Una storia di terra, di mari, d’ulivi (e di sireni). La sirena di Camilleri/Montandon incanta i teatri italiani
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L’affabulazione in un monologo a più voci, intriso di terragna umanità, di sussulti della carne, di inquietudini dello spirito, di malie, di echi di un mito inciso nella memoria degli uomini, gravida di sortilegi e accennati cannibalismi, di sonorità preziose, di allestimenti scenografici essenziali e polifunzionali, di una straordinaria varietà di moduli interpretativi, di umori contrastanti, esibiti con devozione votiva a un testo reso vivo e palpitante dalla pregnanza fisica, vocale, umana di un palpitante Montandon, alle prese come autore e attore con uno dei testi più affascinanti di Andrea Camilleri “Maruzza Musumeci”, nell’omonimo spettacolo, tratto dal singolare romanzo del creatore di Montalbano. “Cunto” popolare e colto, vergato da una penna felice, il racconto di uomini e sirene, irrompendo negli schemi popolari per assumere toni mitici, epici, è lo spettacolo di apertura della nuova stagione del Piccolo Teatro di Catania.
Che cosa accade quando un uomo, un maturo terragno, si innamora perdutamente di una donna-sirena, fino a volerla in sposa, amandola per tutta la vita, mettendo al mondo sirenidi, lui che teme il mare e non lo vuole vedere neanche da lontano…? Sono così diversi… Eppure resteranno insieme a Ninfa, contrada soleggiata sulle coste dell’Isola, tutta la vita, venendosi incontro, rispettando le zone oscure, mantenendo vivo un sentimento che nutrirà la loro vita e quella dei loro figli.
Si può amare nella diversità, purchè ci si rispetti. Anche le sirene chiedono amore. L’amore- incantamento, come rispetto del mistero dell’altro. Ignazio asseconderà le stranezze di Maruzza, ammaliato dalla sua straordinaria bellezza, dalla sua voce, dalla sua passione carnale. Costruirà per lei una stanza da cui vedere il mare e due cisterne dove immergersi nuda quando il richiamo del mare diviene insopprimibile. Lei, pur mantenendo la sua ambiguità, gli regalerà la sua giovinezza, il suo ardore, il suo amore, i figli. Le sirene non sono più assassine. Come la Lighea di Lampedusa, ora diventano amanti e accuditive.
Tuttavia l’addomesticamento della misteriosa creatura non sarà senza spargimento di sangue.
Maruzza e la sua Catananna Menica, con cui parla in greco antico, complici, agiranno per l’ultima volta ai limiti della ferinità. A farne le spese saranno il contadino Ulisse padre e Ulisse figlio.
Le sirene non perdonano e non dimenticano.
Tra echi di miti intramontabili e la materica forza di una Sicilia senza contorni, tra l’odore della terra e la forza del mare, tra gli ulivi e le leggende, si snoda sul palco, guidata da una alchemica e sapiente mano registica, questa singolare vicenda, dove si mescolano sul filo di una intensa narrazione dal ritmo teso un susseguirsi di scene, volti, atmosfere aspre e sensuali condite da un umorismo sottile e benevolo, in efficace contrasto con gli ardori poetici dei momenti surreali.
La esperita naturalezza dell’intensa e variegata interpretazione di Pietro Montandon fa di questa trasposizione drammaturgica un piccolo gioiello da incastonare nella già onusta carriera dell’apprezzato attore siciliano.
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Maruzza Musumeci
dal romanzo di Andrea Camilleri
Riduzione teatrale di Pietro Montandon
Regia di Daniela Ardini
Con Pietro Montandon
Al Piccolo Teatro di Catania