Ionesco in delirio
CATANIA – Al Piccolo Teatro di Catania, per la regia di Nicola Alberto Orofino, abbiamo gustato un frizzante “Delirio”, tratto da Delirio a due di Eugene Ionesco. Reso intimo da un inedito prologo colloquiale dell’attrice con gli spettatori, lo spettacolo onora un testo iperbolico, sconfinante a tratti nell’inevitabile Cantatrice calva, parzialmente rivisitato nell’ambientazione di un teatro, invece che una casa, nel finale aperto, offrendo la cifra dell’Assurdo pulita e affrescata da elementi creativi di uno scenario aderente alla nostra contemporaneità, grazie agli innesti e alle varianti ambientali e temporali e alle invenzioni-simbolo di oggetti di uso comune, un lenzuolone/letto, un’asciugamani/finestra, palloncini neri/mine vaganti, in fumi ed esplosioni colorate, statuine di Padre Pio…
L’apparato strumentale fa da metaforico supporto ai deliri di una coppia, Alice e Francesco, gli attori in procinto di andare in scena, tra realtà e immaginario, dilaniati da una costante incomunicabilità, tradotta in farneticanti liti e tensioni, interrotte da passaggi onirici, da fantasie e ricordi nostalgici. In un puzzle di esistenze intraviste nella loro insoddisfazione sospesa, inizialmente sfiorati, poi lambiti e infine schiacciati dai suoni e dalle deflagrazioni di una misteriosa guerra, simbolo esponenziale di tanta diatriba, i due attori/personaggi naufragano abbracciati. Qui i due protagonisti hanno un nome (che è il loro vero nome) nel tentativo di un’identità che comunque si ammanta dell’accezione simbolica di esistenze colte in medias res, caparbiamente aggrappate a un conflitto irrazionale svuotato di significato, a una disperata lotta per la sopravvivenza che ci riporta al vuoto con cui quotidianamente si combatte, oggi più che mai, catturati da una falsa ed effimera comunicazione virtuale.
L’esperita forza drammaturgica dei due interpreti, isterica e grottesca pur nella diversità dei rispettivi ruoli, ben affidata ad Alice Ferlito e Francesco Bernava, trova risalto nell’apparente naturalezza e semplicità di una recitazione curata nel suo inquietante manifestarsi, capace di soggiogare e irretire lo spettatore con le sue imprevedibili sfaccettature, portandolo sul piano di una tragicommedia senza sconti, dove tutto sembra finire per poi inesorabilmente ricominciare, riportandoci al clima di svelamento di un disagio relazionale tout court che il drammaturgo rumeno ha mirabilmente denunciato con feroce e spietata ironia. Qui forse l’ambientazione teatrale fa pensare anche a un’allusione al destino del teatro, colto nelle sue laceranti contraddizioni?
Banalmente considerata un’opera minore, Delirio a due, proposto in questa edizione di Mezzaria Teatro – associazione culturale costantemente impegnata nel proporre la qualità di un teatro di ricerca e di innovazione -, già rappresentata a Rimini, oggi per la prima volta in Sicilia, ci rinverdisce il fascino di Ionesco, pur adottando un’impronta registica dove l’Assurdo riposa oltre che nel gesto e nell’interpretazione straniata, nella qualità distortamente giocosa della nostra vicenda umana, vista con gli occhi fantasiosi di chi, nonostante tutto, vuole ancora disperatamente sperare.
DELIRIO
Tratto da “Delirio a due “ e “La cantatrice calva” di E. Ionesco
Con Alice Ferlito e Francesco Bernava
Scenografia, disegno luci e costumi Vincenzo La Mendola
Assistente alla regia Gabriella Caltabiano
Produzione Mezzaria Teatro in collaborazione con Senza Misura Teatro
Organizzazione Filippo Trepepi
Al Piccolo Teatro della Città – Catania. Per la stagione Nuovoteatro