Cartellone
TEATRO BIONDO DI PALERMO
Una fitta stagione di ‘frontiera’, tra passato e presente, Storia e attualità
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L’atmosfera è festaiola e soddisfatta, piccolo rinfresco, sorrisi, baci e abbracci a profusione, ma dietro l’angolo serpeggia l’emozione di essere presenti da protagonisti su un palcoscenico che incute quantomeno soggezione. Gli artisti del Teatro Biondo Stabile di Palermo hanno incontrato pubblico, stampa e autorità per presentare la nuova stagione, che prenderà il via il 24 ottobre con la prima delle dieci produzione del Biondo, lo spettacolo “Io, Nessuno e Polifemo” della regista residente Emma Dante, intervista impossibile condotta sul filo dell’ironia e della leggerezza.
Moni Ovadia ha aperto la serata con la consueta grazia affabulatoria dissertando sullo stupore, elemento conduttore della stagione, e sottolineando come esso sorga improvviso oltre il conformismo, la routine e il pregiudizio aprendo nuovi orizzonti, non ultimo la capacità di riconoscere l’essere umano “oltre il contesto dal quale proviene”. Mario Azzolini ha quindi presentato la nutrita kermesse alla quale hanno preso parte, fisicamente o con un contributo video, tutti gli artisti coinvolti nei venti spettacoli distribuiti tra Sala Grande e Sala Strehler. All’appello mancava solo Paolo Rossi che presenterà un “Arlecchino” in linea con il suo personaggio: irriverente, nevrotico e lunare.
Il Direttore Roberto Alajmo ed Emma Dante hanno duettato amabilmente, sotto lo sguardo del Sindaco Leoluca Orlando che ha preferito rimanere in platea, senza nascondere il rispettivo compiacimento per una campagna abbonamenti che ha già superato di molto le quote dello scorso anno e per l’avvio della scuola di teatro, diretta dalla Dante, che “ha portato una ventata di gioventù in un teatro che soffriva un pochino di vecchiaia”.
Le produzioni del Biondo per la Sala Grande prevedono inoltre: “L’onorevole” di Sciascia con Laura Marinoni, Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che ha sottolineato come l’attualità di questo testo vada cercata soprattutto nella rinuncia alla cultura, in un momento in cui essa dovrebbe essere invece sostenuta; “Non si sa come” di Pirandello con un Pino Caruso che invia da Roma un sua gustosa discettazione sull’ignoranza e sulla forza del teatro definito “una forma di felicità interrotta dall’esistenza”; “Clitennestra Myllennium” di Vincenzo Pirrotta con Anna Bonaiuto che indossa i panni della spaesata regina greca risvegliasi dopo un letargo di tremila anni.
In video arrivano altri contributi: quello di Rocco Papaleo, protagonista di “Una piccola impresa meridionale”, esperimento di teatro canzone diretto da Valter Lupo che offre una visione particolare della questione meridionale, quello di Marco Baliani, che parla del suo “Decamerone” ancora in fieri con Stefano Accorsi protagonista e della peste dei nostri giorni, costituita dall’abbassamento dei livelli dei valori e della giustizia, quello di Marco Paolini, che mostra un frammento di “Itis Galileo”, dialogo con il pubblico e riflessione aperta scritta con Francesco Niccolini sulla figura del padre della scienza moderna, quello di Simone Cristicchi che invia una canzone tratta dallo spettacolo “Magazzino 18”, ispirato al triestino luogo di raccolta degli esuli istriani e diretto da Antonio Calenda, quello di Fausto Russo Alesi che affronterà il classico eduardiano “Natale in casa Cupiello” trasformandolo in uno straniante assolo.
Al gran completo la squadra che compone il cartellone della Sala Strehler, al quale è possibile abbonarsi separatamente, quasi tutti artisti siciliani protagonisti del teatro contemporaneo. Cinque le produzione dello Stabile palermitano: “Un errore umano” di Gigi Borruso che, dopo aver polemizzato sulla lontananza della politica dal teatro, ha parlato del rapporto con la verità, particolarmente lancinante per una donna di mafia che tenta la ribellione; “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari che il regista Alfio Scuderi ha dichiarato di riprende volentieri proprio per dimostrare come il genere “commedia”, considerato spesso in Italia di serie B, possa raggiungere invece risultati altissimi; “Paranza”, drammaturgia di Katia Ippaso, diretto da Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte, con le musiche originali di Antonella Talamoni, spettacolo di forte impronta musicale su quattro personaggi che hanno perso i loro diritti e sperano di riottenerli sottoforma di miracolo;
A seguire “Lampedusa snow” di Lina Prosa che, dopo il naufragio di discesa del primo capitolo della trilogia costituito da “Lampedusa beach”, propone un naufragio di ascensione ispirato ad un articolo di cronaca; “Ti mando un bacio” di Sabrina Petyx, che ne è interprete con Massimo Verdastro per la regia di Giuseppe Cutino, sulla difficoltà del nostro tempo e sulla capacità di tolleranza e di adattamento che l’essere umano mostra di possedere.
A completare il quadro, “Educazione fisica” di Elena Stancanelli per la regia di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, la quale ha sottolineato l’elemento della responsabilità presente in chiunque “conduca un esercito” ed in particolare in un allenatore intrappolato in un perfezionismo distruttivo; Giuseppe Cederna che, dopo aver ripreso la tematica dello stupore con una domanda destinata a restare aperta (Cosa deve succedere quando qualcosa ci stupisce al punto da diventare parte di noi stessi?), ha anticipato, attraverso la poesia del poeta-soldato Ungaretti “I fiumi”, uno dei temi portanti dello spettacolo “L’ultima estate dell’Europa” diretto da Ruggero Cara, sempre sulla I guerra mondiale della quale ricorre il centenario.
Ancora la Dante con “Operetta burlesca” su un tema, quello di un uomo che sente di essere una donna, che la stessa regista ha definito “difficile da affrontare soprattutto al Sud” e, infine, Ottavia Piccolo, giunta attraverso un video, a mostrare qualche passaggio di “Donna non rieducabile”, memorandum teatrale sulla giornalista russa Anna Politkovkaja morta per la propria fame di verità.
Moni Ovadia ha concluso la serata presentando brevemente “Doppio fronte” – scritto e interpretato con Lucilla Galeazzi e prodotto dal Biondo – oratorio antimilitarista fatto di testo e canzoni sulla guerra che “ha costituito l’apoteosi della vigliaccheria, quella che ha inaugurato attraverso la tecnologia l’orrore del secolo breve, quella che è all’origine del nostro tempo e di quelle guerre schifose che chiamiamo missioni umanitarie”.
Il Biondo quest’anno oscilla, dunque, tra storia e attualità, punta all’abbattimento delle barriere tra generi diversi e scommette sulla pluralità dei linguaggi, alterna voglia di evasione e testimonianze civili, ma – ha evidenziato la Dante – questo desiderio di leggerezza non deve far rattrappire la vocazione a riflettere che è propria del teatro, che deve continuare a fare del male.