Illusioni e rigenerazioni in “Il re muore” di Eugène Ionesco

Illusioni e rigenerazioni in “Il re muore” di Eugène Ionesco

con Mario Borgioni, Piero di Marzia, Silvana Franzosi, Maria Raffaella Pisanu, Federica Preite, Angela Zampetti

Macchine di scena e attrezzeria: Elvio Pirrucci

Fonica: Giuliano Bonelli

Costumi: Monica Guadagnini

Scena: Dario Abinna

Aiuto regista: Valentina Locati

Regia: Dario Abinna

Produzione: Compagnia “I Cronistrioni”

Al Teatro Piccolo di Pietralata dal 16 al 18 marzo 2018

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Il re dell’universo, Bérenger, sta per morire ma non lo sa.

La regina Marguerite (la prima moglie) e il medico di corte vogliono spingerlo a prenderne consapevolezza per accettare la fine imminente. Marie (l’attuale moglie) e Juliette (la femme de ménage) invece vogliono alimentare la speranza della sopravvivenza.

In questo testo Ionesco, più che in altri, parla esplicitamente dell’irreversibilità della condizione umana. Nessuno di noi si prepara alla morte e pur di accantonare questo pensiero usiamo qualsiasi stratagemma, primo fra tutti l’illusione dell’amore.

Ionesco, assieme a Beckett e Pinter, è considerato il massimo esponente del teatro dell’assurdo, che ha come peculiarità quella di rifiutare deliberatamente una struttura drammaturgica coerente e consequenziale. Ma rispetto a quelle degli altri due autori le sue opere risultano più ostiche, ragion per cui raramente vengono messe in scena.

Già dalla scelta del testo I Cronistrioni hanno quindi dimostrato di voler intraprendere una sfida impegnativa che alla fine sono riusciti a vincere grazie a due accorgimenti: l’incisività della scenografia e dei costumi e la scelta di far interpretare il re ad un’attrice (Angela Zampetti).

Il regista ha infatti deciso di trasmettere questo senso di ineluttabilità della morte attraverso una scenografia abbagliante che totalizza lo spazio scenico, togliendo qualunque zona d’ombra in cui potersi rifugiare. Inoltre Bérenger è Donna e questo cambia l’intera prospettiva della pièce perché forse il re non morirà mai, in quanto essere femmineo capace di generare e rigenerarsi.

Buona prova per tutte le attrici e gli attori sottoposti ad un vero tour de force recitativo, sempre in scena contemporaneamente si scambiano battute nonsense ad un ritmo serrato.