Il viaggio dantesco per voci e suoni. Alla sala Magma di Catania
CATANIA – La Comedìa di Dante Alighieri è un vero e proprio copione teatrale in versi endecasillabi. Rappresentarla sarebbe superfluo e soprattutto mancherebbe l’affascinante apporto della narrazione. Abbiamo apprezzato dunque la forma recitativa dei canti, senza ricorrere a facili, ma anche inutili divisioni drammaturgiche di parti. I tre attori che hanno dato vita agli immortali versi hanno interpretato due canti ciascuno, lasciando intatto il tessuto strutturale dell’opera più famosa della nostra letteratura.
Lecturae Dantis ne abbiamo conosciute tante, fino all’ultima seguitissima di Roberto Benigni, grande divulgatore, che ha scelto la semplicità colloquiale per offrirci il grande testo. Ciò che rende particolare questa Lectura è anche l’intreccio tra la Comedìa e la vita privata di Antonio Caruso. Ideatore del disegno registico e interprete appassionato e attento, già impegnato con ardore in precedenti letture dantesche, miracolosamente in vita dopo una straordinaria esperienza personale che lo aveva condotto ai confini della realtà tangibile in un metaforico viaggio dantesco, Antonio ha esplorato visceralmente e con particolare partecipazione sentita la materia dantesca, costruendo la successione dei 6 “canti scelti dalla terra al cielo”, dall’Inferno al Paradiso, tracciando e demarcando una linea da lui sfiorata, che ci ha trasportato dal buio delle viscere infernali alla luminosa trascendenza del Paradiso, con asciutta e vibrante lettura, definita semplice, proprio per sottolineare la scelta di evitare una facile retorica, rendendo il giusto omaggio a un testo che non abbisogna di trasfigurazioni drammaturgiche e imbellettamenti.
Così abbiamo gustato la parola che sorge dai ricordi insormontabili dei banchi di scuola per adagiarsi sulle tavole del palco con chiarezza e sincera partecipazione, accompagnata dalle sonorità evocative della chitarra di Salvatore Daniele Pidone e dall’artato disegno di luci.
L’apertura del recital con il Primo Canto, animato dalla voce corposa e intensa di Antonio Caruso ci immerge istantaneamente nell’incipit del grande viaggio di un’anima che dalle tenebre della selva oscura intraprende la sua redenzione, guidata dal dolce Virgilio. Appassionante percorso che ci conduce al Secondo Canto, solitamente trascurato, affidato alle sonorità timbriche di Donatella Marù che ci svela il dubbio di Dante sull’opportunità di intraprendere siffatto viaggio. Con Giovanni Calabretta e il suo limpido rigore nel Terzo Canto entriamo nelle ferine acque dell’Acheronte, solcate dal temibile traghettatore d’anime, Caronte, per poi sollevarci nel vento che trascina le anime lussuriose del Quinto Canto, gustando la dolce e struggente memoria dell’amore di Paolo e Francesca. Con il Primo Canto del Paradiso Donatella Marù ci trasporta nel regno della luce, aprendo alla fantasia il sublime ineffabile. La conclusione dalla struttura circolare vede Antonio Caruso affondare il suo sguardo trepidante nella celestiale preghiera alla Vergine del Canto Trentatreesimo che chiude il breve, intenso percorso, ci auguriamo solo l’inizio, di un progetto che possa restituirci la bellezza e il mistero della Comedìa, svelando ancora qualcosa di ciò che il mirabile tessuto, ricco e complesso tiene celato.
LA COMEDIA DI DANTE IN VOCI E SUONI
Coordinamento registico di Antonio Caruso
Le voci: Giovanni Calabretta, Donatella Marù, Antonio Caruso
I suoni: Salvatore Daniele Pidone
Centro Culturale e teatrale Magma – Catania