Alieni & Alienati nell’America alienante di Annie Baker

Alieni & Alienati nell’America alienante di Annie Baker

Il tempo si è fermato nel retro di un locale, dove si accumulano la spazzatura e i discorsi di giovinezze ai margini. Nello squallido spazio scenico bivaccano, sdraiati su vecchie sedie di plastica o seduti sui bidoni della spazzatura, a prendere il sole o la luna, inerzia metropolitana, due giovani uomini. Si lanciano frasi dove il disagio corrompe l’apparente tranquillità, trapela dalle incerte posture, dai toni esangui, dove a tratti emerge il fallimento e la sconfitta, avvolti dal fumo delle sigarette. Parlano di crisi sentimentali, di filosofia, di Bukowski, sacerdote della letteratura underground.

KJ canta mentre sorseggia un tè, Jaspers scrive o meglio ambisce a scrivere un romanzo di cui legge alcune pagine. Indolenti, non hanno completato gli studi, non hanno un lavoro, hanno suonato insieme in una band dal significativo appellativo ”The Aliens”. Nichilisti e annichiliti per inerzia, non hanno smesso di cercare il “loro” senso della vita altrove. Così trascorrono i loro giorni, le loro sere, a tentare di intrattenersi, in fuga da un sistema sociale, fuori dalla porta perché “diversi”.

Adombrati di un sottile umorismo i loro conati di comunicazione si scontrano con la semplicità disarmante del ragazzo che lavora nel locale, Evans, candido, ingenuo, isolato, come del resto i due, che tenta inutilmente di farli sloggiare perché è vietato stare dietro il locale (le regole dell’America perbenista). Ne nasce un rapporto che ha il sapore di un’iniziazione e che condurrà il ragazzo alle soglie di un’amicizia sbocciata dalla disperata solitudine e dal disperato bisogno d’amore che tutti gli esseri provano su questa terra. Lo struggente epilogo lo vede unico abitatore del retro vietato stringere la chitarra di Jaspers, morto di overdose, mentre KJ che ha deciso di partire, lo saluta, lasciandogliela in dono. Evans è cresciuto. “Hif I Had a Hammer” per sanare le brutture del mondo, strimpellato sulla chitarra è il suo saluto, vagheggiamento di un mondo migliore, comunque diverso.

Un testo del 2010 di Annie Baker, drammaturga statunitense premio Pulitzer nel 2014, vincitore del prestigioso Obie Award, dal ritmo lento, quieto, delicatamente teso tra la disperazione e la comicità insiti nella condizione umana, che si beve lentamente, come un buon vino, gustato comodamente, sedendo insieme ai tre “alieni” Giovanni Arezzo, Giuseppe Pistillo, Francesco Russo che interpretano puntualmente i loro ruoli, calzanti nella triplice sfaccettatura di una regia minimalista attenta alla parola, evocando il retrogusto amaro di un’America in sordina, stretta tra la realtà e il sogno. I temi fondamentali dall’amore, all’amicizia, alla morte, all’arte, alla musica scorrono, come la scrittura sullo sfondo, che accompagna la pièce, garbatamente condotta sul filo di una velata, commossa ironia.

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THE ALIENS

di Annie Baker

Regia di Silvio Peroni

Con

Giovanni Arezzo, Giuseppe Pistillo, Francesco Russo.

Produzione KHORA Teatro – Pierfrancesco Pisani

Per Teatro Mobile al Centro ZO di Catania