Come se foste a casa vostra: un impietoso quadro del perbenismo a Benevento Città Spettacolo
Maria e Riccardo, coppia borghese che vive in un zona in, a seguito di un decreto accoglienza per risolvere un’emergenza abitativa sono tenuti, poiché la loro casa è superiore ai cento m2, a dover ospitare dei migranti. Approfittando del fatto che la casa è in ristrutturazione, i due coniugi alto-borghesi corrompono una funzionaria pubblica per far diminuire il coefficiente di ospiti da accogliere limitandolo a tre persone. A questo punto, per evitare che possa arrivare uno sconosciuto, offrono dei soldi all’operaio moldavo assunto per la ristrutturazione della lussuosa casa convincendolo a essere uno dei tre ospiti. Oltre al tuttofare in casa devono accedere una sudanese e un senegalese (Haya e Hazuz). L’occasione che permetterebbe a Maria, solidale e sempre in difesa dei più deboli, di mettere in pratica i suoi valori etici, ma in realtà viene fuori il lato xenofobo e razzista della donna. Tale atteggiamento lascia perplesso lo stesso Riccardo che, a differenza della moglie, ha sempre ostentato un orientamento conservatore.
Il caos della casa in fase di eterna e opportunistica ristrutturazione incarna a pieno l’animo dei due coniugi e dei tre immigrati che si ritrovano a litigare continuamente. Conflitti che mettono in continuo risalto la falsa apertura mentale di chi spesso con locuzione “non sono razzista, ma…” ostenta un’esplicita chiusura verso il diverso e cade nelle trappole dell’informazione manipolata, ma, soprattutto, perde l’empatia nei confronti del prossimo, confondendo la forma col problema, dimenticandosi che chi scappa, spesso non lo fa perché lo vuole davvero, ma per necessità, per fuggire dalla violenza. In questa confusione c’è spazio anche per la denuncia di chi giunge, attraverso viaggi molti rischiosi, in Italia spiegandone le motivazioni, ma anche le detenzioni presso i centri libici.
Nel turbinio di scontri vi è spazio anche per l’amore tra Simone, figlio della coppia e Haya, l’ospite sudanese, un rapporto fortemente ostacolato dalla madre del ragazzo che arriva a corrompere dei funzionari per allontanare la facnciulla perché non si accetta che tra i due possa esserci una relazione nonostante la differenza culturale e religiosa.
Critiche e bigottismi compaiono anche nelle ironiche scene tra Hazuz e l’operaio moldavo durante delle grottesche e comiche scene dove i due si mostrano in atteggiamenti omoerotici.
Uno spettacolo grottesco, confusionario, surreale che vuole denunciare le ipocrite e finte aperture verso il diverso, l’accettarlo fin quando non ci tocca e i terribili mali che affliggono chi giunge sui barconi in Italia.
Un’opera che mette lo spettatore davanti a una situazione paradossale per poi fargli venire i brividi negli ultimi momenti durante il monologo all’unisono dei tre immigrati che emulano una pericolosa navigazione in mare, mentre ripetono le ingiurie e gli insulti che ricevono quotidianamente.
Una pièce toccante che spinge a riflettere sulle problematiche odierne e che stimola a una onesta integrazione e accettazione del diverso.
Nota stridente dello spettacolo è stata la scelta del teatro San Nicola caratterizzato dalla pessima acustica che non ha permesso un buon ascolto dei dialoghi.
Bisogna segnalare che vi era un incongruenza sul programma cartaceo e su quello telematico della XXXIX edizione di Benevento Città Spettacolo in quanto vi erano indicati due teatri diversi, perciò si doveva diffondere un avviso per avvertire l’utenza della variazione organizzativa.