Agata MOTTA- Delitti esemplari (a Palermo, la singolare rassegna “Pane e Teatro”)




Teatro         Lo spettatore accorto

 


OMICIDI  ESEMPLARI

A Palermo, una singolare rassegna di performance ‘fatte in casa’. A cura di Valerio Strati

****

Teatro d’appartamento quello praticato alla Guilla, un paio di metri di palcoscenico e una manciata di posti che, con un po’ di buona volontà, possono arrivare ad una quarantina. Teatro per pochi intimi che non smettono di praticare un’arte divenuta difficile in tempi difficili.

Nell’ambito della stagione “Pane e teatro” – rassegna solidale in cui, una volta al mese, il pubblico è invitato a portare generi alimentari di prima necessità a lunga conservazione da destinare ai bisognosi in sostituzione del costo del biglietto – Valerio Strati, per la regia di Sandro Dieli, interpreta In-coscienza, un lavoro che attinge ad opere di Dostoevskij, Fava e Nicolaj. Strati ne ha estratto brevi stralci riadattandoli per la scena in tre  piccoli monologhi – fin troppo brevi però – che propongono tre diversi personaggi accomunati dalla caratteristica di aver commesso un delitto.

Il primo personaggio è il celebre Raskol’nikov di Delitto e castigo, giovane studente che nell’uccidere una vecchia e avida usuraia intravede una forma di giustizia suprema, perché la donna meritava di morire e il suo, a ben guardare, non può essere considerato un delitto. Il secondo è un giovane che diviene sicario della mafia spinto da un rispettabile consigliere comunale che gli prospetta il miraggio di un lavoretto facile e ben retribuito.

Anche in lui agisce una forte motivazione:  egli non vuol divenire un duplicato paterno, quell’uomo povero e ignorante chiamato da tutti il verme. Il terzo, infine, è un omosessuale nevrotico che, ripetutamente importunato al cinema da una vogliosa signora, la strangola, per poi accorgersi che si trattava di un travestito e che forse l’avance avrebbe potuto essere gradita. Un incidente, insomma, dovuto a mancanza di chiarezza, un atto di legittima difesa di cui pentirsi amaramente, dopo aver visto il bellissimo volto della vittima.

Insomma tutti hanno la loro brava giustificazione, tutti hanno ucciso per qualche sacrosanta ragione, ma ciò non basta per proteggerli dagli assaliti dal senso di colpa, dal permanere dei tanti interrogativi irrisolti che aggrovigliano l’animo umano nel duro confronto con le leggi morali. Strati, ben diretto da una regia lineare e precisa, cambia pelle rapidamente attraverso il cambio delle camicie indossate, una per ogni personaggio, una per ogni autoanalisi, una per ogni stato di in-coscienza.

E i passaggi, seppur rapidi, sono efficacissimi. Preso per mano dalla forte presenza scenica dell’attore e dalle diverse modulazioni impiegate nei trapassi dall’uno all’altro personaggio, il pubblico segue la logica dello spettacolo senza difficoltà.

Se è vero che in ogni omicidio è presente uno stato di incoscienza, è anche vero che dietro ogni delitto esiste sempre la pressione di una vigile coscienza che pesca nel proprio vissuto e nei propri drammi privati. Forse non c’è niente di gratuito nell’esercizio della violenza quanto piuttosto il pagamento di un pesante tributo ad una vita che tradisce sogni e aspettative. Ma tutto questo, ovviamente, non consente assoluzioni.