Fiat voluntas dei… siciliani
di Anna Di Mauro 11-05-2019
CATANIA – Spettacolo di tradizione, con un cast ben assortito capitanato dal grandioso caratterista che è Tuccio Musumeci nei panni dell’esilarante prete Don Attanasio e… risata è fatta.
Al Teatro Brancati di Catania la stagione chiude i battenti con “Fiat voluntas dei”, opera plurirappresentata anche al cinema, cavallo di battaglia di Angelo Musco (con il quale l’autore ebbe non pochi contrasti), che porta la firma di Giuseppe Macrì, drammaturgo e fondatore di quel vivaio di artisti del primo ‘900 che fu “Brigata d’arte”. Scomparso nel ’73, autore di numerosi testi teatrali, Macrì è passato alla storia per questo indiscusso capolavoro del teatro popolare. La cifra del Nostro si attesta su un mixer ben congegnato di comicità e dramma, mantenendo una semplicità di intreccio che permette di gustarne tutte le varianti senza perdere il filo del racconto.
In questa produzione del Teatro della Città sono rispettati con garbo gli stilemi dell’opera: amore, denaro, religione, famiglia, incarnati da attori esperiti, coesi e divertititi nel rinverdire gli allori del celebre Fiat, attenti a varcare con un filo di ironia didascalica la soglia dell’umorismo intimato da battute in vernacolo, sottolineate con arguzia, come nella prima scena dove Olivia Spigarelli, la signora Maravigna, moglie e madre “esemplare” snocciola frasi fatte intenta a scardinare un salvadanaio nascosto dal marito, e per di più frequentatrice del fiasco di vino opportunamente vicino alla poltrona su cui riposa.
Sullo sfondo di un temporale in arrivo, metafora della tempesta di sentimenti che si scatenerà di lì a poco, scivola il cardine su cui ruota la vicenda: la storia d’amore ormai conclusa tra Paolino, il belloccio giustamente sempliciotto di Plinio Milazzo, e la cugina Mara, in preda alla furia delle pene d’amore, di una intensa Debora Bernardi, sempre innamorata del cugino e ora malmaritata con Don Vincenzo gelosissimo sindaco del paese, un grintoso Santonocito ai limiti del farsesco. Paolino si è innamorato, ricambiato, di Anna, la fresca e agguerrita Lorenza Denaro, giovane e bella figlia di un onesto macellaio, il sanguigno e schietto Santo Pennisi. A contrastare questo amore c’è non solo Mara, ma anche il padre di Paolino, il padre-padrone di Aldo Toscano Don Gaetano Maravigna, che aspira a un matrimonio più altolocato per il figlio.
In questo intreccio di amori e proibizioni, di desiderio e difficoltà nel realizzarlo si introduce l’irresistibile comicità tout court del Padre Attanasio di Tuccio Musumeci, frequentatore di casa Maravigna per la solita partitina a carte. Coinvolto suo malgrado nella burrascosa situazione, il bonario parroco, declinando un “Fiat voluntas dei” tra una scena e l’altra, favorirà i due giovani innamorati, pur conseguentemente compromesso nella salute, amorevolmente assistito dalla irresistibile Perpetua mezza cieca di Margherita Mignemi che lo profetizza morto da un momento all’altro, fino al felice esito.
Si ride con semplicità e complicità, sapendo che questa semplicità riposa in quella verve comica che affonda le sue unghie nella commedia classica. Ritrovare il Fiat in questa rispettosa e vivacizzata versione è una buona occasione per riscoprire le nostre radici, senza nulla togliere alla forza innovativa del teatro di “ricerca”, anzi irrobustendolo.
FIAT VOLUNTAS DEI
Di Giuseppe Macrì
Regia di Giuseppe Romani
Con Tuccio Musumeci, Aldo Toscano, Olivia Spigarelli, Plinio Milazzo, Debora Bernardi, Santo Santonocito, Santo Pennisi, Lorenza Denaro, Margherita Mignemi, Giuseppe Ferlito
Scene Jacopo Manni
Costumi Sara Verrini
Musiche Pippo Russo
Luci Sergio Noè
Produzione Teatro della Città. Centro di produzione teatrale
Al Teatro Brancati di Catania