75. Mostra del Cinema di Venezia / Leone d’oro alla carriera a Vanessa Redgrave / Variazioni sul ‘Boston marriage’
Vanessa Redgrave riceverà il Leone d’Oro alla carriera durante la prossima Mostra del Cinema di Venezia. Un premio meritato e forse addirittura tardivo che riconosce la grandezza di un’attrice versatile, dalla lunga carriera (60 anni) cinematografica e teatrale.
Vanessa Redgrave non è stata solo un’artista notevole ma anche una donna impegnata politicamente e socialmente. Durante la sua carriera infatti ha scelto di interpretare vari personaggi queer, che l’hanno resa a tutti gli effetti un’icona gay.
Ricordiamo Julia (1977), per esempio, che racconta la forte amicizia tra due donne (l’altra interpretata da Jane Fonda) messa a dura prova da eventi personali e storici, come la Seconda Guerra Mondiale. Non viene mai esplicitata la natura del loro rapporto ma è evidente la presenza di un sottotesto omoerotico, che è stato analizzato nel saggio Screen Dreams: Fantasising Lesbians in Films (1997) di Claire Watling.
Anche in The Bostonians (1984) tratto dall’omonimo romanzo di Henry James, il rapporto tra le due protagoniste appare ambiguo e i tagli di montaggio brutali suggeriscono che off-screen avvengano rapporti sessuali tra di loro, cosa che del resto lo stesso scrittore fa intuire nel romanzo. Il libro infatti racconta uno dei tanti “matrimoni bostoniani” nel New England, che alla fine dell’800 erano abbastanza diffusi. Si trattava di convivenze tra due donne libere, autonome e spesso benestanti che avevano scelto di non sposarsi. Naturalmente nessuno sapeva esattamente quello che si consumava tra le pareti di casa, ma è verosimile pensare che molte di loro avessero una relazione di natura sentimentale.
Oltre a questi due ruoli però Vanessa Redgrave ne ha interpretato altri esplicitamente lgbt. Per esempio Second Serve (1983) di Anthony Page, è un biopic tv che parla della vera storia di Renée Richards, un chirurgo, che non identificandosi con il genere maschile decide di fare la transizione. Redgrave ha una struttura fisica particolare (è alta 1.80 m) che le ha permesso di interpretare in modo molto realistico un uomo.
Infine non si può dimenticare la sua presenza in Women (If these walls could talk 2) un interessante film tv del 2000, strutturato in tre episodi, che racconta la vita di donne omosessuali che hanno vissuto nella stessa casa durante periodi storici diversi. Redgrave, che appare nel primo episodio, ambientato nel 1961, interpreta la sessantenne Edith, compagna da 30 anni di Abby. Nell’incipit le due donne sono al cinema ad assistere alla proiezione di The Children’s Hour (1961) (dall’orrendo titolo italiano Quelle due) di William Wyler, un altro cult dell’immaginario lesbico interpretato da Audrey Hepburn e Shirley McLaine. Purtroppo Abby si fa male accidentalmente e Edith è angosciata all’idea di perderla e di perdere tutto quello che hanno costruito insieme in 30 anni.
Curiosamente The Children’s Hour è tratto da un dramma di Lillian Hellman, straordinaria commediografa e sceneggiatrice cinematografica attiva dal 1935 al 1966, il cui romanzo autobiografico A Book of Portraits è stato il soggetto di Julia.