Io, mai niente con nessuno avevo fatto: un dramma corale a Opulentia Festival della cultura e del giornalismo

Io, mai niente con nessuno avevo fatto: un dramma corale a Opulentia Festival della cultura e del giornalismo

 

Una scena buia, vuota, improvvisamente due persone che urlano, si rincorrono per la sala tra il pubblico per poi giungere sul palco. Prende la parola Giovanni Motta, 23 anni siciliano, nato da un’avventura estiva perciò senza padre, come sua cugina Rosaria. Cresciuto in una famiglia di sole donne in cui si trova bene, ma fin da subito avverte un’attrazione per gli uomini. La narrazione di Giovanni si interrompe e inizia a parlare Rosaria, spiegando la sua esistenza, il suo desiderio di evasione dalla miseria, dalla povertà e dai soffocanti moralismi, ma anche il rapporto con suo cugino Giovanni che chiama Giovannello, considerandolo anche fratello e fidanzato al punto da pensare che da grande lo avrebbe sposato, nonostante già avesse intuito l’omosessualità del giovane.

Rosaria va a danza e Giovannello la osserva dai vetri. Giuseppe, maestro di danza, nonostante sia al corrente delle restrizioni economiche di cui soffre la famiglia, lo fa accedere alle lezioni. Giovannello con gli occhi puri, ingenui e innamorati lo descrive, fantastica su di lui. Improvvisamente tra i due scoppia la passione, ma è un amore nascosto, segreto, consumato nel chiuso di una scuola. Nessuno deve sapere di loro; per due uomini negli anni ‘80 (anno di ambientazione della pièce) è inammissibile avere una relazione sentimentale pubblica, anche perché chi mostra certi “atteggiamenti” è sbeffeggiato apertamente con insulti, gesti e rappresaglie.

Infine a raccontare i suoi trascorsi è Giuseppe, maestro di danza e amante di Giovannello, caratterizzato da un’infanzia difficile con una madre prostituta e uno zio che voleva abusarlo sessualmente. Per scappare da queste difficoltà giunge vicino Palermo dove si reca da Rosa, maestra di danza da cui apprende la disciplina necessaria per diventare un ballerino professionista. Nonostante la sua omosessualità latente, sposa una donna per poi “spassarsela” con i ragazzi.

Due tragedie squarciano la vita ingenua e pura di Giovanello: la violenza che Rosaria subisce da parte di un gruppo di ragazzi e la scoperta di essere sieropositivo. La malattia di Giovannello porterà Rosaria, stanca di assistere impotente alle sue sofferenze, a ucciderlo col sonnifero, mentre Giuseppe compiange l’amato sentendo crescere nel subcosciente la convinzione di essere stato l’empio contaminatore.

Una scena vuota, solo un baule, metafora di ricordi, mezze verità, sussurri da “chiacchiericcio di paese”. Ma la gestualità naturale e spontanea dei protagonisti colma lo spazio di senso. Pur soli durante le varie fasi drammaturgiche, gli interpreti riescono a dare vita all’assenza, e forma immaginaria, quasi tangibile, alle altre figure.

Elemento caratterizzante della pièce è la purezza dei personaggi, ognuno vittima del proprio fato, della società gretta e violenta. Un’innocenza simboleggiata dalla nudità, mai volgare o gratuita, che rappresenta l’inermità creaturale degli individui di fronte a meccanismi sociali e antropologici impietosi.

Lo spettacolo di queste esistenze dilaniate turba profondamente lo spettatore spingendolo, come nella tragedia greca, verso la catarsi. Un lavacro sacro propedeutico a un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva in grado di forgiare, un elemento dopo l’altro, nuove modalità di relazione sociale, dove preconcetti, moralismi, sopraffazione e violenza non possano più trovare spazio.

Il dramma è stato rappresentato nell’ambito di Opulentia Festival della cultura e del giornalismo a Cervinara (AV).

 

 

SCHEDA SPETTACOLO:

 

Io, mai niente con nessuno avevo fatto

 

drammaturgia e regia Joele Anastasi

con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano

scene e costumi Giulio Villaggio

light designer Joele Anastasi

aiuto regia Nicole Calligaris

foto Dalila Romeo

video Davide Marucci

graphic designer Giuseppe Cardaci

produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

coproduzione Vuccirìa Teatro