Ricordi di un moderno antimoderno

Ricordi di un moderno antimoderno

@Antonio Castronuovo, 6 aprile 2025

Nella Pietra del bando, memorie del 1945, Malipiero ricorda che a Venezia – dove era nato quando ancora la città era segnata dallo spirito goldoniano – il carnevale era tutta una pioggia di veri confetti, non di «sudici coriandoli». Osservazione che ne svela lo spirito antimoderno, anzi «fieramente antimoderno» come lo ricordavano gli amici, uomo che viveva rinunciando a molti degli oggetti che segnano il volto “forte” della modernità – la corrente elettrica, la radio, il telefono – e che detestava il rumore, per proteggersi dal quale aveva addirittura murato alcune finestre della casa.

Un’avversità che si riflette nell’aspetto della villa che aveva scelto come dimora della calma e della creazione, quella in via Foresto Vecchio a Asolo, edificio di periferia con uno scialbo fronte sulla strada, ma aperto all’interno su un anfiteatro collinare, casa di cui nessuno voleva saperne a Asolo per un’enorme crepa in un muro portante, annuncio di prossimo crollo: Malipiero invece la comperò e con duecento lire di cemento tappò la crepa e visse per quarant’anni tra muri mai crollati. Gli piacque l’aroma veneto e contadino degli interni – soffitti bassi e dominio del legno – nei quali accolse gli amati animali, e tanti. Ora, se è noto il caso della scrittrice americana Flannery O’ Connor, appassionata fin da piccola di polli, una passione simile per le galline la visse prima di lei Malipiero, uno che – come ricorda Stravinskij che andò un giorno a trovarlo – le faceva morire di vecchiaia.

Tra quelle galline, alcuni speciali esemplari: un pollo dalla voce baritonale, un galletto tenore, un cappone con voce da basso, un barbagianni maestro di ballo, una civetta con cui dialogava musicalmente mediante il pianoforte, un gufo che viveva in libertà per casa e si aggrappava ritto sulla spalliera di una seggiola o sull’orlo di un bicchiere, un’aquila reale messa poi in libertà e abbattuta a fucilate dagli asolani mentre si attardava a fare giravolte sul paese, molti gatti (di cui uno di pelo rosso chiamato Vivaldi) e vari cani.

Era però del 1882, come a dire inesorabilmente “moderno”, una delle figure portanti infatti della “Generazione dell’Ottanta”, gruppo di compositori che con l’arrivo del nuovo secolo vollero rifondare la musica italiana su basi diverse rispetto all’imperante dominio del melodramma, richiamandosi al patrimonio polifonico e strumentale del Cinque e Seicento, come anche alla melica popolare e al gregoriano liturgico. Interessante notare che in quella Generazione si trovarono fianco a fianco sia musicisti rivolti verso il passato (Respighi e Pizzetti), sia musicisti aperti ai messaggi formali espressionistici e moderni (Casella e Malipiero).

Fronte della villa Malipiero a Asolo in via Foresto Vecchio

Moderno lo fu nel ripudio dello sviluppo tematico, cardine della composizione, a favore del pullulare di idee melodiche, semmai polifonicamente combinate. Comunque un compositore fluviale dal genio discontinuo, ma di cui è possibile profilare un canone di opere di grande valore. Resta comunque non immediatamente semplice coglierne i tratti stilistici, il che ha fatto in modo che con Malipiero si muovesse più la musicologia degli esecutori di sue opere. Tutte cose che ci fa notare Marco Brighenti, prefatore e curatore di Incontri con Gian Francesco Malipiero, bel volumetto che raccoglie una trentina di ricordi e testimonianze dell’uomo e della sua vita.

Un libro allettante i cui capitoli si divorano con piacere, e senza quasi fare caso ai nomi di chi li ha scritti, a volte reboanti: Ojetti, Bontempelli, Luigi Nono, Neri Pozza, Comisso, Pinzauti, Dallapiccola… Nel complesso: immagini di vita veneziana e asolana, scorci della casa, riflessioni sulla musica di Malipiero e su quella italiana della prima metà del Novecento. E se la biografia di Waterhouse resta il riferimento principe per la biografia del compositore, beh, con questo volumetto si riesce ad attraversarne agevolmente la sostanza della vita e della musica. Scomparso nel 1973, Malipiero ha ancor oggi un gran bisogno di essere riscoperto, come dice con brutto termine chi forse non l’ha nemmeno mai scoperto. Lo si può fare adesso con questi Incontri, lodevole collaudo di una delle massime personalità musicali del nostro Novecento.

Incontri con Gian Francesco Malipiero, Lucca, LIM, 2023, eur 18.