Passepartout per l’anima cercasi. ‘Serrature’ di e con Alessandro Riccio al Teatro di Rifredi
FIRENZE – Serrature di e con Alessandro Riccio, lui e tutto l’essere umano, i vuoti e i pieni, che implodono ed esplodono in uguale misura, le paure e le certezze che si fondono e da pot of stew si fanno melting pot. Naufraghiamo in un mare e approdiamo in un’isola, che subitamente si presenta conosciuta ma non tangibile, eppure così incredibilmente vicina. Che succede? Il quieto e allegro vivere del nostro Io sembra appartenere a qualcun altro e quello che eravamo non siamo forse più? Il teatro a questo punto non esiste e scompare e gli attori reincarnano il fallimento, l’incomprensione, la rinuncia e il successo.
Un complesso ma divertente gioco, per il quale non possiamo non ricorrere al maestro della psicoanalisi Sigmund Freud, con un Io che è sempre in cerca di un equilibrio, pur con mille dondolii, un Es che cerca di prevalere creando problemi di rapporti con terzi e quel SuperIo che si è costruito nell’infanzia di ciascuno, e se avesse la meglio andrebbe a costruire un soggetto assolutamente represso. Nella sbalorditiva rappresentazione di Riccio eccoci tutti quanti a guardare noi stessi attraverso Giulio Spadon, manager realizzato e apprezzato da tutti, stella illuminata da imitare e ascoltare, che adopera ogni minuto per dispensare saggi consigli ai suoi cinque riferimenti di vita. Amato, stimato – quasi idolatrato -, il protagonista è un vero e proprio fenomeno delle risposte ai quesiti più nascosti anche con la sua psicologa, fino a che in Giulio hanno il sopravvento tutte le paure, disturbi, incertezze che lo abitano.
Dunque ci stupisce con l’arrivo di quel superuomo che abolisce le falsità dei moralisti e dichiara se stesso, apponendo all’etica collettiva i propri valori. Spadon identifica il ritorno al mondo del pensiero dionisiaco, condotto dai suoi tormenti.
Serrature ci conduce al Superuomo di Nietzsche e alla sua corporeità fisica che, proprio secondo il suo pensiero, ci insegna a seguire il solo corpo, che guida unicamente le spinte emotive ma, abbiamo un ma, ci pone davanti anche un supereroe più chiaro, comprensibile e vicino ai nostri giorni: “Superman”, che sopravvive a tutto eccezion fatta per la kryptonite. Esattamente la kryptonite quale oggetto simbolo, al quale diamo il potere di distruggerci in qualsiasi momento se solo ci crediamo. Un passepartout verso la nostra anima e i suoi intersecati e aggrovigliati canali di pensiero.