Scorticati dal Cunto di Basile “scorticato” da Emma Dante

Scorticati dal Cunto di Basile “scorticato” da Emma Dante

Docere et delectare. Ne “Lo cunto de li  cunti” seicentesco di  Giambattista Basile l’intento di educare divertendo è il perno delle 50 novelle del colto affabulatore, il cui fascino continua ad attrarre i nostri artisti contemporanei,  come dimostra questo adattamento teatrale “La scortecata” di Emma Dante, preceduta da grandi attori e registi, da Beppe Barra a Francesco Rosi con  il film “C’era una volta” del ’67,  al più recente e lussureggiante “Il Racconto dei racconti” di Matteo Garrone, 2015.

Lo spettacolo  della regista palermitana, presentato al Festival di Spoleto 2017,  in tour in Italia, approdato al Biondo di Palermo facendo registrare il tutto esaurito è  ispirato a “La vecchia scorticata” di Basile, acconciata secondo lo stile inconfondibile della Dante. Un andamento originale, serrato, pervaso dal testo originario, ma con conati suoi, in una pantomima grottesca di due uomini che incarnano, secondo le regole del teatro del seicento, ma anche ammiccando alla perdita del ruolo sessuale, la laida vecchiezza di due sorelle, Carolina e Rusinella, recluse in una convivenza forzata e irrinunciabile, improvvisamente in smanie di erotismi, di bellezza e gioventù, ma anche  gli altri ruoli della fiaba, in una sorta di metateatro dai gustosi  e sorprendenti effetti comico-patetici.

Antefatto: l’equivoco del Re che ascoltando il canto di una delle due  laide la scambia per una giovinetta e  la corteggia dando stimoli di trasformazione alle anziane donne devastate dalle rughe, dall’artrosi, dalla miseria e dalla solitudine. L’incipit ironico, grottesco e giocosamente allusivo le coglie a biascicare pittoreschi napoletanismi tra due sediole e una terza su cui poggia il modellino-giocattolo di un  castello di fiaba, in sbilenche calze e guepière, mentre succhiano avidamente con gesti reiterati evocativi  dell’atto sessuale, ma anche del lavaggio dei denti, il proprio dito mignolo, da mostrare al Re dal buco della serratura di una porta, ultimo elemento scenografico di una scena scarna come la loro vita.

L’inganno riuscirà. Il bramoso  sovrano crederà alla giovinezza delle carni mostrate e alla pudicizia della falsa  fanciulla che desidera l’incontro al buio, per ovvie ragioni. Quando la mattina dopo il Re si accorge dell’orribile inganno defenestra immediatamente la vecchiarda che rimane sospesa a un albero, finchè giungerà  la fata che magicamente trasformerà la vecchia  in una bellissima e avvenente giovane creatura dal mantello a ruota e dalla chioma fulva, nella scena centrale, potente e splendida, grazie all’uso sapiente delle luci, tra effetti magici e spunti cabarettistici. Il Re se ne innamora chiedendola in sposa.

Da questo  quadro in poi la versione della Dante si discosta da Basile, sterzando dalla morale spicciola del Cunto  che condanna gli imbellettamenti delle vecchie, come nel finale delle Ecclesiazuse di Aristofane, al dramma esistenziale di due reiette solitudini, trasportandoci  nel buio della disperazione della vecchiaia e dei suoi mali, culminante tra le lacrime  in una tremenda richiesta  della novantenne, la più giovane delle due, stanca di inutili giochi illusori, che impugnando un pugnale,   implorerà all’altra di  essere scorticata, per essere finalmente liberata della sua grinzosa scorza e  dell’orribile giogo della vecchiaia leopardianamente crudele che la consuma.

Trasformazione estrema, eutanasia, autopunizione  o estremo desiderio di un impossibile cambiamento? Il luccichio del pugnale sul finale di partita delle due derelitte  taglia in profondità, aprendo squarci di verità indicibili.

Ottima la performance dei due  infaticabili attori, divenuti maschere della Commedia dell’arte e commedianti shakesperiani. La  regia asciutta, coesa, domina tra fabulismi  e  dramma contemporaneo conditi da melodie partenopee, passando per il filo di un’ironia che sfocia nella pietà per chi cade. Un cunto che incanta e fa male.

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LA SCORTECATA

Liberamente tratto da “Lo cunto de li cunti”

di  Giambattista Basile

Testo e regia                          Emma Dante

Con                                         Salvatore D’0nofrio , Carmine Maringola

Elementi scenici e costumi  Emma Dante

Luci                                           Cristian Zucaro

Assistente di produzione      Daniela Gusmano

Assistente alla regia              Manuel Capraro

Produzione                             Festival di Spoleto 60 – Teatro Biondo di Palermo

In collaborazione  con Atto Unico Compagnia Sud Costa  Occidentale

Coordinamento e distribuzione  Aldo Miguel Grompone, Roma

Teatro Biondo di Palermo