Il Golem di Wegener resuscita nell’anteprima a Venezia
LIDO DI VENEZIA (dalla nostra inviata) – La preziosità delle immagini di una raffinata elaborazione artistica del cinema agli albori, accompagnata da una complessa composizione musicale originale, eseguita dal vivo dal suo autore e dal suo ensemble, arricchito dalla bella voce del soprano solista, ha degnamente aperto la 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La sala gremita per questa attesa anteprima ha gustato “Il Golem – Come venne al mondo” di Paul Wegener, del 1920, film muto magnificamente restaurato in digitale e riproposto dopo un’accurata ricostruzione che ha visto impegnato un team internazionale, per conservare e restituire uno dei capolavori dell’espressionismo tedesco che in quegli anni proponeva esperienze significative, come il coevo “Il gabinetto del dottor Caligari” di Robert Wiene. I caratteristici segni visivi degli stati interiori alterati e ossessivi (luci notturne, vuoti, allusioni, ellissi) si possono ritrovare in cult movie successivi, germinazioni di quei canoni estetici: “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Mamoulian (che inaugurò la prima edizione della Mostra nel ’32) o la versione di “Frankenstein” del 1931 realizzata da James Whale, protagonista Boris Karloff.
L’atmosfera inquieta e fertile del dopoguerra creava fantasmi di angosce ancestrali, dove l’artista rovesciava le sue paure su mostri creati dalla delirante fantasia dell’uomo-dio che si ammanta, orgogliosamente empio, di poteri creatori per contrastare le sue fragilità. Tra scienza e magia si snodano storie surreali che travolgono e affliggono, fino a un auspicato lieto fine.
Ambientato nella Praga del XVI° secolo, il film, al terzo tentativo per il regista, si ispira alla leggenda del Golem, mostruosa creatura nata dalla fantasia della cultura ebraica. ll rabbino Loew, consultando le stelle, in una scena tra le più suggestive, rivelatrici di eventi terribili per il suo popolo (un sinistro presagio?), decide di riportare in vita il mostro dormiente per difendere la comunità. Il risveglio, tra effetti speciali e rituali arcani, vede il Golem (interpretato dallo stesso Wegener), prima ridotto a servo di umili consegne o di sordide vendette di un amante deluso, difendere finalmente l’imperatore per poi abbandonarsi alla furia distruttiva causata dalle ferite d’amore.
Ribelle al controllo, la disumana creatura infatti lentamente tracima verso sentimenti umani come l’amore per la bella figlia del rabbino, o la tenerezza per un bambino che, preso in braccio, riuscirà con la sua innocenza spietata e salvifica, staccandogli finalmente dal petto il bottone-stella che lo anima, a disattivare per sempre il gigante d’argilla. La scena del Golem disteso in terra ricoperto da leggiadrie di bimbi arrampicati sul suo corpo è un toccante messaggio di speranza. Di lì a poco un’altra guerra, ancor più devastante e traboccante di orrori avrebbe devastato il mondo. Il Golem della guerra muore e resuscita inarrestabile. Fino a quando? Finchè foscolianamente “il sole risplenderà sulle sciagure umane”? Fino a quando l’umanità si illuderà di poter padroneggiare i mostri e i fantasmi da lei generati? Inevitabile sprofondare nella precarietà che il film riflette.
La suggestione dei 5 quadri in cui è suddivisa la storia si avvale di una eccellente regia, della mirabile scenografia di Hans Poelzig, sospesa tra Van Gogh e Gaudì, dove le forme distorte ed esaltate dalla potente fotografia di Karl Freund, tra le esasperazioni dei volti, artatamente illuminati, rovista in un dramma configurato. L’opera si avvale dei preziosi germi di un’arte giovanissima che qui contrae le sue conquiste recenti, restituendo con la magia delle immagini contenuti mitici di eterna fascinazione.
Una grande occasione assistere a questo restauro in digitale, sonorizzato dal vivo con una prestigiosa composizione, di potente modernità. Un affascinante contrasto che ha reso questa serata unica, confermando per la Mostra di Venezia la ricerca di una qualità costante.
IL GOLEM – COME VENNE AL MONDO
regia di Paul Wegener
musica originale del maestro Admir Shkurtaj
eseguita dal vivo dal Mesimèr Ensemble
voce solista il soprano Hersjana Matmuja
Alla Sala Darsena del Palazzo del Cinema – Lido di Venezia