avvalorato la sua condanna come corruttore e miscredente. Una scelta etica incomprensibile e impraticabile ai giorni nostri e proprio per questo indicata, accarezzata e reiterata.
Attualizzando il contenuto, operazione forse non indispensabile, attraverso incerte contaminazioni spazio- temporali ( i costumi e le scene propongono tempi e luoghi diversi) e di genere teatrale ( la commedia greca assimilata alle gags d’avanspettacolo, operazione discutibile a fronte di una impostazione tragica) l’opera rivela un versatile Pattavina che propone con disinvoltura un Socrate sobrio e acuto nelle scene di derivazione platonica accanto a un Socrate macchiettistico nella scena aristofanesca, allietata da sgambettanti Nuvolette in guepière e ilari musicisti in paglietta. Le musiche di questa scena sono dello stesso Pattavina.
Lo spettacolo offre comunque il pregio di una parola che si fa filosofia e impegno civile, che riflette sui grandi temi della morte, dell’immortalità dell’anima, della conoscenza, dell’etica, aspirando a farsi dramma politico, morale esistenziale, mostrando sdegno nel dipingere il quadro desolante di una società corrotta, capace di spegnere le intelligenze più vivaci e produttive. La barbarie incombe. Socrate docet.
“Socrate” di Vincenzo Cerami Regia: Ezio Donato Musiche: Nicola Piovani Prod. Teatro Stabile di Catania Con Pippo Pattavina, Sebastiano Trincali, Renata Zamengo, Alberto Bonavia, Franz Cantalupo, Giampaolo Romania e i ragazzi dell’ Accademia “ U. Spadaro” del Teatro Stabile di Catania.
Al Teatro Verga. Catania. Sino al 26 aprile