Arriva “Babbomorto Editore”, la micro casa fondata da Antonio Castronuovo
“A babbo morto” è un’antica espressione la cui prima attestazione sembrerebbe risalire al 1797, utilizzata in riferimento ad un pagamento che si presume sarà effettuato molto avanti nel tempo, o meglio ancora senza che si possa individuare una scadenza prestabilita. È l’Accademia della Crusca a spiegarci che questo modo di dire deriva “da una particolare forma di prestito praticata anticamente dagli usurai nei confronti dei giovani che, trovandosi in disastrose condizioni economiche, avrebbero restituito la somma di denaro ricevuta solamente dopo la morte del padre, cioè dopo la riscossione dell’eredità familiare. Si sottintende quindi che il debito in questione venga saldato in tempi molto lunghi”. In modo scherzoso e per estensione, l’espressione viene usata in riferimento ad acquisti che lasciano prevedere lunghissime dilazioni di pagamento.
In modo ancora più ironico si ricorre a questa locuzione in relazione a prestiti a fondo perduto. È a questo noto modo di dire che si è ispirato Antonio Castronuovo, bibliofilo e saggista, scrittore e traduttore dal francese, patafisico e aforista, per creare la sua micro casa editrice della meraviglie, la “Babbomorto” appunto. Castronuovo, che è anche il direttore de “La Piê”, la più antica rivista romagnola di cultura ancora attiva (fondata da Aldo Spallicci nel 1920), sembra far propria l’esortazione calviniana a prendere “la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”, e dà alle stampe una serie di opuscoli contraddistinti da una sobria eleganza ( che si rivela nella grafica curata ma priva di orpelli) e dalla essenzialità di testi brevi, di tono ironico, satirico o surreale, piccoli monumenti alla patafisica dadaista con il suo corredo di luminosi non sense, ma anche racconti gotico-visionari, raccolte di aforismi e diari, brevi memoriali, (auto)biografie minime, in cui il rigore filologico dei ricordi si unisce ad una scrittura brillante, umoristica, mai noiosa. Libriccini stampati in tiratura limitata e numerati a mano, perché siano rare plaquette per appassionati bibliofili; eppure per quanto minuscola sia questa casa editrice, e per quanto amatoriale possa essere l’esperimento in questione, Castronuovo si presenta come editore a tutti gli effetti, nel senso che si accolla la responsabilità della produzione e della commercializzazione del testo. A conferma della serietà dell’operazione, va detto che nel giardinetto sottostante al piccolo appartamento di Imola che funge da sede della “casina” editrice (come Castronuovo ama definirla), fa bella mostra di sé il B-MOR – Bidone Maceratore Opere Respinte – a conferma del fatto che non tutti i testi proposti all’attenzione dell’editore vengono accettati. Castronuovo dedica molto tempo alla sua creatura, rivestendo un vero e proprio ruolo di factotum: è lui infatti il direttore editoriale, il segretario, il correttore di bozze, il centralinista ed altro ancora, fino ad arrivare ai ruoli più umili. Ed è sempre lui, o quadi sempre lui, celato dietro nom de plume di volta in volta differenti, il prefatore delle operette. A scrivere per la Babbomorto è già una considerevole schiera di autori: dallo scrittore Paolo Albani al fondatore di Stampa Alternativa Marcello Baraghini, dal giornalista Luigi Mascheroni allo xilografo Edoardo Fontana, da Maria Gioia Tavoni, una delle maggiori esperte italiane di storia del libro, allo stesso Castronuovo. E poi tanti, tanti, tanti altri nomi, a conferma del fatto che la più eterea delle case editrici italiane è già una piccola solida realtà.