Donna e cameriera, un binomio fatale nella Parigi di fine Ottocento
Tra eros e vecchi merletti, gags e comicità di vago sapore circense, divergente dalle acute e spigolose pagine del “Diario intimo di una cameriera” di Mirbeau , si affaccia questo adattamento teatrale proposto dal teatro Gamma. Moine, lazzi, frizzi, recitazione che sterza sulle note alte, erotismi in salsa piccante, evidenziano una regia sopra le righe, dai toni grotteschi fino all’esasperazione.
Ispiratore nei suoi risvolti drammaturgici di memorabili trasposizioni cinematografiche, (Renoir del 1946, e Bunuel, del 1964 con la premiata Jeanne Moreau), diretto nel 1967 da Luca Ronconi nella versione teatrale di Dacia Maraini, il Diario di Mirbeau in questa trasposizione si limita ai ricordi erotici della vivace cameriera Celestine, personaggio al centro di una pièce irriverente, ma solo nell’eros. I flashback del suo difficile mestiere di “femme de chambre” nella Parigi della Belle Epoque rivelano con lucidità crudele le miserie di un sistema sociale sfruttatore, prevaricatore, avaro, eticamente deprivato, senza evidenziarne tuttavia i risvolti politici.
Insieme a lei assistiamo alle sue peregrinazioni da un depravato padrone all’altro, in cerca inutilmente di una migliore sistemazione. Tutti avidamente vogliono abusare di lei, perché si sa, una donna per giunta cameriera è destinata ad essere carne da macello. Solo che il problema non è esattamente questo nella Parigi esplosa nel caso Dreyfus. La inconsapevole Celestine, unidirezionale, eroticamente disinvolta e disinibita, furbescamente tenterà di sfruttare le debolezze dei suoi padroni a suo vantaggio. In un forastico istinto di escalation sociale l’aspirante parvenu finirà nelle braccia del vecchio giardiniere, presunto ladro, assassino, stupratore che la alletterà con promesse e lusinghe, ma in realtà la userà per i suoi sporchi affari, apparentemente liberandola dal servaggio, in realtà dandola in pasto ai frequentatori del losco Caffè che il bieco personaggio ha aperto con i soldi malamente accumulati. Misera fine di una misera cameriera di una misera storia.
La pièce ambisce, sotto la veste giocosa del divertissement, ad un’amara riflessione su un sistema sociale avvolto nelle pastoie dell’Eros, intento a sopraffare i deboli che apparentemente sfruttano il sistema per poi venire schiacciati o fagocitati. Vorrebbe dipingere un ritratto impietoso di una piccola borghesia malata e in declino, portatrice di un malessere che di lì a poco esploderà nelle guerre mondiali, senza speranza per nessuno, in una voragine dove le classi popolari inutilmente cercheranno un riscatto impossibile. Di questa voragine però non si avverte la gravità nel ludico gioco pervicacemente erotico di una partita giocata a quattro, dai toni e dai movimenti stereotipati, con effetti di straniamento a tratti striato da momenti di tristezza davanti a tanta miseria. Attorno a Celestine, una dinamica e infaticabile Barbara Cracchiolo, ruotano una moltitudine di miserabili personaggi, a cui il cast ha dato vita, stretti nella reiterazione di una esibizione di vizi ostentatamente protratta, il cui unico oggetto è l’abuso della femme de chambre che per denaro è pronta a tutto. Un gioco sado-maso dove lo sfruttatore è sfruttato, in una giostra di perversioni che maschera un vuoto senza fine.
*****
DIARIO INTIMO DI UNA CAMERIERA
Di Octave Mirbeau
Con
Barbara Cracchiolo, Alessandro Gambino, Domenico Maugeri
e con la partecipazione di Nellina Laganà
Scene di Franco Weber
Costumi di Gianni Cavalieri
Regia di Gianni Scuto
Produzione Teatro Gamma Catania
Al Teatro del Canovaccio fino al 18 Marzo