Arie martogliane al Piscator di Catania

Arie martogliane al Piscator di Catania

Equivoci. Equivoci di parole, di persone, di fatti, di sentimenti, di idee. Ilarità beffarde. La commedia si nutre di equivoci e di scambi, condita da un eros rivisitato, come nella migliore tradizione, da Aristofane e Plauto in poi. Si ride dei nostri errori e “orrori”, con bonaria indulgenza, mettendo in evidenza pregi e difetti, con una morale spicciola e leggera, dove il lieto fine suggella i comportamenti buoni e fustiga quelli cattivi, con buona pace della realtà, edulcorata all’uopo. La commedia nasce essenzialmente dal bisogno dell’uomo di alleggerire con l’humor il peso della vita.

Del tutto corrispondente a questi canoni, inossidabile, “L’aria del continente” di Nino Martoglio, scelta dai Saitta per celebrare la loro cinquantesima rassegna teatrale, scritta nel 1910, ambientata in Sicilia, vuole essere nelle intenzioni dell’autore una divertente presa in giro di coloro che, attratti dalle arie nuove di usi e costumi di altri paesi, finiscono per rendersi ridicoli e incappare negli inconvenienti degli scimmiottamenti. Ci sia consentito l’accostamento a “Un americano a Roma” film di Steno del ’54, con un indimenticabile Alberto Sordi. A questa linea primaria si affianca una indulgente riflessione sul gallismo endemico dei maschi siciliani, che al di là degli anni (tanti) e delle reali capacità seduttive (poche) inseguono fantasmi d’amore e affermazioni di potenza mascolina, rendendosi ridicoli. Sui due binari scorre una sincera volontà di “aria nuova”, di auspicato rinnovamento che vede Martoglio impegnato sul fronte della cultura delle tradizioni (a lui dobbiamo il teatro dialettale) e delle avanguardie artistiche, come il cinema, di cui si fece portatore in prima linea.

La figura comico-patetica di Don Cola, cavallo di battaglia di grandi attori, da Angelo Musco a Turi Ferro, protagonista della commedia, si impone e si svela nella sua ingenuità di maturo agricoltore benestante, scapolo, siciliano, a Roma per un’operazione di appendicite, da cui importa in seno alla famiglia scandalizzata una insolita mentalità aperta e una sedicente fanciulla romagnola, giovane, bella, di larghe vedute, che in realtà lo sfrutta e lo tradisce persino col cognato e il nipote, gettandolo nel ridicolo, fino allo svelamento e conseguente cacciata della procace Milla Milord, originaria in effetti di Valguarnera, paese dell’entroterra siciliano, da parte del sicilianissimo Cola, rinsavito e ritornato tra le braccia dell’allarmatissima sorella Maristella, sua affettuosa antagonista e araldo di costumati costumi in linea con la tradizione. Ripresi “scuzzetta” e “marruggio” (berretto e bastone) disprezzati e abbandonati per stare al passo con l’evoluta compagna, Cola si erge a difendere l’onore oltraggiato.

Gradevolmente archeologica per certi usi e costumi, il “come eravamo” della commedia fa sorridere anche, valore aggiunto, proprio per la sua visione anacronistica, che nella versione dei Saitta in scena al Piscator, nella tradizione, ma simpaticamente ridotta , liftata e arricchita di piccoli cammei inediti, sottolinea lo scollamento di comportamenti obsoleti e un po’ ridicoli, visti con indulgenza, tratteggiati da apprezzabili caratterizzazioni misurate e sobrie, tra tutte quella del povero Don Cola di Salvo Saitta. Si ride, sempre valida la morale che gli imbroglioni vanno puniti e che un po’ d’aria fa bene, ma…attenzione alle correnti d’aria.

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L’ARIA DEL CONTINENTE

di Nino Martoglio

Regia Eduardo Saitta

Con

Salvo Saitta, Katy Saitta, Orazio Torrisi, Aldo Mangiù, Annalise Fazzini, Viviana Toscano, Carmelo Micci, Massimo Procopio, Eleonora Musumeci, Eduardo Saitta

Scene e costumi T.D.S.

Produzione T.D.S.

Al Teatro Piscator di Catania fino al 13 Maggio